Dibattimento al via in settembre dinanzi alla Corte delle Assise criminali, presieduta da Amos Pagnamenta. L'accusa prospetta truffe di 24 milioni di euro
Una complessa, articolata storia di (presunte) malversazioni finanziarie avrà un primo epilogo processuale tra un mesetto. È stato infatti aggiornato al prossimo lunedì 11 settembre dinanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, che sarà presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, il dibattimento a carico di Nicolò Svizzero, 45 anni, imprenditore di nazionalità italiana. Dovrà rispondere di ripetuta truffa aggravata, riciclaggio di denaro ripetuto e aggravato e ripetuta falsità in documenti per fatti accaduti tra il giugno 2010 e il novembre 2018, indica l’atto d’accusa (oltre trenta pagine) firmato dal procuratore pubblico Andrea Gianini e con cui ha rinviato Svizzero a giudizio. Il dibattimento è programmato sull’arco di tre giornate.
Il pp Gianini accusa l’uomo, difeso dall’avvocato Costantino Castelli ed estradato dall’Italia nell’autunno scorso, di aver ingannato con astuzia diverse persone, affermando più volte il falso o dissimulando il vero. Il 45enne, in qualità di intermediario finanziario, avvalendosi di società apparentemente operative, negli uffici di Lugano e di Singapore, avrebbe costruito rapporti di fiducia grazie anche al blasone familiare e in presenza dei genitori e della sorella, nei confronti dei quali il pp Gianini procederà separatamente (sua madre di cognome fa Morellato ed è discendente del fondatore, nel 1930, dell’omonima gioielleria), prospettando ai clienti investimenti in operazioni finanziarie di varia natura. Complessivamente, le malversazioni contestate a Svizzero, ai danni del patrimonio personale di cinque persone, ammontano a oltre 24 milioni di euro.
Il 45enne è in stato di detenzione di sicurezza alla Stampa dalla fine dello scorso mese di giugno. Ha già scontato dapprima 89 giorni di carcerazione preventiva, dal gennaio all’aprile del 2021 e altri 208, dal novembre scorso. Nei suoi confronti, il pp Gianini è intenzionato a chiedere una pena detentiva superiore ai cinque anni di reclusione. L’accusa, in alternativa alla ripetuta truffa aggravata, prospetterà all’imputato il reato di appropriazione indebita. Tra le cinque persone che l’intermediario avrebbe ingannato e truffato, figura anche il proprietario di una residenza a Davesco-Soragno, noto alle cronache, per aver subito, nella propria abitazione, due aggressioni a scopo di rapina, nel 2015 e l’anno scorso. Il denaro sottratto sarebbe confluito nei personali di Nicolò Svizzero e per trapassi verso altri conti, pure in uso al 45enne, che li ha sempre utilizzati a titolo privato.
Dalle indagini e dalle perquisizioni del domicilio di Nicolò Svizzero, situato a Castagnola, gli inquirenti hanno scoperto una corrispondenza temporale con i rendiconti di una parte dei soldi, che una delle cinque vittime aveva affidato al 45enne. La parte preponderante dell’accusa si fonda invece sull’analisi di documentazione bancaria acquisita dalla Procura, dalla quale sono emersi almeno 44 bonifici versati dai clienti gabbati su relazioni bancarie intestate o riconducibili al presunto truffatore. L’uomo, come detto, è peraltro imputato anche di falsità in documenti per aver prodotto carte fasulle, con l’obiettivo di farsi dare i soldi dalle vittime. Non solo. Il procuratore gli prospetta anche il reato di riciclaggio, per aver realizzato una grossa cifra d’affari e aver fatto in modo (o tentato) di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca di valori patrimoniali, sapendo o dovendo presumere che provenivano da un crimine o da un delitto fiscale qualificato e in particolare dai reati da lui stesso perpetrati ai danni dei suoi ex clienti.
Da diversi articoli pubblicati dalla stampa italiana, risulta che Svizzero sia l’erede della famiglia Morellato che ha creato un impero nel settore della gioielleria. In Italia l’uomo è già stato condannato, con il rito abbreviato, per abusivismo finanziario, a tre anni e quattro mesi, mentre in Appello la pena gli è stata ridotta a due anni e dieci mesi, che ha scontato agli arresti domiciliari. Oltre ad aver dilapidato oltre 30 milioni di euro, che gli avevano affidato alcuni clienti facoltosi, il sedicente broker avrebbe carpito, con l’inganno, parecchio altro denaro a uomini d’affari in tutto il mondo, tra New York, Londra, Dubai, Milano e Padova. Il 45enne conduceva i propri affari, attraverso le società Nsmfo Investements Pte.Ltd e Nsmfo Pte.Ltd, che erano attive a Lugano, a Singapore e a Dubai. Stando ai media italiani, la Procura starebbe per chiudere una seconda inchiesta nei riguardi di Svizzero, per viaggi e feste mai pagati, prospettando accuse di truffa e insolvenza fraudolenta.