Assise criminali di Lugano: la difesa del trader 53enne ha messo in evidenza le lacune dell’atto d’accusa, sottolineando di nuovo il ruolo di Scientology
Un atto d’accusa lacunoso, che non tiene conto del fatto che le donazioni a Scientology non siano a scopo di lucro. Il tutto in un contesto di forti pressioni da parte del controverso culto religioso. Queste, in estrema sintesi, le tesi difensive degli avvocati Damiano Salvini e Tuto Rossi, che in due lunghe arringhe hanno contestato le accuse della procuratrice pubblica Veronica Lipari. Quest’ultima, lo ricordiamo, ha chiesto una condanna a sette anni per il 53enne italiano, imputato principale alle Assise criminali di Lugano per i reati finanziari milionari con i quali avrebbe danneggiato il patrimonio di un paio di società a lui riconducibili.
«Io sono rimasto scioccato dalla richiesta di pena» ha detto Rossi, aggiungendo che «è vero non è stato lineare, ma ha avuto importanti problemi di salute» e che un’istanza adeguata sarebbe al massimo di tre anni e mezzo. Per il legale, l’atto d’accusa contiene diverse lacune: «Attenzione a prendere per buone le cifre della pp, è un lavoro fatto solo per metà». Una delle mancanze più grandi imputate a Lipari è relativa alla somma massima che l’imputato avrebbe potuto trasferire dalle società ai suoi conti, ovvero i crediti correntisti consentiti dalla legge ma «fino a un certo limite», come detto dalla pp stessa. «Qual è questo limite?», si è chiesto Salvini, aggiungendo: «Oltre a quale soglia ha sbagliato? Non lo si può voler punire anche per quel che è legale». Sempre Salvini ha precisato che la diversificazione societaria – il fatto che quasi tutte le società coinvolte nei transiti finanziari fossero collegabili a lui – non aveva finalità elusive ma operative, in quanto l’assistito è un «buon uomo d’affari con molte capacità».
Capacità che, come già ricostruito, sono state individuate dalla Chiesa di Scientology, della quale era membro dal 2001, al punto che il ricercatore di fondi che poi lo ha aiutato ad avviare due delle società oggetto dell’inchiesta «gli si è attaccato addosso come una zecca». Con conseguenze nefaste: «Gli scientologi sono costantemente monitorati – ha aggiunto Salvini –. È una setta totalitaria e pericolosa che controlla in maniera forte i propri adepti. Quel che ha commesso, l’ha fatto in un contesto nel quale la libertà personale è ampiamente compromessa». E in ogni caso, secondo la difesa, la controparte americana, che ha dato il via alle indagini con la denuncia nel 2023, sarebbe stata informata a grandi linee dei trasferimenti in quanto a conoscenza della contabilità. Al punto che «quando iniziano a sorgere dei problemi vengono firmati degli accordi di rientro, dicendo in un clima di apparente serenità al 53enne che avrebbe dovuto chiudere le posizioni correntiste». Tuttavia, nel giro di pochi mesi, prima dell’esito dell’investigazione privata voluta dagli statunitensi, l’uomo viene licenziato.
«Il fatto che i soci gli abbiano dato la possibilità di pagare i debiti fa cadere il reato di amministrazione infedele» ha detto Rossi. «E in ogni caso, se si fa una donazione, significa che non c’è lucro – ha aggiunto Salvini – e questo significa che il reato non può essere considerato aggravato ma semplice». Contestata anche l’ipotesi di truffa: «Nell’atto d’accusa non è specificato precisamente chi e quando è stato ingannato – l’appunto di Salvini –, si dice che è stata ingannata la società americana, ma i soldi li ha messi la miliardaria». Inoltre, «i reato di truffa impone l’inganno astuto, che qui non è dato», per Rossi. Il collega ha infine aggiunto che «il reato di riciclaggio è realizzato soltanto se si vanifica la confisca all’estero del denaro, e anche in questo caso non è così».
Ad aver chiesto un’assoluzione integrale è invece l’avvocato Paolo Bernasconi, legale del 46enne ucraino – responsabile finanziario della società ticinese dell’imputato principale – al quale è imputato di aver falsificato una fattura da circa 160’000 franchi per aiutare il 53enne. «Parlare di fatture fake è pura denigrazione, la pp non è legittimata a farlo: nell’atto d’accusa non se ne parla. Non c’è un briciolo di prova, la fattura non è assolutamente falsa, ma si fonda su un contratto vero e comunque non ha cagionato alcun danno (elemento costitutivo di reato, ndr): quei soldi sono andati a coprire un debito effettivamente esistente». Bernasconi ha poi puntualizzato l’assenza di dolo nell’agire del suo assistito: «Non è un adepto di Scientology e quindi molte cose gli erano tenute segrete. Bisogna dimostrare, e la pp non lo ha mai fatto, che conoscesse gli accordi fra il 53enne e Scientology. Mancava del tutto di consapevolezza».