Luganese

Birolini Sa vs Muzzano: non ci sarà un’inchiesta amministrativa

Il Consiglio di Stato, rispondendo a un’interrogazione, non ravvisa gli estremi per farlo, non avendo notizia di pressioni o minacce di alcun tipo

Il nucleo di Muzzano. La ditta si trova alla Piodella
(Ti-Press)
14 giugno 2024
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Non ci sarà un’inchiesta amministrativa interna all’amministrazione cantonale nell’ambito della diatriba che da anni contrappone il Comune di Muzzano e la Birolini Sa, ditta attiva nel settore degli inerti. A dirlo è il Consiglio di Stato (CdS) stesso, rispondendo a un’interrogazione dei granconsiglieri Tuto Rossi (Udc) e Fabio Schnellmann (Plr) che poneva una serie di domande relative alla conformità dell’attività svolta. Negando che vi sia una mancata applicazione della legge da parte del Cantone, si precisa che “al CdS non sono note minacce o pressioni di altro tipo” che abbiano potuto influenzare in qualche modo la suddetta presunta mancata applicazione della legge.

Anni di tensioni

Ricordiamo, la querelle dura da svariati anni e si è acuita dopo che nel 2016 il Municipio ha negato due domande di costruzione rispettivamente del 2014 e del 2015 (ed entrambe parzialmente a posteriori) interposte dalla Birolini, in quanto non conformi con le norme pianificatorie vigenti. A questa decisione, avvallata da una sentenza del Tribunale amministrativo cantonale (Tram), si aggiunge un divieto d’uso emanato sempre dal Municipio, che impugnato è passato dalle varie istanze giuridiche arrivando a Losanna. Il Tribunale federale (Tf), infine, nel 2023 dà ragione al Comune. Nel frattempo, il malcontento in paese è montato a causa delle attività a cielo aperto e la ditta ha continuato a ingrandirsi. Tanto che nel 2021 ha inoltrato una nuova domanda di costruzione per la realizzazione di un centro di riciclaggio di inerti e di materie di demolizione, nonché di un impianto per il riciclo e il betonaggio di calcestruzzo, la formazione di depositi, la posa di macchinari per la lavorazione degli inerti, nonché di un magazzino, degli uffici e uno spogliatoio per il personale e una rimessa per i camion. Rimessa esclusi, tutti già realizzati prima dell’inoltro della domanda, secondo il Municipio, che ha negato le istanze sempre per motivi pianificatori mentre il CdS le ha invece accolte e ora l’incarto è in mano al Tram.

‘Alcuna condiscendenza’ da parte del Cantone

Tornando alla risposta all’atto parlamentare, il governo nega “condiscendenza alcuna nei confronti della Birolini Sa”, ricordando che già nel 2019 aveva prospettato il mancato rinnovo delle concessioni concernenti l’utilizzo delle superfici demaniali (i terreni utilizzati dalla ditta sono in parte di proprietà del Cantone e in parte della Fondazione Lucchini) e proprio per questo l’impresa ha inoltrato le istanze attualmente ferme al Tram. Trattandosi di una questione sub iudice, il CdS non spiega perché siano state approvate dal Cantone le domande di costruzione considerate dal Comune non conformi da un punto di vista pianificatorio. Rossi e Schnellmann avevano pure chiesto se non fosse necessario appellarsi al Consiglio federale “per obbligare il Cantone ad applicare la sentenza del Tf (ossia quella che confermava il divieto d’uso emanato dal Municipio, ndr)”. “La sentenza dell’Alta Corte evocata fa riferimento a una situazione di diritto – la replica del CdS – evolutasi nel seguito con la richiesta da parte della Birolini Sa delle necessarie licenze edilizie (quelle del 2021, ndr)”, ricordando che l’onere di applicare i disposti della sentenza spettano in ogni caso all’autorità comunale. Il Cantone evidenzia inoltre che l’attività della Birolini “rimane lecita anche nelle ipotesi in cui dovessero fare difetto delle autorizzazioni edilizie o non dovesse essere data la conformità con le zone previste dal Piano regolatore comunale”.

Da ultimo, la questione dei presunti reati ambientali. Il CdS evidenzia che l’intera area è classificata come sito inquinato per il quale, “allo stato delle conoscenze, non sono prevedibili effetti dannosi o molesti”. Tuttavia, non sarebbero state effettuate eseguite indagini secondo le norme dell’Ordinanza sui siti contaminati. “Non si può quindi escludere che il sedime presenti inquinamenti puntuali. L’attività corrente è stata verificata in passato dalla Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo, che non ha mai ravvisato situazioni che lasciassero ipotizzare dei reati ambientali”, la chiosa cantonale.

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