Licenziato il messaggio municipale per l’acquisto dello storico stabile di Besso. Un’operazione che, spiega Badaracco, genererà 55 milioni di investimenti
Da storica sede della Radio della Svizzera italiana a Città della Musica. Questo il destino dello stabile di Besso, per il quale il Municipio di Lugano ha licenziato un messaggio municipale contenente la richiesta di credito di 21,25 milioni di franchi per acquistare l’edificio. Previo assenso del Consiglio comunale, dunque, la struttura ospiterà il Conservatorio della Svizzera italiana (Csi) e la Fonoteca nazionale svizzera (Fns), entrambi adiacenti all’attuale sede Rsi di Besso. Oltre ad altre realtà attive nel settore musicale. Verrà così a formarsi un nuovo polo di competenze dedicato alla produzione, alla conservazione e anche alla formazione in ambito musicale.
«Si tratta di un grandissimo progetto strategico – per il capodicastero Cultura Roberto Badaracco –. Un progetto che inizialmente sembrava non dovesse andare in porto o che avesse difficoltà insormontabili. Invece, per fortuna si è compresa l’importanza di creare il Polo della Musica. Un albero forte come il Lac ha possibilità di crescere solo se le radici, cioè tutto ciò che gli sta attorno, gli danno la linfa per crescere. Siamo convinti che il Lac per svilupparsi ulteriormente abbia bisogno di poli settoriali, nelle retrovie, che fungano da sostegno affinché Lugano diventi effettivamente una città di cultura come ambivamo quando è stato inaugurato il Lac. Poi c’è da fare un lavoro sul territorio, sul tessuto, e lo stiamo facendo con gli operatori culturali». L’obiettivo dunque è realizzare un vero e proprio polo, e per muoversi la Città ha stretto accordi con diversi partner, tre in particolare: la Ssr, il Csi e l’Fns.
Con la Ssr, c’è l’impegno a costituire un diritto di compera entro il 31 marzo del 2025 («se entro quella data non saranno in grado di liberare gli immobili, corrisponderanno un affitto al Comune» precisa il vicesindaco). Due le convenzioni invece, con Fns e Fondazione del Csi, per un diritto di superficie per sé stante della durata di 99 anni. Conservatorio e Fonoteca, ricordiamo, attualmente sono ospitati nel Centro San Carlo, che dovranno tuttavia lasciare entro il 2026 perché lo stabile passerà di mano dall’attuale proprietà, la Diocesi, alla Moncucco Sa che utilizzerà gli spazi per ampliare le strutture della clinica. Ma i soggetti coinvolti sono molti altri: l’Orchestra della Svizzera italiana (Osi) e i Barocchisti, ad esempio, che resteranno senza sede in quanto attualmente svolgono le proprie attività nell’immobile della Rsi. E poi il Coro della Rsi e la Rsi stessa con alcune sue determinate competenze, come anche la Suisa: la società di gestione dei diritti d’autore sarà rappresentata negli stabili con un ufficio. «La definiamo ‘Città’ perché avrà tante anime al suo interno – la precisazione di Luigi Di Corato, direttore Divisione attività culturali –. Siamo molto contenti perché si tratta di un progetto suffragato da cinque lettere di intenti, con accordi già siglati fra i soggetti coinvolti». «E altri ve ne saranno – aggiunge Badaracco –: ci saranno spazi per chi è attivo sul territorio, per il coworking, vogliamo coinvolgere tutti. In un quartiere che merita di avere qualcosa di importante, che negli ultimi anni sta attraversando cambiamenti che lo hanno un po’ sfregiato».
«Il progetto – per il direttore della Rsi Mario Timbal – è molto importante perché si inserisce in un momento di passaggio significativo, con la centralizzazione delle attività a Comano, con tutto quanto di positivo che questo comporta, e dall’altro lasceremo questo luogo storico che si orienterà in toto alla musica. Si tratta di una soluzione vincente per tutti. A noi in particolare permetterà di valorizzare quelle competenze, anche formative, che sono proprie della Rsi, come ad esempio gli studi di registrazione e le competenze dei tonmeister (che resteranno a Besso, ndr)». E chi rimane in città sono anche Csi e Fns, che hanno seriamente corso il rischio di dover lasciare Lugano rispettivamente addirittura il cantone, come sottolineato da Ina Piattini (presidente della Fondazione Csi) e Günther Giovannoni (direttore Fns).
Questo scenario è stato tuttavia evitato e, come riassunto da Badaracco, si è creata la «giusta costellazione», che da un lato permetterà di salvaguardare e valorizzare degli edifici, qual è la Radio Rsi, che sono dei beni architettonici protetti situati in un comparto residenziale e pregiato. E dall’altro, di garantire interessanti scenari di sviluppo. «Csi e Fns investiranno 55 milioni di franchi (45 il Conservatorio e 10 la Fonoteca, ndr) per ammodernare gli spazi e per realizzare un nuovo volume». Csi e Fns saranno infatti installati in due edifici distinti, ma entrambi hanno esigenze di nuovi spazi. Il Conservatorio – circa 1’500 allievi e un centinaio di dipendenti – necessita di due aule per la ripetizione dei cori e delle orchestre con organo, di quattordici aule per l’insegnamento e lo studio delle percussioni, degli ensemble e delle performance. E di una sala prove per un’orchestra sinfonica e 300 posti per il pubblico: un auditorio simile a quello esistente («e già previsto nella domanda di costruzione iniziale presentata decenni fa» ricorda Di Corato), del quale si sanno ancora pochi dettagli perché questi verranno definiti dal progetto, «ma non stravolgerà il sedime». Il bando è previsto l’anno prossimo, e si dovrebbe arrivare alla pubblicazione della domanda di costruzione per il 2025. Di certo, si sa che sarà necessaria una modifica pianificatoria per aggiornare la destinazione, attualmente vincolata agli utilizzi della Rsi. La Fns dal canto suo necessita di più spazi per gli archivi e uno spazio per la didattica, che potrebbero essere ricavati con l’aggiunta di un seminterrato e di un piano su quello attuale.
A proposito di Consiglio comunale, il Municipio si augura che il legislativo approvi il messaggio entro la fine dell’anno, mentre nella primavera del 2024 ci si aspetta che passi dal Gran Consiglio, dato che il Cantone dovrebbe contribuire all’investimento da 55 milioni. «Il Cantone ha dato la garanzia per un importante contributo – la rassicurazione del sindaco Michele Foletti –, quantomeno per l’investimento. Per l’acquisto, al momento no. Ma dopo che passerà in Cc chiederemo una partecipazione. D’altra parte si tratta di un progetto di respiro non solo comunale e, prima che le trattative si interrompessero, il Cantone aveva manifestato forte interesse dimostrandosi parte attiva nelle discussioni». Il sindaco ha precisato che in ogni caso la soluzione trovata permetterebbe «una sostenibilità finanziaria» al Comune, dato che sarebbero garantiti degli ammortamenti importanti. Tornando alla tabella di marcia, per agosto 2027 dovrebbero essere consegnati gli stabili ristrutturati e per l’agosto dell’anno successivo l’inaugurazione della nuova costruzione. «La musica sta diventando un ambito importante non solo a livello culturale, ma anche economico – l’aggiunta del sindaco –. Secondo la Mappatura degli operatori musicali attivi nel Luganese, sono oltre 7’000 le persone direttamente coinvolte nel settore musicale e oltre 3’000 gli allievi. Le attività culturali generano ricavi per 28 milioni di franchi all’anno nella regione. È un progetto importante, che genererà un arricchimento per la città e un miglioramento della diversificazione dell’economia e dell’offerta di posti di lavoro». E a proposito di soldi, Foletti ha precisato che si tratta di un buon prezzo di acquisto, considerando che si era partiti da 25 milioni con le trattative e che in operazioni di acquisto simili condotte dalla Ssr in Svizzera tedesca e francese i prezzi di cessione sarebbe stati molto più elevati: «Con noi hanno avuto un occhio di riguardo».