Si è giustificato così il 53enne, imputato principale, nel processo da svariati milioni per reati finanziari in corso alle Assise criminali di Lugano
«Ti stanno attaccati dalla mattina alla sera, ti scrivono in continuazione, ti vengono a casa in qualsiasi momento». Queste le pressioni che il 53enne, accusato di vari reati finanziari per un giro di malversazioni di svariati milioni, avrebbe subito dalla Chiesa di Scientology. Pressioni che, nella ricostruzione fornita dall’imputato durante l’interrogatorio alle Assise criminali di Lugano, sarebbero state in parte causa delle transazioni oggetto delle accuse mosse nei suoi confronti dalla procuratrice pubblica Veronica Lipari. Una parte del denaro malversato sarebbe stata infatti utilizzata per donazioni al culto di Ron Hubbard, allo scopo di crescere di grado sociale.
La seconda giornata processuale si è caratterizzata per l’interrogatorio dei due imputati – oltre al 53enne italiano, un 46enne ucraino, entrambi residenti nel Luganese – accusati di ripetuta amministrazione infedele aggravata, truffa, falsità in documenti, riciclaggio di denaro aggravato (il primo) e complicità in amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti (il secondo, sostanzialmente accusato di aver emesso una fattura falsa in qualità di responsabile finanziario della società). Il procedimento è dunque entrato nel vivo, dopo che quasi tutto il primo giorno è trascorso fra questioni pregiudiziali. E centrale – quantomeno per la difesa – sono state le rivelazioni del 53enne riguardo alla Chiesa. Adepto dal 2002, con il tempo ha raggiunto uno status elevato. «Secondo la filosofia di Scientology, lo scopo della vita è quello di innalzarsi spiritualmente. Per farlo, si frequentano dei corsi, ma tutto inizia con un addestramento, l’auditing, durante il quale vengono poste numerose domande che vengono registrate tramite una sorta di ‘macchina della verità’. Sia i corsi sia l’auditing richiedono tempo e risorse economiche».
«Per accedere ai livelli confidenziali – ha spiegato l’imputato –, ci sono poche destinazioni su tutto il pianeta e la principale è a Clearwater in Florida (dove l’uomo stesso ha vissuto con la famiglia, ndr). Accrescendo la propria conoscenza con i corsi e quindi la consapevolezza, aumentano anche i costi, ma anche i requisiti che una persona deve rispettare e che vengono costantemente verificati». A cominciare dall’auditing: durante le sessioni «non si può mai dire nulla di antagonista a Scientology, altrimenti si attiva la sezione di etica per verificare il rispetto delle regole». «E chi le trasgredisce?», ha chiesto il presidente della Corte Amos Pagnamenta. «In linea di massima, si viene dichiarati ‘persona soppressiva’. Questa persona viene ingiuriata e umiliata davanti a tutti i membri di Scientology con l’affissione del suo nominativo in tutte le chiese». Oggi, l’imputato non ha più contatti con nessuno della Chiesa e lui e la famiglia ne sono usciti.
ll 53enne ha aggiunto di aver creduto molto agli scopi del controverso culto, tanto che ha speso in totale circa 9 milioni di franchi, e 7,5-8 dei quali solo per le donazioni. E anche una delle società principali coinvolte nell’inchiesta sarebbe stata fondata «allo scopo di farne crescere gli utili per poter effettuare le donazioni per motivi umanitari». A partire dal 2010 circa i contributi gli vengono sempre più spesso chiesti direttamente dalla Chiesa. «Generalmente, una sessione di auditing si chiude con un pensiero illuminante, grazie al quale si capisce qualcosa sulla propria vita o su un problema. Si è contenti, ma anche meno vigili. Ed è allora che la persona incaricata di raccogliere i fondi ti aspetta, spiegandoti che donando si rende la nostra civiltà un posto migliore». «Ci spiega, in sintesi, come vengono esercitate queste pressioni?», lo ha incalzato Pagnamenta. «Ti stanno attaccati dalla mattina alla sera, ti scrivono in continuazione, ti vengono a casa in qualsiasi momento», ha spiegato l’imputato, precisando di non aver avuto vantaggi dai gradi raggiunti.
Dopo la digressione su Scientology, sono proseguiti gli interrogatori sui fatti. Con due toni differenti. Lungo, a causa degli impedimenti linguistici, ma con risposte chiare e relativamente esaustive quello dell’ucraino, difeso dall’avvocato Paolo Bernasconi, che sostanzialmente ammette i fatti ma contesta la qualifica giuridica. Caratterizzato da una serie di «non ricordo» in parte giustificati da problemi di salute, quello dell’italiano, difeso dagli avvocati Tuto Rossi e Damiano Salvini. Il 53enne, alla fine, è riuscito ad ammettere di aver gestito male i soldi, di essersi ritrovato sovraindebitato, ma di averlo fatto a causa delle pressioni che riceveva. Tuttavia, si è giustificato dicendo che «tutti i fiduciari ai quali ho chiesto mi hanno sempre stato detto che questo sistema andava bene». Ha pure precisato che una parte dei soldi (minima, ma comunque nell’ordine delle centinaia di migliaia di franchi) è stata utilizzata per spese personali.
Lo ricordiamo: secondo l’accusa, il 53enne avrebbe diretto più società attive nel commercio internazionale di materie prime e, sull’arco di una dozzina di anni, ne avrebbe danneggiato i fondi tramite operazioni di vario genere, da transazioni tappabuco a fatturazioni false o gonfiate. Il tutto per un proprio profitto personale. Due di queste società si sono costituite accusatrici private e sono rappresentate da Goran Mazzucchelli, che ha formulato una pretesa civile di circa 25 milioni. Una richiesta contestata dalla difesa. E qui, rientra in gioco Scientology, in quanto una delle due società presunte danneggiate è controllata oggi da un’altra società statunitense, riconducibile a una miliardaria che sarebbe una delle principali finanziatrici della congregazione religiosa. Proprio da queste società è partita l’inchiesta, in quanto una delle due ha sporto denuncia, con l’obiettivo di riavere il denaro.
La giornata, val la pena rimarcarlo seppur in breve, è anche iniziata con due colpi di scena. L’avvocato Rossi ha infatti formulato un’istanza di sospensione dato che, in estrema sintesi, non ha avuto accesso alle copie forensi delle trascrizioni del cellulare dell’assistito in formato cartaceo: «Una violazione dei diritti della difesa e del diritto a un equo processo». «Oggi la tendenza è quella di fare delle copie digitali da salvare sulla piattaforma e da mettere a disposizione delle parti – ha spiegato Pagnamenta –. La difesa ha ampiamente preso conoscenza degli atti, che restano consultabili da qui all’arringa. Pertanto l’istanza viene respinta». Un diniego che ha portato Rossi a formulare «a malincuore una domanda di ricusa nei confronti dell’intera Corte». Il motivo? «Il comportamento della Corte, lesivo dei diritti della difesa, sintomo di una volontà di condannare, che si è palesata con il respingimento dell’istanza di sospensione». «Per definizione, il mancato raccoglimento di prove non è motivo di ricusa – ha replicato il presidente –. La Corte non ha alcun motivo di prevenzione né ha neanche lontanamente deciso l’esito del procedimento. La richiesta è totalmente infondata e respinta».