Condannato un 33enne trader finanziario. Anche tramite transazioni in criptovalute ha danneggiato 66 vittime, quasi tutti giovani con meno di 25 anni
Il tradizionale sistema “buco tappa buco”, basato sullo schema Ponzi, che promette forti guadagni ai primi investitori a discapito dei successivi che diventano vittime, arricchito però da diverse transazioni in criptovalute. Questa, in estrema sintesi, è la modalità attraverso la quale un 33enne è riuscito a sottrarre a 66 persone oltre due milioni e mezzo di franchi. Di questi soldi, 1,95 milioni sono stati utilizzati per spese personali e in parte a favore della società dell’imputato, che è comparso oggi in aula penale di fronte alla Corte delle Assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Mauro Ermani.
Diciamo subito che il 33enne di nazionalità italiana è stato condannato a tre anni di reclusione, di cui 24 mesi sospesi con la condizionale per due anni. Il processo a suo carico è stato celebrato con il rito abbreviato dopo l’accordo raggiunto tra le parti sulla pena e sul risarcimento. L’imputato ha ammesso i reati di natura finanziaria contenuti nell’atto d’accusa preparato dal procuratore pubblico Nicola Borga. Il 33enne, difeso dall’avvocato Marco Morelli, ha riconosciuto di aver ripetutamente impiegato per profitto personale o per effettuare altri investimenti finanziari oltre due milioni e mezzo di franchi che gli erano stati affidati da 66 persone, quasi tutte giovani al di sotto dei 25 anni. Le indagini sono partite dopo una segnalazione giunta al Ministero pubblico. Poi, l’équipe finanziaria della Procura è riuscita a ricostruire il percorso del denaro, anche grazie, va detto, alla collaborazione fornita dall’imputato, che ha consegnato le varie carte di credito, i computer e tutta la documentazione, compresi i Wallet, sorta di portafoglio virtuale, con le chiavi crittografiche di accesso alle criptovalute. Le indagini ticinesi, per così dire, hanno anticipato quelle italiane. È infatti pendente una domanda di assistenza giudiziaria internazionale, che è stata presentata lo scorso febbraio dal Tribunale di Brescia nei confronti del 33enne, in relazione a un procedimento penale a suo carico per abusivismo finanziario.
Tutto il raggiro è avvenuto nel giro di poco più di due anni mezzo, dall’aprile del 2021 al novembre 2023, un periodo durante il quale, il 33enne ha pure sfruttato una società che gestisce una piattaforma di scambio di criptovalute. Si è reso colpevole del reato di appropriazione indebita a titolo privato e in qualità di amministratore unico di una società che era attiva a Paradiso e che recentemente è stata dichiarata fallita dalla Pretura di Lugano. Il pp ha spiegato al giudice di non aver prospettato il reato di truffa nei confronti dell’imputato perché non sarebbe stato facile sostenere il presupposto dell’inganno astuto, poi perché le indagini hanno mostrato che l’intenzione di effettuare gli investimenti era reale. Tanto che i primi investitori sono risultati soddisfatti dei rendimenti. Poi, però, come ha ammesso lo stesso imputato, la situazione gli è sfuggita di mano. Una parte dei soldi che riceveva, sulla base di promesse di pacchetti di investimento con rendite elevate e oggettivamente eccessive (stimate sull’attività di trading, tra il 14 e il 35%, mensile e annuale), il 33enne li ha usati per sostenere un elevato tenore di vita, compreso l’acquisto di una Maserati.
Inizialmente, l’uomo proponeva al pubblico operazioni finanziarie nel forex (foreign exchange, ossia una rete all’interno della quale acquirenti e venditori scambiano una valuta a un prezzo prestabilito ed è il mezzo tramite il quale i singoli trader, le aziende e le banche centrali convertono valute) attraverso una piattaforma. Una piattaforma che era accessibile a tutti, nella parte in cui si mostravano i settori di investimento dei valori patrimoniali e venivano fornite informazioni false sul percorso professionale e il profilo del 33enne. Nell’altra parte (o meglio baca end), che era accessibile ai soli clienti, veniva indicato l’importo investito e il rendimento ottenuto, che però non rispecchiava la realtà. Dall’inizio dello scorso anno, invece, ha cambiato portale, mantenendo più o meno la stessa tipologia di imbroglio, e si è fatto aiutare da quattro procacciatori di clienti, ai quali ha promesso e versato provvigioni variabili. Non solo, il 33enne ha alterato estratti bancari e fornito informazioni false, per sostenere la propria attività di trader. Ha millantato di essere proprietario di un immobile di pregio nel Luganese, di essere proprietario di mining farm in Bulgaria, Russia e negli Stati Uniti e di aver creato un fondo d’investimento a Dubai, dove gestiva il patrimonio della famiglia reale.
L’uomo si trova in carcere in regime di espiazione anticipata della pena. Un’esperienza che lui stesso ha definito traumatica. Sarà scarcerato il prossimo 6 novembre e non sarà espulso dalla Svizzera, perché il pp non lo ha ritenuto un pericolo per l'ordine pubblico. Nella breve motivazione della sentenza il giudice Mauro Ermani ha detto che quella del 33enne è «una colpa grave, non banale, in due anni e mezzo ne ha combinate di tutti i colori, tanto che l’atto d'accusa consta di oltre 40 pagine. Ha messo in difficoltà tante persone». Il presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano ha auspicato che il periodo di carcere che ha trascorso l'imputato lo abbia fatto riflettere e lo abbia convinto a non rimettersi a fare il trader finanziario».