In vista delle nuove restrizioni federali anti-Covid, operatori e negozianti navigano a vista mentre la Città teme la chiusura delle attività culturali
Non c'è più quella voglia di lottare come durante la prima ondata di coronavirus che ha colpito duro la scorsa primavera. Ora nelle parole di Alex Moscatelli, gestore del ristorante Orologio di Lugano, c'è preoccupazione ma prevale la rassegnazione: «In queste condizioni in cui le regole continuano a cambiare ogni due o tre giorni, non si riesce nemmeno a pianificare il menu di Natale. La sensazione è quella di subire, purtroppo si naviga al buio». Una sensazione di impotenza che stanno vivendo anche altri suoi colleghi ristoratori non solo di Lugano. «Quanto parlo dell'impossibilità di pianificare, intendo pianificare il futuro che per un imprenditore è tutto. Sto parlando di lavoro, del mio lavoro e di quello dei miei dipendenti. La soluzione non può essere quella di elargire indennizzi. La gente e la clientela in generale in questo clima ha meno voglia di uscire», conclude Moscardini.
«MI chiedo perché lasciare aperto due giorni di fila - il sabato e la domenica - sarebbe peggio che uno solo. Avere a disposizione soltanto il sabato per fare compere, convoglia più persone nei negozi, almeno per tutti quelli che lavorano a tempo pieno. Lasciando aperto anche la domenica in questo periodo festivo, idealmente, la clientela verrebbe 'diluita' su due giorni creando meno problemi di distanza fra le persone e inferiori possibilità di assembramento». È perplesso Rupen Nacaroglu, presidente della Società dei commercianti di Lugano, in merito alle misure in consultazione a livello federale. La prospettata chiusura delle domeniche 'natalizie', se fosse confermata, avrebbe contraccolpi pesanti per gli operatori della città. Nacaroglu tiene tuttavia a precisare che in nessun modo intende mettere in dubbio la necessità di contenere le misure per contenere la diffusione del coronavirus: «Ribadisco che io come tutta la categoria abbiamo a cuore il sistema sanitario. Rispettiamo e rispetteremo le decisioni dell'autorità».
La perplessità del presidente della Società dei commercianti di Lugano è però relativa alla gestione della pandemia negli ultimi mesi: «Col senno di poi, mi pare si possa dire che è stata una scommessa persa la strategia dei 'piccoli passi'. Sarebbe stato meglio introdurre chiusure in novembre come hanno fatto i cantoni romandi. L'auspicio è ora che Confederazione e Cantone valutino e introducano misure economiche compensative, serie, efficaci e puntuali se si volessero implementare ulteriori restrizioni oltre a quelle già attivate. Questo è l'unico modo per pretendere serenità da parte degli operatori, che in questi mesi si sono dati da fare investendo per garantire a loro spese il rispetto delle distanze, l'ingresso limitato ai negozi e tutti gli interventi richiesti dalle autorità». D'altra parte, con le attività culturali ridotte ai minimi termini e a rischio di chiusura definitiva, se venerdì il Consiglio federale confermasse le indiscrezioni emerse, i locali pubblici e i ristoranti con le apertura limitate, la gente tende a riversarsi nei grandi centri commerciali, dove ci sono stati assembramenti negli ultimi giorni.
Le decisioni di Berna non dovrebbero avere ripercussioni sui mercatini e le casette allestite in città. Queste ultime sono state 'spalmate' in diverse piazze di Lugano, rispettano le distanze ed è annunciato un servizio di controllo per evitare assembramenti. Tanto che alcuni candidati hanno rinunciato perché era stata assegnata loro una postazione troppo discosta dal centro. Mercatini e casette non dovrebbero sottostare alle restrizioni previste e potrebbero rimanere aperti fino alle 19. Il Municipio ne riparlerà nella seduta odierna ma non dovrebbe cambiare idea sul loro mantenimento. Il titolare del Dicastero cultura, sport ed eventi di Lugano Roberto Badaracco teme che le nuove misure possano compromettere definitivamente le attività culturali e museali: «Sarebbe un disastro». Anche le autorità cittadine stanno facendo il punto della situazione in queste ore in cui la situazione rimane comunque fluida e in divenire.