Luganese

Plan B continua a dividere Lugano

Dalla discussione generale in Consiglio comunale, critiche più o meno velate da Ps, Verdi e Centro, mentre Udc, Lega e Plr lodano l’operazione

Lunga e animata discussione in Consiglio comunale a Lugano
(Ti-Press/laRegione)
6 febbraio 2023
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«La Città di Lugano si è invischiata in una vicenda allucinante sottoponendosi a un rischio senza precedenti tentando di rendere presentabile, l’impresentabile». Raoul Ghisletta (Ps), primo firmatario dell’atto parlamentare dal quale è scaturita la richiesta di discussione generale in Consiglio comunale, non ha usato mezzi termini nel criticare il Plan B, l’accordo sottoscritto tra il Municipio e Thether. Una discussione durante la quale sono emerse posizioni politiche note: critiche più o meno velate da Ps, Verdi e Centro, mentre Udc, Lega e Plr hanno lodato l’esecutivo. In apertura di seduta, il Consiglio comunale ha deciso di devolvere il gettone di presenza di ogni singolo membro del legislativo alla Catena della solidarietà a sostegno delle vittime del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria.

Appoggi da Lega e Udc

La discussione è stata aperta da Alain Bühler (Udc) che ha richiamato «i tempi dell’Inquisizione, nel Seicento, quando c’erano i tribunali contro la scienza. Ora abbiamo la sinistra, che preferisce arginare il progresso anziché abbracciarlo. Questa tecnologia è giovane, può avere un grande sviluppo, come ci possono essere degli errori. L’ex consigliere federale Maurer è stato uno dei pionieri in ambito internazionale, nel 2021, con la legge federale che tratta il settore e la Svizzera divenne il primo paese al mondo a dotarsi di una legislazione. Credo questa discussione non serva un granché».

Un appoggio incondizionato al Municipio è giunto da Andrea Sanvido (per il gruppo Lega dei Ticinesi): «Siamo di fronte a un partenariato nuovo, unico nel suo genere e, allo stesso tempo siamo confrontati con una rivoluzione tecnologica tanto dirompente quanto complicata e difficile da comprendere ai più. Il nuovo spaventa, ci mancherebbe altro, è insito nell’essere umano…. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi. Il nuovo può essere un’occasione di crescita e un’opportunità. Un plauso al Municipio per come sta affrontando queste sfide, lasciamolo lavorare con l’obiettivo di diversificare ulteriormente il nostro tessuto economico e di creare un contesto attrattivo dove i nostri giovani possano crescere e prosperare».

«Sicuramente anche il Plan B, oltre a essere un progetto di punta e di alto valore aggiunto, è stato anche un enorme veicolo di marketing territoriale. In men che non si dica il nome della città ha fatto il giro del mondo raggiungendo una visibilità senza precedenti. L’interesse da parte di persone e aziende verso la nostra Città si è acuito. La prossima apertura del "Lugano Plan B hub" a pochi passi da Piazza della Riforma, di cui abbiamo letto durante il fine settimana, spazio che ospiterà una serie di aziende attive in ambito Blockchain, sarà un primo segno molto tangibile di quanto di positivo Lugano Plan B può portare».

Il Centro: ‘Prudenza’

Da Lorenzo Beretta Piccoli, capogruppo del Centro, è giunta invece una distinzione tra criptovalute e la tecnologia Blockchain: i rischi delle criptovalute non sono trascurabili, ha detto Beretta Piccoli: «È positivo esplorare nuove strade, per questo esiste commissione sviluppo economico a vantaggio della popolazione e del suo territorio. I primi elementi del Plan B hanno fatto conoscere Lugano a livello internazionale, ma ci vuole prudenza. Va fatta una distinzione tra cripto e Blockchain. Le cripto sono un terreno insidioso. È anche vero che la città non è esposta direttamente. Mi auguro che il nostro partner resti affidabile» ha auspicato il capogruppo dl Centro, dando luce verde alla «formazione e start-up come antidoto alla fuga di cervelli».

Dal Plr via libera all’operazione

Dal canto suo, Lara Olgiati, che ha preso la parola per il Plr, malgrado incognite e rischi, vede di buon l’occhio l’operazione del Municipio. Tre le ragioni principali. «Sono previsti investimenti importanti per sviluppare la tecnologia Blockchain e bitcoin, atti a promuovere il trasferimento a Lugano di attività esistenti nel settore. Si vuole inoltre creare un hub per coltivare idee e creare start-up sempre nell’ambito della tecnologia (hub che secondo indiscrezioni ha trovato un luogo in cui collocarsi). A questi investimenti, bisogna aggiungere i corsi di formazione creati con Usi, Supsi e Franklin University, in cui verranno insegnate competenze estremamente richieste. Unendo quindi gli investimenti, l’innovazione e la formazione, non si attireranno solo aziende e talenti da fuori, ma si potrebbe riuscire a ad invertire il fenomeno della fuga dei cervelli che caratterizza il nostro territorio».

Un secondo aspetto, ha continuato Olgiati, «è la possibilità di dimostrarsi all’avanguardia in un settore con grandi prospettive di sviluppo. (...) In questo momento le criptovalute si stanno sviluppando tra gli utenti con la stessa velocità che aveva internet nella seconda metà degli anni 90». Il terzo aspetto positivo, per il Plr, «riguarda la promozione del territorio di Lugano. Il Plan B è un’ottima operazione di marketing che promuove il nostro territorio in tutto il mondo. A dimostrazione di questo, ‘Bitcoin magazine’ (una testata online che pubblica notizie legate al Bitcoin, alla Blockchain e a tutto il settore e che ha 2.8 milioni di followers su Twitter), ha riportato il 4 di gennaio in un articolo e in un post la notizia che a Lugano si può vivere usando solo bitcoin, un tweet è stato visualizzato da mezzo milione di persone».

Dal canto suo, Morena Ferrari Gamba (Plr), a titolo personale, ha definito i passi intrapresi dal Municipio «sbagliati, rischiosi, fumosi, irrispettosi nei confronti del Consiglio comunale, delle associazioni di categoria, dello stesso Cantone che da anni si sta muovendo nella stessa direzione, ma con più attenzione e metodo, e forse dico forse dei cittadini a cui si sta vendendo molto fumo e poco arrosto. Funzionerà? Forse sì o forse no. Ma il punto, come detto, è un altro e non lo si vuole vedere tenere in considerazione per un’esaltazione non condivisa». Le ha fatto eco, Sara Beretta Piccoli (Indipendente), dipingendo il settore come una truffa. Non si è fatta attendar la replica dl sindaco di Lugano Michele Foletti che ha respinto le accuse ricordando che «nel 99% di casi il riciclaggio viene fatto con la moneta tradizionale. Chiaro che una parte del mondo bancario frena. Senza Thether, non avremmo mai potuto sviluppare la tecnologia». Secondo Fulvio Pelli (Plr), il dibattito di stasera è figlio della paura: «La Città ha fatto bene, le criptovalute sono una realtà», ci penserà il mercato a selezionare le migliori.

Aspetti positivi e negativi

«Ben venga che Lugano lavori su una tecnologia dal grande potenziale di sviluppo ma non così! Il Plan B così com’è gestito e strutturato ci sembra troppo centralizzato e opaco e non trova il nostro appoggio». Conclude così il suo intervento il capogruppo socialista Carlo Zoppi: «Non abbiamo obiezioni di principio ad applicare la tecnologia Blockchain ai molti campi possibili di uso civile. Per la certificazione di documenti, per l’emissione di obbligazioni come ha fatto di recente la Città di Lugano o tramite gli NFT per la tutela della proprietà intellettuale a livello digitale. È anche interessante il concetto di base dello scambio orizzontale di valore fra privati senza passare da un intermediario».

A preoccupare i socialisti è l’assenza di regole: «(...) Un "Far West" che ora rende quasi impossibili i controlli di eventuali utilizzi criminosi e la tracciabilità delle transazioni tramite criptovalute». Zoppi esprime scetticismo anche «sull’affidabilità di questi grandi attori internazionali che promettono mari e monti prima di improvvisamente crollare vertiginosamente lasciando dietro di loro buchi miliardari. Attori poco ancorati al territorio che oggi sono qui e domani possono già essere a Dubai. Una questione di fondo di poca fiducia nei confronti dei partner che con la loro grande forza finanziaria rischiano di rendere il rapporto fortemente sbilanciato e trasformare la città nell’attore debole».

«Non bisogna aver paura delle tecnologie e delle innovazioni. Ma come molte tecnologie informatiche hanno bisogno di tanti server per funzionare e di molta energia. L’impatto ambientale deve essere tenuto in considerazione in una gestione accorta delle risorse tramite fonti energetiche rinnovabili compatibili con la tutela dell’ambiente», ha continuato Zoppi che però ha spiegato che, «non possiamo nemmeno appoggiare l’assetto gestionale scelto per portare avanti l’iniziativa. Ci troviamo di fronte una scommessa individuale, non collettiva. Se si vuole indirizzare Lugano verso le tecnologie Blockchain lo si dovrebbe fare come comunità, come città, partendo da una maggiore e più ampia condivisione».

Numerose le perplessità sollevate da Danilo Baratti, capogruppo dei Verdi di Lugano: «Anche se il Municipio ha tentato di rassicurare i dubbiosi, alcune domande restano aperte: è opportuno allearsi a una società (Tether) di cui non si conosce la struttura proprietaria, che non è trasparente sui suoi mezzi propri, non ha un bilancio pubblico, non è soggetta a nessun organo di controllo e revisione, e che ha sede in un paradiso fiscale? Se al momento non sembra esserci per Lugano un rischio finanziario c’è però un rischio reputazionale. Come è nata esattamente questa iniziativa: chi ha contattato chi? E quando? Si sono valutate altre opzioni, altri possibili partner, per lanciarsi come "capitale europea della Blockchain"?»

El Salvador, chi è stato l’intermediario?

Baratti, inoltre, punta il dito contro l’accordo tra Città di Lugano ed El Salvador: «Lasciamo pur perdere il fatto che finora il Paese avrebbe perso circa il 60% del denaro pubblico investito in bitcoin. Non ho gli strumenti per negare che la tendenza potrebbe anche invertirsi, ma intanto il Fondo monetario internazionale è molto prudente di fronte all’opportunità di concedere un prestito a questo paese in difficoltà, per la sua criptoavventura». In merito a El Salvador come partner, Baratti ha evidenziato «le evidenti tendenze autocratiche, con l’asservimento del potere giudiziario e la sospensione di alcune libertà costituzionali. Come è avvenuto l’avvicinamento tra Bukele e Lugano? Chi ha fatto da intermediario? Non è che la città di Lugano possa essere usata, e con lei di riflesso il "marchio" svizzero, come fiore all’occhiello o come foglia di fico per il disinvolto agire economico e politico di questo autocrate rampante?»

Il capogruppo dei Verdi chiede inoltre: «Non c’è un forte rischio di diventare una piazza del riciclaggio? È vero che Lugano lo è già stata, ai bei tempi del Plan A, degli italiani con le valigette e con una banca a ogni angolo di strada. Non replichiamo il modello, ormai finito, ma ne rinnoviamo lo spirito? Da lavatrice cartacea a criptolavatrice? Ma Lugano è Lugangeles, borgo di periferia che si vuole centro del mondo inseguendo il profumo inodore dei soldi».

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