La Carp conferma la pena all’imprenditore condannato per aver ottenuto indebitamente 660mila franchi per due società luganesi. Annullata però l’espulsione
Parzialmente accolto il ricorso in Appello di un imprenditore condannato nel dicembre 2020 per truffa: era stato uno dei primi processi in Ticino riguardo ai crediti Covid. L’uomo, un 49enne italiano, e il suo fiduciario, un ticinese di 53 anni, erano riusciti a ottenere 660mila franchi fornendo bilanci fasulli di due società. I soldi sarebbero stati usati in particolare per spese personali, come auto e orologi di lusso. L’imputato principale era amministratore unico e membro del Consiglio d’amministrazione di due ditte luganesi. I fatti risalivano a marzo 2020 ed erano emersi a luglio dello stesso anno.
L’imprenditore si era rivolto alla Corte di appello e revisione penale (Carp) di Locarno, chiedendo il proscioglimento da tutte le imputazioni e l’annullamento dell’espulsione di cinque anni dalla Svizzera decretata in primo grado dal giudice Amos Pagnamenta. E proprio quest’ultima richiesta è stata accolta, come pure il proscioglimento dall’imputazione di esercizio abusivo della professione di fiduciario. Confermate invece le condanne per ripetuta truffa, ripetuta falsità in documenti e amministrazione infedele aggravata.
Respinto, invece, l’Appello del procuratore pubblico Daniele Galliano che chiedeva che l’imputato venisse condannato anche per i due reati per i quali era stato prosciolto in prima istanza: infrazione alla Legge federale sulla vecchiaia e i superstiti (Lavs) e infrazione alla Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (Lpp), per le quali chiedeva una pena pecuniaria.
Alle Assise criminali di Lugano, l’imprenditore era stato condannato a 28 mesi di detenzione, di cui due sospesi per due anni. Al suo fiduciario, invece, erano stati inflitti 12 mesi integralmente sospesi. Per parte dei fatti era stato assolto il contabile: un pensionato luganese accusato di complicità in truffa.