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‘Messaggio da rifare su antenne di telefonia mobile a Lugano’

A dirlo è Angelo Bernasconi (Centro), relatore di minoranza della Pianificazione. ‘Si rischia di averne sì di meno, ma concentrate e troppo potenti’

19 dicembre 2023
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Un messaggio debole, che propone una regolamentazione troppo rigida e allo stesso tempo superficiale, col rischio di ripercussioni negative sia sulla salute sia sull’efficienza tecnologica. E non da ultimo, con l’elevata probabilità di finire davanti al Tribunale amministrativo cantonale (Tram) a causa di ricorsi. Per Angelo Bernasconi (Centro) il messaggio municipale contenente la variante di Piano regolatore sulla gestione delle antenne di telefonia mobile «presenta diverse criticità». Al punto che il consigliere comunale, e con lui cinque colleghi, ha presentato nella Commissione della pianificazione un rapporto di minoranza che si contrapporrà a quello di maggioranza, redatto da Mauro Gaggini (Lega) e sottoscritto da otto commissari, ma tre con riserva. Il tema sarà all’ordine del giorno alla seduta di Consiglio comunale di stasera.

‘Una pianificazione inadeguata’

«È un tema importante, che va preso con serietà» premette Bernasconi, che conosce bene il tema anche da un punto di vista professionale: dottorato in fisica al Politecnico di Zurigo, è stato a lungo a capo dell’Ufficio della protezione dell’aria del Dipartimento del territorio nonché direttore del Dipartimento ambiente, costruzioni e design della Supsi. «Non bisogna eccedere né da una parte né dall’altra, ma fare piuttosto delle valutazioni approfondite e giuste sul reale impatto di queste immissioni da una parte, senza farsi impressionare da certe fake news che girano sull’argomento dall’altra». E con uno strumento in più rispetto alle discussioni sulla rete 5G di un paio d’anni fa: la giurisprudenza. Dalle sentenze del Tribunale federale emerge in particolare la competenza comunale nella pianificazione della posa delle antenne. «Che è quel che sta facendo il Municipio di Lugano, ma in un modo a nostro giudizio inadeguato: è come se la mano destra non tenesse conto della sinistra».

‘Non si tiene conto delle immissioni reali’

Perché? «Perché il grosso problema è l’esposizione della popolazione alle immissioni reali, che qui è in secondo piano. Per questi aspetti il Municipio si affida all’Orni (Ordinanza federale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti, ndr), che però si limita a stabilire quali limiti vanno rispettati per la posa delle singole antenne senza precisare dove è possibile ubicarle o meno. Allora questo lo fa il Comune, partendo dal concetto di immissioni ideali». Cioè? Si tratta sostanzialmente del disagio psicologico causato dalla presenza delle antenne, come anche dalle ripercussioni negative sul valore immobiliare degli stabili nelle loro vicinanze. Per tenere conto di questi aspetti, il Municipio propone un modello ‘a cascata’: per tutti i quartieri della città sono state individuate quattro fasce di priorità dove è possibile posare le antenne. La prima sono le zone lavorative, la seconda quelle con contenuti misti, la terza determinate aree residenziali estensive e la quarta, che è quella considerata off limits, tocca le aree considerate più sensibili, ossia le prossimità di scuole, ospedali e case per anziani.

«Questo modello però è problematico» sostiene Bernasconi. Perché? «Perché si vuol introdurre una pianificazione che limiterà la posa delle antenne in specifiche zone, col risultato che se ne potranno mettere meno e quindi verosimilmente più concentrate e potenti. Per esempio, in Centro sono possibili solo due ubicazioni: l’autosilo Balestra e la pensilina Botta. Questo cosa vuol dire? Che per coprire adeguatamente tutto il quartiere, che ha evidentemente esigenze accresciute rispetto ad altre zone, bisogna posare un’antenna molto grossa e potente? Con quali conseguenze a livello di radiazioni? E poi, ma le persone che sono – ad esempio – in pensilina ad aspettare il bus, e fra queste ci sono sicuramente anziani, bambini e malati, non vanno protette al pari di chi frequenta una scuola o un ospedale o una casa per anziani?» si chiede Bernasconi.

Usato lo stesso modello per tutti i quartieri: ‘Non va bene’

E ancora: «Magari vicino a casa non avrò l’antenna perché si deciderà di metterla in una fascia 1 o 2. Lavorando però in una zona industriale o commerciale alla fine della giornata tornerò a casa con più radiazioni di quante ne avrei avute se fossi rimasto a casa e se vicino all’abitazione fosse stata piazzata una piccola antenna non molto potente. Né l’Orni né il messaggio si preoccupano di dire ai cittadini la dose di radiazioni che si porteranno a casa. Per questo riteniamo che vada considerata l’opportunità di attuare in certe zone una pianificazione sia positiva sia negativa, ossia chiarire dove è possibile posare delle antenne e dove non lo è. Nelle rimanenti zone si potrebbe ricorrere a un modello come quello proposto dal Municipio ma riducendo i livelli di priorità, per lasciare un adeguato margine di manovra per contenere l’esposizione della popolazione. E poi, pensare a una pianificazione diversa per ogni zona. Attualmente, per tutte le ventun sezioni del Piano regolatore, che vanno dal Centro alla Val Colla, è stato proposto lo stesso modello. Già questo dimostra che c’è qualcosa che non va».

Si chiede all’esecutivo di approfondire

I commissari di minoranza domandano in definitiva al Municipio di rifare i compiti, «su altre basi, tenendo conto non solo delle immissioni ideali ma anche di quelle reali. Questo è un messaggio un po’ debole, che non considera il territorio nelle sue diverse sfaccettature e non utilizza tutti gli strumenti a disposizione. E non valuta gli impatti di questa rigidità che si vuole introdurre». Anche dal punto di vista legale. «Se passa il messaggio, c’è il rischio di ricorsi da parte delle compagnie di telefonia mobile, come sta accadendo in altri comuni. E il Tram sta dando ragione a questi ricorrenti con l’effetto che ci vorrà più tempo per avere una regolamentazione come auspicato dalla giurisprudenza».

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