Luganese

Concluso il caso sul buco milionario alla Notenstein

Condannati due imputati su tre coinvolti nel caso dell’ex istituto di credito. ‘Danni all’immagine della piazza finanziaria ticinese’

Colpe ritenute oggettivamente gravi
(Ti-Press)
9 marzo 2023
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Sono stati condannati due dei tre uomini coinvolti nel buco milionario all’ex istituto di credito Notenstein (già Wegelin). Nei riguardi del 65enne luganese, tutt’oggi assente per ragioni di salute, è stata inflitta una pena detentiva di tre anni, di cui 30 mesi sospesi e sei mesi da espiare, compensati con la carcerazione preventiva già fatta, colpevole di aver gestito maldestramente i conti del settore di cambio della banca, e di aver causato un ammanco di oltre 14 milioni, e di aver in seguito falsificato i documenti per nascondere tale buco.

«Malgrado non sia chiaro il movente, né sia possibile definire che fine abbia fatto il denaro, è innegabile che l’imputato ha commesso un danno gravissimo al proprio datore di lavoro, approfittando della fiducia concessagli, e danneggiando al contempo l’immagine di tutta la piazza finanziaria ticinese» ha sentenziato il presidente della corte Amos Pagnamenta.

Pena identica per il 64enne del Mendrisiotto, che ha proseguito la sue transazioni con la banca mediante la sua attività di cambio anche dopo essere venuto innegabilmente a conoscenza del buco creatosi, rendendosi in tal modo complice. «L’imputato era l’unica persona a beneficiare delle malversazioni, compiute dal suo amico presso la banca, in quanto senza di esse sarebbe fallita la sua attività di cambio» ha affermato Pagnamenta. Entrambi gli imputati sono stati condannati per ripetuta truffa aggravata e falsità di documenti.

Assolto invece, almeno per quanto riguarda i fatti legati alla Notenstein, il 53enne cittadino italiano, che ha avuto l’accortezza di non eseguire ulteriori operazioni con Notenstein una volta venuto a conoscenza della situazione, preferendo rivolgersi ad altri istituti.

Le pene inflitte per i primi due imputati sono quelle che erano state richieste dalla procuratrice pubblica, mentre per il 53enne erano stati chiesti 17 mesi sospesi.

Colpe individuali

Oltre ai casi legati alla ex banca, i due imputati presenti in aula dovevano rispondere anche di altri capi d’imputazione. In particolare il 64enne momò è stato ritenuto colpevole di avere deliberatamente ingannato i clienti del suo istituto, promettendo loro un guadagno qualora gli avessero affidato i loro risparmi, pur sapendo che la sua società non disponeva del capitale necessario per far fronte agli investimenti e utilizzando il denaro affidatogli per operazioni ad alto rischio. Avrebbe poi utilizzato i soldi dei clienti più recenti per pagare le riscossioni degli altri, in un sistema di buco tappabuco.

Il cittadino italiano è stato invece condannato a 12 mesi sospesi, per le imputazioni di riciclaggio e frode fiscale legate alle proprie attività di cambio, accuse per le quali aveva già confessato la propria colpevolezza.

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