Quasi pronta la richiesta di credito, ma prima il Municipio di Lugano vuole convocare la Commissione composta da capigruppo e presidenti di partito
Deve poter stare in piedi e camminare con le proprie gambe la prospettata acquisizione dello stabile Rsi di Besso da parte della Città. L’operazione riguarda anche altri attori interessati alla creazione di un centro di competenza musicale. Rappresenta tuttavia un impegno economico significativo per le casse di Lugano. Un impegno quantificato in poco più di 21 milioni di franchi: si aggirerà attorno a questo ordine di grandezza la richiesta di credito a cui sta lavorando il Municipio. Il messaggio è in fase di ultimazione, ma in concomitanza con la presentazione, l’esecutivo vuole coinvolgere tutta la politica cittadina, convocando la Commissione Interpartitica (che mette attorno a un tavolo i capigruppo in Consiglio comunale e i presidenti delle sezioni).
L’intento è quello di creare consenso attorno al progetto, convincendo gli scettici in merito alla sostenibilità finanziaria dell’acquisto del bene culturale protetto. C’è infatti già qualche consigliere comunale che ha sollevato critiche, puntando il dito sull’ingente investimento a carico della Città. Critiche non ancora meglio precisate ma che alcuni esponenti di Lega dei ticinesi e dell’Udc esprimeranno in occasione della presentazione del messaggio all’Interpartitica, che verrà indetta tra la fine del prossimo mese di agosto e l’inizio di settembre. Il Municipio di Lugano vuole far conoscere nel dettaglio il dossier e ottenere quel consenso necessario affinché l’iniziativa possa essere sostenuta dalla maggior parte del Consiglio comunale.
Nel merito, a che punto siete? «Stiamo perfezionando l’impalcatura di sostenibilità finanziaria – risponde Roberto Badaracco, vicesindaco di Lugano e titolare del Dicastero Cultura, sport ed eventi –. Il progetto è importante per il futuro della Città, lo riteniamo strategico perché si vuole riguadagnare un comparto, quello della Rsi di Besso, che verrebbe riqualificato e contiene un bene culturale tutelato. L’operazione è inoltre rilevante per promuovere il progetto di Casa della musica, per il quale il Conservatorio dovrebbe mettere sul tavolo 40 milioni di franchi. I risvolti sono dunque significativi non solo dal profilo economico, ma anche dal punto di vista culturale, perché si propone la creazione di un centro di competenza musicale». Come noto, i partner principali della Città sono la Fonoteca nazionale, il Conservatorio della Svizzera italiana e l’Orchestra della Svizzera italiana (Osi).
«Con la Fonoteca, l’accordo è già stato raggiunto – spiega Badaracco –, mentre stiamo lavorando assieme al Conservatorio che vorrebbe costruire un nuovo volume». Anche l’Orchestra della Svizzera italiana (Osi), coinvolta fin dall’inizio, resta un attore principale del progetto, conferma il vicesindaco. Sono inoltre previste sale da mettere a disposizione di altre realtà presenti sul territorio. Insomma, sta prendendo una forma concreta quella che fino a qualche anno fa era soltanto un’idea: realizzare a Besso il cosiddetto Polo della musica. L’accordo sul prezzo d’acquisto degli studi di proprietà della Ssr è stato individuato da tempo ma dovrà essere prorogato con il diritto di compera esteso di qualche anno e le modalità per spalmare l’investimento su alcuni anni, mentre risale all’estate del 2019 la rinuncia all’investimento da parte del Consiglio di Stato. Dal canto suo, la Rsi ha già pianificato lo spostamento di tutta la produzione a Comano.
Per il Municipio, conferma Badaracco, l’operazione rappresenta «un valore aggiunto a livello musicale per la città e per tutto il Ticino». Un’operazione che consentirebbe, aggiungiamo noi, di riaffermare quella vocazione culturale di Lugano risalente ai lontani anni Cinquanta del secolo scorso. Fu proprio grazie al contributo sostanziale della Città a dare il là alla nascita del nuovo studio radio di Besso, tramite il finanziamento dell’acquisto del terreno lungo via Canevascini. Allora Municipio e Consiglio comunale di Lugano stanziarono la somma necessaria all’acquisizione dell’immobile, con in mano l’impegno sottoscritto dall’ente radiotelevisivo a utilizzare il terreno a tale scopo e, sempre dalla politica, giunse l’esclusione di qualsiasi altra destinazione del comparto.