Condannato a 36 mesi (di cui 16 da scontare) un 50enne imprenditore che ha agito a Lugano e Brescia tra gennaio e ottobre 2020
Ha ammesso tutti i fatti il 50enne cittadino italiano comparso questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano per rispondere di truffa per mestiere, truffa, falsità in documenti e riciclaggio di denaro. Fatti commessi tra il gennaio e il 27 ottobre 2020 a Lugano, Brescia e in altre imprecisate località. Con procedura di rito abbreviato, il giudice Amos Pagnamenta lo ha condannato a 36 mesi di carcere, di cui 16 da scontare e 20 sospesi per un periodo di prova di 2 anni. L’uomo è stato espulso dalla Svizzera per 5 anni.
Il nome dell’imprenditore è legato all’inchiesta che, nel giugno scorso, ha portato alle condanne – a pene tra i 14 e i 36 mesi – di quattro cittadini italiani residenti nel Luganese. Il procedimento a carico del 50enne è stato disgiunto in quanto l’uomo si trovava in carcere in Slovenia, in attesa di estradizione. Come si legge nell’atto d’accusa della procuratrice pubblica Chiara Borelli, in aula era presente la collega Anna Fumagalli, in correità con due imputati del processo di giugno, l’uomo ha allestito la documentazione per avvalorare un prestito obbligazionario tra due società di sua proprietà. "Un prestito in realtà fittizio e finalizzato unicamente alla raccolta di capitali di terzi e da utilizzare per i propri interessi e consumi personali". Un agire che, per quanto riguarda il reato principale di truffa per mestiere, ha portato a un guadagno di 1’332’015 euro e oltre 113mila franchi. Il motivo che ha spinto il 50enne, difeso dall’avvocato Pascal Delprete, alla truffa è stata la volontà di «recuperare un debito nei miei confronti» a seguito di «soldi persi in Borsa». Parlando del suo futuro, l’imputato ha affermato che «lavorerò nell’impresa di famiglia dei miei fratelli». A oggi, infine, si sente «frastornato a causa dei 12 mesi di detenzione trascorsi tra la Slovenia e qui».