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Respinto parzialmente il ricorso di Muzzano contro la Birolini

Il Tram autorizza il rifacimento della pavimentazione, ma rimanda al mittente la decisione riguardante la domanda di costruzione del centro di riciclaggio

A Muzzano si dovrà controllare di nuovo l’incarto
(Ti-Press)
13 settembre 2024
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La vertenza tra la Birolini Sa e il Municipio di Muzzano, non è ancora terminata. Lo ha stabilito il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) che ha respinto il ricorso del Comune e delle Ail Sa. Alla ditta che si occupa del recupero e del deposito di inerti e materiali di scavo provenienti dai cantieri ticinesi, è stata accettata la domanda di costruzione a posteriori per il rifacimento della pavimentazione su una superficie di 500 metri quadrati deterioratasi nel tempo. D’altro canto, sul secondo punto della vertenza, il Tram ha ritenuto che il Municipio di Muzzano non abbia “esaminato tutti gli aspetti” per negare la domanda di costruzione parzialmente a posteriori, riguardante un nuovo centro di riciclaggio.

Una decisione parziale

Il Tram nella sentenza intimata alle parti a fine luglio, nonostante l’ordine municipale – emanato nel giugno 2023 – che vieta l’uso alla Birolini dei quattro fondi, il rifacimento dell’asfalto non pare essere un elemento influente: “Non è evidentemente dalla controversa pavimentazione che dipende l’esercizio illegale dell’attività oggetto degli ordini municipali. Non è dunque imponendo la rimozione della pavimentazione che verrà posta fine all’attività in questione”. Sull’altro punto della vertenza – che vede coinvolti solo il Comune e Birolini –, il Tram non ha preso una decisione rinviando l’incarto all’Esecutivo per un controllo più accurato. Per il Consiglio di Stato, il Municipio si è limitato solo “a verificare la conformità di zona – scrivono i giudici del Tram –, negandola, per poi non concedere, solo sulla sorta di questa conclusione, l’autorizzazione a costruire. Il Governo ha quindi annullato l’atto municipale e rinviato l’incarto per l’esame di tutti gli altri motivi che osterebbero al rilascio della licenza”. Pertanto, “non sono date le condizioni per entrare nel merito del ricorso”.

Limitazioni già nel 2005

Le discussioni tra la ditta attiva dal 2001 in zona Piodella e il Municipio risalgono al luglio 2005. In quell’occasione, dopo l’avviso cantonale favorevole, il Municipio rilasciò a Birolini una prima licenza edilizia per la messa in funzione di un impianto di frantumazione mobile, da collocare su una dei due fondi affittati al Cantone, e la formazione di due depositi per la lavorazione di un quantitativo di materiale dell’ordine di 2mila metri cubi all’anno. La licenza era tuttavia subordinata a svariate condizioni ambientali come il divieto di lavorazione di croste bituminose. Nel corso del 2006 l’azienda affittò due fondi limitrofi di proprietà della Fondazione Lucchini di Lugano e proprio sul mappale più a sud, nell’agosto del 2007 il Municipio autorizzò una licenza edilizia a posteriori per la costruzione di una tettoia da adibire ad autorimessa per autocarri. Nel fondo a nord di proprietà della Lucchini, invece, la licenza in sanatoria per formare un deposito di terra vegetale venne respinta dal Municipio; una decisione confermata anche dal Tram nel 2008.

Si costruisce poi si chiedono i permessi

Il modus operandi della Birolini non cambia neanche negli anni successivi e “senza più richiedere alcun permesso, ha esteso l’attività di lavorazione e deposito di materiali inerti a tutti i fondi in questione (i due di proprietà dello Stato e i due della Lucchini rispettivamente quelle a ovest e a est, ndr)”, precisa il Tram. Nel frattempo la ditta ha comunque allargato l’attività di frantumazione su un’area di 7mila metri quadrati per oltre 8mila metri cubi all’anno – il quadruplo rispetto alla prima licenza –. Inoltre, sulla superficie a sud-est, “là dove era prevista la tettoia è stato eretto un edificio con un corpo a due piani adibito a cucina, servizi, ufficio, deposito, spogliatoio per i dipendenti, magazzino, area di rifornimento e autorimessa”, si legge nella sentenza del Tram. Nella particella a nord-est sono stati invece “ricavati dei depositi arginati da muri” e “16 posteggi per auto e camion”. Solo nel 2014 la Birolini, continua la sentenza, “ha inoltrato una prima domanda di costruzione, parzialmente a posteriori” per i fondi di proprietà della Lucchini e nel 2015 ci fu la seconda richiesta, ma per le superfici del Cantone.

Proprio queste due domande di costruzione suscitarono una prima opposizione delle Ail. “Raccolti gli avvisi cantonali sfavorevoli”, il Municipio, riguardo alle opere costruite, evidenziò tra le altre, “la disattenzione di prescrizioni concernenti le distanze da confine e verso l’area pubblica, la superficie minima di area verde e il divieto di depositi”. Mentre le decisioni “sono cresciute in giudicato dopo essere state confermate dal CdS nel 2017 e dal Tram nel 2019”.

La richiesta di demolizione

Arrivati a questo punto, la Birolini ha proseguito la sua attività di lavorazione e deposito di inerti “ancorché sprovvista di autorizzazione”. E il Municipio, a questa stregua, nel giugno 2019 “le ha intimato un divieto d’uso per tutte le attività svolte” in tutti e quattro i fondi, con tanto di “ordine di demolizione e di ripristino dei fondi da essi gestiti” emanato nel maggio 2020. La Birolini ha contestato l’ordine e ha presentato ricorso; il Tram in questo caso ha ritenuto “ammissibile il divieto emanato dall’autorità comunale, respingendo il ricorso della Birolini”. L’attività svolta sul quel terreno è dunque illegale, ma ciononostante la Birolini Sa è autorizzata a compiere opere di miglioria.

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