Lega, Centro e Ps sostengono il riorientamento verso la partnership pubblico-privata. Plr, Udc e Verdi invece, con sfumature diverse, la criticano.
«Per un certo verso è un passo indietro rispetto alla call for expression of interest del 2020, ma che deve preparare un passo avanti più solido, più condiviso, più a lungo termine e coerente con gli interessi della Città». A dirlo è il municipale Filippo Lombardi, da noi interpellato dopo la notizia diffusa stamattina dalla Città sulla decisione del Municipio di decidere di abbandonare la procedura della call in questione e sostanzialmente di riorientarsi verso una nuova strategia di gestione dello scalo: da interamente privata a una partnership pubblico-privata.
La decisione, spiega il capodicastero Sviluppo territoriale, è stata comunicata lunedì sera alla Commissione della gestione e questa mattina anche ai privati interessati. «Le discussioni, sia ieri sera in Gestione sia stamattina con i concorrenti, sono state molto positive e costruttive – osserva –. Tutti condividono quello che abbiamo visto noi, ossia che non è più possibile sulla base della call del 2020 operare una selezione sulla base di progetti molto diversi fra loro e che non corrispondono alla nuova situazione venutasi a determinare dopo che noi abbiamo cominciato con il Cantone e con la Confederazione a preparare la nuova scheda Psia (Piano settoriale dell’infrastruttura aeroportuale, ndr), in vista del rinnovo della concessione che scade alla fine del 2026».
Lombardi ricorda che per la revisione della scheda si è già perso un ulteriore anno «per via della richiesta del Cantone (a maggio 2023, ndr) di effettuare sin d’ora lo studio idrologico-ambientale di dettaglio sullo spostamento del riale Barboi. Sapendo che la procedura di rinnovo della concessione dura circa due anni, non potevamo attendere oltre». «E poi c’è la questione dell’avvicinamento satellitare che va negoziato con le autorità italiane. Dal nostro punto di vista, è più adeguato che a condurre tutte queste procedure sia l’ente pubblico, con i propri contatti e il proprio peso, piuttosto che degli operatori privati».
La vera notizia tuttavia appare il riorientamento del Municipio verso la partnership pubblico-privato. Perché? «Perché il contesto è cambiato rispetto a tre-quattro anni fa. La call era formulata in modo molto aperto, per scegliere un privato con una sua strategia e insieme portarla avanti a nome suo. Nel frattempo abbiamo visto che la gestione attuale è positiva e quindi ora sappiamo come pilotare l’aeroporto per le future fasi. Riteniamo che serva maggiormente all’aeroporto lavorare su una strategia definita dalla Città e su di una collaborazione fra pubblico e privato ragionata, senza la pressione del tempo che c’era nel 2020 o la paura di perdere milioni. Adesso la situazione è più tranquilla e riteniamo di poterci prendere il tempo per fare delle riflessioni sulla soluzione migliore da attuare».
Questo, alla luce anche dei risultati positivi che sta facendo la gestione attuale? «Sicuro. Da giugno 2020 a dicembre 2022, l’aeroporto ha generato per la Città 2,1 milioni di franchi di utile. A fronte di questi, ci sono stati degli investimenti di 1,3 milioni (ammortizzabili su più anni) per mantenere in esercizio. È quindi oggettivo che la gestione attuale sia positiva per la Città. Siamo d’altra parte coscienti che andranno poi fatti investimenti ben più importanti, per i quali il partenariato pubblico-privato sarà fondamentale». Di stime non si parla ancora, ma da nostre informazioni l’ordine di grandezza è almeno di 20 milioni di franchi. «Nel frattempo, entro fine anno presenteremo un messaggio per investimenti molto più piccoli e urgenti (si parla di circa mezzo milione, ndr)».
Una proposta per la strategia a lungo termine non è attesa invece prima della fine del 2024. Il Municipio la proporrà al Consiglio comunale (Cc) sulla base di quanto suggerirà il nuovo ‘Gruppo di lavoro aeroporto’, diretto peraltro proprio da Lombardi. «Ne faranno parte anche i direttori delle Divisioni comunali interessate – spiega –, quindi Affari giuridici, Finanze e Pianificazione, oltre all’Aeroporto, e due specialisti esterni, un esperto legale e un esperto di organizzazione aeroportuale. Prima di arrivare a proporre una strategia vogliamo anche confrontare gli altri modelli, in Svizzera (Altenrhein, Samedan, Sion, Payerne, Grenchen, ...) e all’estero. Dal paragone fra le formule gestionali esistenti vogliamo arrivare a individuare quella più adatta per Lugano. Fermo restando che i privati saranno sicuramente coinvolti negli investimenti. L’ultima parola spetterà naturalmente al Cc».
E proprio ai capigruppo nel legislativo abbiamo chiesto una reazione a caldo del riorientamento del Municipio. Cominciando, però, dalla presidente della Gestione Giovanna Viscardi (Plr). «Ci è stato fornito un documento informativo abbastanza dettagliato – spiega –, però sull’effettiva strategia che sia ha in mente hanno fatto melina, restando abbastanza vaghi. L’importante è che questa strategia non vada a sovvertire delle decisioni già prese e che ci sia un costante coinvolgimento del Cc nei vari passi che il Municipio intende fare». Su una lunghezza d’onda simile il capogruppo liberale-radicale, Rupen Nacaroglu. «L’abbandono della call era nell’aria e si può comprendere, dato che le circostanze sulle quali si basava sono effettivamente superate – premette –. La preoccupazione però è sulle tempistiche: molta incertezza sul destino dell’aeroporto per tanti anni. E poi, il cambiamento di paradigma a un consigliere comunale non può piacere, perché si distanzia da quel che era stato votato. Ho fiducia che si facciano le cose in maniera giusta, però sentirsi dire che ancora fino alla fine del 2026 non sapremo cosa ne sarà dell’aeroporto, non piace. L’aeroporto è un valore aggiunto per questo territorio, vorremmo che venisse valorizzato a dovere. Ma quest’incertezza non gli giova».
Più netta è la critica espressa dall’Udc. «La decisione di annullare la call del 2020 può essere valutata come appropriata, considerato come il proseguo della procedura in un contesto mutato avrebbe presentato possibile insidie dal profilo giuridico – premette la capogruppo Raide Bassi –. Mal si comprende tuttavia l’intenzione del Municipio di voler proporre una gestione dello scalo attraverso un partenariato pubblico-privato, che stride con la volontà già espressa dal Cc di privatizzarla. Ciò limiterebbe la libertà imprenditoriale del privato, che non potrebbe implementare in modo indipendente la propria visione dello scalo. Senza contare che le imminenti elezioni comunali del 2024 assorbiranno parecchio tempo ed energie, e probabilmente non lasceranno spazio a un progetto di tale portata. Continuare a temporeggiare e rimescolare le carte, percorrendo strade in precedenza già battute, comporta il rischio di incappare nuovamente in esiti non propriamente di successo. Per questi motivi il gruppo Udc esprime il proprio dissenso e disappunto nei confronti di questo cambio radicale di strategia», conclude la consigliera comunale.
Tra le fila dei contrari, e non è una novità, anche i Verdi. «Anche se ultimamente non ha più generato deficit, restiamo dell’idea che l’aeroporto vada dismesso, per ragioni di altra natura: ambientale, sociale, pianificatoria – spiega il capogruppo Danilo Baratti –. Opzione che non è però all’ordine del giorno. In merito al nuovo orientamento del Municipio, vanno sottolineate due cose positive: il tentativo di superare quella ‘call of interest abborracciata che ha generato solo pasticci e l’intenzione di chiarire forme e condizioni per il futuro passaggio ordinato a una gestione privata. Dal punto di vista ci chi vuole la continuità dello scalo mi pare un passo sensato. Ma, ripeto, non è il nostro punto di vista».
A sinistra c’è però anche chi plaude alla decisione municipale. «Annullare la prima ‘call of interest’ e volersi cimentare in un secondo bando maggiormente strutturato e ponderato per cercare nuovi partner privati seri che portino progetti realistici e sostenibili per l’aeroporto di Lugano è una decisione responsabile – osserva il capogruppo del Ps Carlo Zoppi –. In effetti le condizioni disperate che avevano costretto alla prima ricerca sono per fortuna cambiate e il Municipio non è più pressato dall’urgenza di trovare in fretta e furia un partner con il rischio di dover accettare condizioni sfavorevoli alla Città. Il percorso presentatoci vedrà il Comune impegnato almeno per i prossimi tre anni con tappe chiare e almeno due messaggi municipali che permetteranno al Cc di esprimersi e di dare indicazioni. Non mancheremo certamente di dire la nostra nelle sedi opportune con l’obiettivo di avere uno scalo autosufficiente dai finanziamenti comunali e sostenibile nel tempo».
I più entusiasti di tutti sono in ogni caso i leghisti. «Non abbiamo mai sostenuto questo passaggio ai privati (che la Lega infatti non aveva votato in Cc, ndr), perché abbiamo sempre creduto in un aeroporto a servizio della Città – conferma il capogruppo Lukas Bernasconi –. Siamo soddisfatti della decisione e crediamo che da questa nuova impostazione possa uscire qualcosa di positivo, per evitare errori già commessi in passato come quando non sono stati ripresi gli hangar lasciati dalla Swissair. L’aeroporto è strategico per la Città e quindi è fondamentale che vi si faccia un’attività funzionale allo sviluppo di Lugano e che l’ente pubblico mantenga un controllo sulla gestione». E il fatto, come osservano i contrari, che un indirizzo sia già stato votato non è un problema? «No. Perché le condizioni di base sono cambiate».
Quest’ultimo aspetto – come anche il dilatamento dei tempi sollevato dal Plr – rientra fra le criticità riconosciute dal Centro, che tuttavia sostiene il proprio capodicastero. «Non siamo stati colti del tutto di sorpresa dalla decisione – ammette il vicecapogruppo Michele Malfanti –, perché si era capito che la procedura era diventata un po’ stanca e che nelle mutate condizioni non aveva più molto senso che venisse portata avanti. Personalmente sono piuttosto sollevato che la Città voglia riprendere una briglia più corta nella strategia di gestione dell’aeroporto. Le offerte pervenute erano molto eterogenee e può darsi non rispecchiassero gli obiettivi strategici che è giusto porsi come Città, perché lo scalo è sicuramente una risorsa strategica. Il fatto che ci siano una decisione del Cc e che i tempi si allunghino sono due aspetti critici, ma la rinnovata volontà di impegnarsi del Municipio ci fa guardare con maggior serenità anche a essi».
Il riposizionamento dell’esecutivo spacca dunque il Cc, riportando l’aeroporto prepotentemente fra i temi di campagna elettorale a meno di un anno dalle elezioni. Ma se la maggior parte degli interpellati non sono rimasti stupiti dalla decisione, non altrettanto si può dire di chi si era fatto avanti tre anni fa per gestir lo scalo. Tre le cordate superstiti, ricordiamo: gli AA/p Amici dell’Aeroporto rappresentati dal capofila Sir Lindsay Owen-Jones, il Consortium Lugano Airport che ha riunito quattro gruppi iniziali, la Marending-Artioli and Partners. Proprio il rappresentante di questi ultimi, Rolf Marending, ci confessa che «la notizia è ancora molto fresca, esprimersi compiutamente è prematuro. Inoltre, alcuni membri del gruppo sono all’estero. Settimana prossima ci incontreremo e ne discuteremo. L’unica cosa che posso dire attualmente è che non me l’aspettavo. Pensavo che mi chiamassero per dirci che ci sarebbe stato un rinvio della call ma non un annullamento». «No comment», per ora, invece da Sir Lindsay Owen-Jones.