Una sentenza richiama la Diocesi di Lugano ad agire per stabilire la propria competenza in merito alla congrua del sacerdote, oggetto di vertenza
Serpeggia preoccupazione tra la popolazione e nei fedeli di Brè. La situazione parrocchiale pare interessi poco alla Diocesi di Lugano, perché le richieste provenienti dal ‘basso’ permangono inascoltate. Non solo per i malumori generati, ormai da anni, dal sacerdote, che mostra poca disponibilità e nessuna empatia nei confronti dei fedeli. Il contesto è insomma rimasto quello che abbiamo tratteggiato nell’ottobre scorso, ma il prete è stato di recente confermato al suo posto dalla Curia vescovile. Ora, però, emergono altri problemi alla luce delle necessità impellenti, come la questione della ripartizione della congrua, che è stata contestata, e soprattutto bisogna mettere mano al portafoglio per interventi strutturali alla chiesa e altri lavori, però ci si domanda se il ‘santo valga la candela’.
Il comportamento di don Eugenio non è migliorato e suscita sofferenza e anche rabbia nella comunità. Alcuni fedeli ci fanno sapere che non è cambiato nulla rispetto all’ottobre scorso e che le messe rimangono poco frequentate. Il lavoro dietro le quinte poggia sull’impegno di poco meno di una decina di volontari, compresi i gerenti in carica, che lavorano a titolo gratuito. La parrocchia, su decisione dell’allora vescovo Lazzeri, è infatti sotto gerenza dalla primavera del 2021, perché l’Assemblea parrocchiale non è stata in grado di costituire i propri organi. Da alcuni anni, amministrare la parrocchia di Brè-Aldesago permane un compito arduo. Come si legge sul sito internet della parrocchia, che riporta il messaggio sui conti Consuntivi 2023, mancano l’esame dei rendiconti 2021 e 2022 da parte della Curia vescovile. Eppure, la parrocchia dovrà affrontare una serie di importanti investimenti alla chiesa dei Santi Simone e Fedele, alla la Casa parrocchiale (sussidiati da Cantone e Comune) e al Salone parrocchiale a Brè. Investimenti preventivati in circa 1,7 milioni di franchi.
Non solo. L’autorità religiosa deve ancora dare seguito alla sentenza, risalente all’aprile del 2023, scritta dalla Commissione indipendente di ricorso contro le decisioni degli organi parrocchiali.
Una sentenza che obbliga la Curia vescovile a prendere posizione in merito alla vertenza sulla congrua del prete innescata dal ricorso dei gerenti della Parrocchia di Brè-Aldesago. Questi ultimi hanno contestato la ripartizione degli oneri con Gandria, visto che la comunità di Brè ci mette circa 60’000 franchi all’anno, mentre quella di Gandria circa 20’000, ai quali va dedotta un’entrata immobiliare. Sempre dallo stesso sito internet, questo passaggio appare emblematico “finché non vi sarà una decisione cresciuta in giudicato da parte della Curia vescovile relativa alla ripartizione della congrua tra le parrocchie di Brè-Aldesago e Gandria, rimane valida la quota da noi versata fino al 2019, ossia il 40%. In base a quest’ultima percentuale è stata stimata la quota del 2023, che viene accantonato in maniera prudenziale”. Sì, perché “la Parrocchia di Brè-Adesago non riconosce debiti nei confronti della Curia vescovile di Lugano relativi alla congrua del vescovo”.
Ebbene, la Commissione indipendente di ricorso contro le decisioni degli organi parrocchiali ha ritenuto il ricorso irricevibile. Tuttavia, l’agire della Curia vescovile non è apparso chiaro, né comprensibile e nemmeno lineare. Pertanto, la sentenza rimanda l’incarto alla Diocesi di Lugano per l’emanazione di una decisione formale nel rispetto delle garanzie procedurali: la Curia vescovile non può disimpegnarsi e voltare la testa dall’altra parte, sperando che la vertenza si dissolva autonomamente. Invece, dovrebbe agire in maniera propositiva per una soluzione adeguata, senza prolungare le questioni, che non fanno altro che alimentare l’animosità tra le due parrocchie. La Commissione indipendente di ricorso contro le decisioni degli organi parrocchiale scrive che la Curia vescovile dovrebbe anche chiedersi i veri motivi per cui entrambe le parrocchie vogliano retribuire il meno possibile il proprio sacerdote.
Insomma, la sentenza invita caldamente la Diocesi a stabilire definitivamente la propria competenza, a pronunciare una decisione e a trasmetterla all’autorità che considera competente, sia essa cantonale o federale, dandone comunicazione alle parti. Certo, riconosce la Commissione, le parrocchie potrebbero mettersi d’accordo attraverso una convenzione, come auspica la Curia vescovile. Però, visto che un accordo non pare all’orizzonte...