A oltre un anno dalla sentenza del Tribunale federale, che vieta l'uso di 4 fondi alla ditta, interpellanza urgente di Tuto Rossi al Consiglio di Stato
“Come mai nel comune di Muzzano vige la Lex Birolini invece del diritto svizzero? La ditta Birolini ha forse goduto di favoritismi presso amministrazione, o qualche funzionario ha subito pressioni o è stato impaurito, per potere esercitare un’attività illegale per più di un decennio?”. È il titolo, tanto emblematico quanto sarcastico, dell’interpellanza urgente presentata dal deputato Udc in Gran Consiglio Tuto Rossi. Un atto parlamentare urgente, perché, spiega lo stesso deputato, “già nel 2019, il Tribunale cantonale amministrativo ha stabilito in via definitiva che l’intera piazza di lavorazione degli inerti della Birolini Sa a Muzzano è totalmente illegale, esercitata in malafede, fonte di molestie e disagi per le attività circostanti e per i fondi vicini, e persino squalificante per il paesaggio circostante”.
Non solo. Rossi richiama pure la sentenza del Tribunale federale risalente all'11 aprile 2023, che ha “confermato in via definitiva il divieto d’uso dei fondi 702, 723 (di proprietà cantonale), 81, 835 RFD Muzzano (di proprietà della Fondazione ingegner Pasquale Lucchini, Lugano) da parte della ditta Birolini Sa”. Però, la ditta in questione, continua il deputato, “continua indisturbata a esercitare la sua molesta attività di lavorazione degli inerti”. L’interpellanza si spinge oltre, scrivendo che “il demanio cantonale sembra attivamente complice dell’illegalità avendo persino sottoscritto segrete convenzioni di uso con la Birolini Sa, e favorito le domande di costruzione a posteriori. Ci si può dunque chiedere di quali santi in paradiso goda la ditta per fare ciò che a tutti gli altri cittadini è vietato. Parimenti, i membri del Consiglio di fondazione della Fondazione Pasquale Lucchini continuano a sostenere l’attività della ditta Birolini Sa e a incassare gli affitti”. Gli abitanti di Muzzano sono da anni esasperati da questa situazione, sottolinea il deputato, “sia per le immissioni moleste causate dall’attività illegale della ditta, sia per l’inquinamento tollerato dal Cantone, sia per il fatto che loro devono sottostare alla legge tutte le volte che devono ampliare una finestra o realizzare un pollaio, mentre la Birolini Sa può fare tutto quello che vuole senza che l’autorità intervenga”.
Rossi ricorda che il Municipio “ha decine di volte richiesto invano l’intervento del Cantone. A Muzzano si racconta di pressioni e atteggiamenti minacciosi subiti da chi chiedeva a gran voce il rispetto della legge”. Muovono da queste considerazioni le 11 domande, a cominciare dalla richiesta di sapere se il governo sia a conoscenza di minacce fisiche o psicologiche o pressioni che abbiano potuto influenzare la mancata applicazione della legge nel caso della ditta. Rossi chiede inoltre di produrre tutte le convenzioni sottoscritte dal demanio o da altra autorità con la ditta dal 2001 fino a oggi, di spiegare come mai il demanio abbia tollerato che la ditta costruisse sui suoi fondi almeno 10 depositi di materiale inerte, alcune baracche, un frantoio dove operano svariati mezzi e macchinari senza la presentazione di una domanda di costruzione, come mai il demanio ha sottoscritto le stravaganti domande di costruzione “parzialmente a posteriori” ben sapendo che l’attività della Birolini SA non era conforme alle prescrizioni della zona di situazione sia del Piano regolatore. Infine: “Bisognerà richiedere l’intervento del Consiglio federale per obbligare il Cantone ad applicare la sentenza del Tribunale federale?”.