Il Municipio risponde picche alla petizione dell’Mps che ribatte: ‘La volontà politica è di mantenere inalterata l’elevata redditività dell’azienda’
No, niente riduzione delle tariffe Ail Sa, quest’anno. È categorica la risposta del Municipio di Lugano alla petizione promossa nel settembre 2022 e consegnata a Palazzo civico, con 1’330 firme, lo scorso dicembre dal Movimento per il socialismo (Mps). Una petizione che ha chiesto di bloccare "gli aumenti delle tariffe elettriche almeno per il 2023", mentre la società anonima ha annunciato incrementi delle bollette, da quest’anno, mediamente del 32,16% rispetto al 2022 (e quelle del gas del 40%). La richiesta mirava a contrastare l’abbattimento del potere di acquisto dei ceti medio-bassi.
Secondo la Città, come si evince dalla presa di posizione dell’Mps firmata da Matteo Poretti, la richiesta non è stata accolta a causa di fattori congiunturali e per la "volontà politica di mantenere inalterata l’elevata redditività delle Ail Sa". Tra i motivi principali evocati per respingere la richiesta, spiccano "le scarse precipitazioni che riducono la ‘disponibilità idroelettrica’ nei mesi invernali, la diminuzione della produzione delle centrali nucleari francesi, la riduzione della fornitura di gas russo a causa della guerra e, addirittura, il basso livello del Reno che avrebbe limitato il trasporto fluviale del carbone ‘con conseguente riduzione della produzione e aumento dei prezzi della logistica e dell’elettricità prodotta dalle centrali a carbone’".
Le spiegazioni dell’esecutivo non hanno convinto l’Mps, secondo cui, invece, l’aumento delle tariffe è da attribuire a "processi speculativi connaturati alla liberalizzazione europea del mercato dell’energia elettrica". Il Movimento per il socialismo ritiene che i fattori enunciati dalla Città "costituiscono una condizione che dovrebbe essere comune a tutte le aziende di produzione e di distribuzione attive in Ticino (...) Invece le differenze sono rilevanti. Le Ail Sa sono quelle che registrano l’aumento più importante tra il 2022 e il 2023: +32,16%". Eppure, continua il membro dell’Mps "dispongono di energia propria diretta e indiretta di valore, tramite i propri impianti (Val Mara per esempio) e tramite la produzione dell’impianto della Verzasca Sa (per due terzi va a Lugano), mediamente di 130-140 GWh, tutta energia acquistata a costo di produzione".
Questo scenario, agli occhi di Poretti, "sconfessa le supposte cause contingenti alla base degli aumenti registrati dalle Ail Sa e porta a concludere che questi siano invece la risultante della componente altamente speculativa della liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. Se così non fosse, non si spiegherebbe perché la società Acqua Gas Elettricità Sa di Chiasso, la quale non produce energia elettrica in proprio, ha imposto un aumento del 3,84%". Nonostante la disponibilità di questa energia elettrica pregiata a bassissimo costo, le Ail Sa sono riuscite a "registrate l’aumento dei prezzi più elevato del Ticino", scrive l’Mps.
Poretti sostiene che la trasformazione "da servizio pubblico delle Ail in società anonima privata, anche se controllata al 100% dalla Città di Lugano" sia il riflesso di "un cambiamento a livello degli obiettivi strategici imposti alla nuova entità giuridica: realizzare il massimo profitto. Fin da subito la trasformazione societaria, al netto dell’adesione al principio politico delle privatizzazioni, aveva permesso a Lugano d’intascare circa 155 milioni di franchi". Così, sempre secondo l’Mps, la Città si è assicurata "una fonte stabile di introiti finanziari. Dal 2002 al 2021, le Ail Sa hanno versato alle casse cittadine un totale cumulato di 133,4 milioni di franchi sotto forma di dividendi (media annua di 6,670 milioni di franchi)". I dividendi resteranno tali, anche quest’anno, scrive Poretti, perché saranno garantiti dai "114’707 clienti delle Ail Sa con il rialzo delle loro fatture e con il fatto che non possono scegliere un altro fornitore di energia elettrica".
Eppure, l’Mps sostiene che Municipio e Ail Sa "avrebbero un margine di manovra per ridurre i prezzi dell’energia elettrica", ma non vogliono rinunciare a entrate finanziarie importanti, "anche se ottenute e mantenute sulle spalle della propria clientela". Il movimento ribadisce che la "petizione chiedeva di rinunciare all’aumento dei prezzi deciso per il 2023. Non di fornire gratuitamente l’energia elettrica…". Come? "Un primo passo sarebbe quello di rinunciare ai dividendi, 9,2 milioni di franchi, destinandoli a parziale copertura della differenza sui prezzi".
Il Municipio, suggerisce l’Mps, potrebbe altresì imporre uno scioglimento parziale degli accantonamenti a lungo termine delle Ail Sa (pari a poco meno di 121 milioni di franchi a fine 2021), per riportare i prezzi delle tariffe elettriche al 2022. Accantonamenti di tale entità appaiono, agli occhi di Poretti, sproporzionati rispetto a quelli delle altre aziende in Ticino (a titolo di paragone, nel 2021, l’Azienda elettrica ticinese aveva a passivo accantonamenti a lungo termine per 23,283 milioni di franchi), e quindi sono "in realtà delle riserve palesi o libere, che possono essere dunque sciolte per far fronte a situazioni improvvise, importanti e gravi". Come gli aumenti consistenti delle tariffe elettriche di quest’anno.