Campagna accesa in collina in vista del 29 novembre, quando i cittadini dovranno esprimersi sul referendum contro il credito da 1,8 milioni per la struttura
Una necessità indispensabile per dare un decoro al paese e per mettersi al passo dei tempi sul fronte dell'ecologia. O piuttosto una struttura di lusso eccessiva per le esigenze della comunità? Il 29 novembre i cittadini di Origlio dovranno dare una risposta a questa domanda, accogliendo o respingendo il referendum lanciato da Lega e Udc contro il credito da 1,825 milioni di franchi per la realizzazione di un ecocentro e l'acquisto di un trattore con rimorchio. Un tema che ha infuocato gli animi nel solitamente tranquillo comune residenziale, causando anche il passaggio dal Plr al gruppo Lega-Udc di alcuni rappresentanti politici comunali. Fra questi, il consigliere comunale Marco Castelli, che abbiamo interpellato per il fronte dei contrari in contrapposizione al sindaco Alessandro Cedraschi, rappresentante del Municipio e dei favorevoli al progetto.
«Il loro progetto è stato sviluppato prima dell'introduzione della tassa sul sacco (a Origlio in vigore dal 1° gennaio 2019, ndr), mentre tutto il settore dei rifiuti sta evolvendo molto velocemente – evidenzia Castelli –. Oggi, i rifiuti sono diventati un business, ci sono privati che a basso costo vengono a domicilio a raccoglierli. Rischiamo di ritrovarci con un ecocentro da 1,8 milioni e da pagare nei prossimi cinquant'anni, che magari non utilizziamo più perché nel giro di un paio d'anni il settore si rivoluziona». «È un progetto che abbiamo intrapreso circa dieci anni fa – conferma il sindaco –. Sul territorio abbiamo diversi punti di raccolta per rifiuti, sono dispersivi e si è pensato quindi di fare come in altri comuni: un ecocentro dimensionato all'oggi ma guardando anche al futuro. Il nostro è un paese che avrà ancora uno sviluppo, ha una vocazione residenziale, una buona qualità di vita».
La struttura dovrebbe sorgere all'uscita del paese in direzione di Ponte Capriasca, sul lato destro della strada cantonale. Il terreno – «l'unico disponibile e attrezzabile che abbiamo trovato in tutto il comune» sottolinea il sindaco – è attualmente boschivo ed è stato acquistato da dei privati. Nel 2017 e rispettivamente nel 2019 il Consiglio comunale (Cc) e il Consiglio di Stato hanno approvato le varianti di Piano regolatore per adeguare la destinazione dell'area, dopo che «abbiamo fatto fare tutti gli studi di fattibilità necessari». «I messaggi precedenti e quest'ultimo sono passati all'unanimità in Municipio e sono passati con ampia maggioranza in Cc. C'era il sostegno anche di quei partiti, Lega e Udc, che oggi si oppongono – aggiunge Cedraschi –. Dopo che è passato in Cc è saltata fuori l'idea che non andasse bene, perché era necessario risparmiare. Ma sono scuse: il Comune è florido e può permettersi di realizzare l'opera oggi che ha la possibilità di farlo. Non verrà toccato il moltiplicatore d'imposta, ci sarà soltanto un adeguamento minimo della tassa sul sacco, di poche decine di franchi all'anno».
Uno dei principali argomenti sollevati dai contrari in effetti è quello finanziario. Inizialmente, per l'ecocentro si parlava di 975'000 franchi, esclusi però contenitori, cassoni e arredo di altro genere. Dopo aver incaricato uno studio d'ingegneria di allestire il progetto definitivo, la somma però è lievitata a circa 1,8 milioni. «Comprende tutto quel che serve per un ecocentro in ordine: collegamenti fognari, pavimentazione speciale, acquisto di macchinari per trasporti indipendenti, videosorveglianza. Non facciamo qualcosa in più: facciamo quel che è necessario conformemente alle leggi attuali – sostiene il sindaco –. È un progetto serio, ponderato e che rispecchia le necessità del comune. Non è sovradimensionato». Di avviso differente il consigliere comunale: «I costi sono spropositati. Il progetto è esagerato e si vuol fare tutto in casa, ma alcuni servizi si potrebbero benissimo esternalizzare riducendo i costi. Già solo il prezzo di acquisto delle benne mi sembra eccessivo: con quell'importo si potrebbero noleggiare per quindici anni, e tanto non durano. Inoltre, per tenere i costi contenuti si prospetta di aprire solo un giorno e mezzo alla settimana, ma è insufficiente. Si dovrà quindi aprire di più e i costi di gestione lieviteranno». Per effettuare l'investimento il Comune dovrà accedere a un credito bancario di 1,5 milioni e Castelli ricorda che «a causa della pandemia ci aspettano tempi difficili. Non perché abbiamo ridotto la tassa base e il moltiplicatore adesso dobbiamo andare di nuovo a mettere mano nelle tasche dei cittadini. Se con una mano do e con l'altra tolgo, alla fine siamo sempre in pari».
Secondo Castelli – che, dopo aver fatto alcune proposte «inascoltate» in Cc, ha scelto la via del referendum raccogliendo oltre duecento adesioni – le alternative non mancherebbero. «Basta guardarsi intorno: a Ponte Capriasca ad esempio raccolgono gli ingombranti due volte all'anno. Per il resto hanno una convenzione con l'ecocentro Serta e tramite un sistema di tessere ottenibili in cancelleria i cittadini possono liberarsi degli ingombranti anche fuori dai due periodi previsti dal Comune. Inoltre, dall'introduzione della tassa sul sacco i rifiuti solidi urbani (Rsu) sono diminuiti del 30%. Si potrebbero quindi adeguare tutti gli attuali punti di raccolta di rifiuti per accogliere tipologie diverse, non solo Rsu come vorrebbe il Municipio». «Centralizzare ci sembra più corretto – spiega il sindaco –, sia per evitare un traffico parassitario, sia per una questione di decoro».
Sì, perché un'ulteriore questione riguarda la presentabilità degli attuali punti di raccolta, di quello principale dietro alla casa comunale in particolar modo (vedi foto). «C'è un disordine generale, con dei cassoni di plastica, su un parcheggio comunale che non è affatto bello da vedere, è preso d'assalto in maniera sconsiderata e dobbiamo far capo a più ditte per mantenerlo – osserva Cedraschi –. È un posto inadeguato, perché vogliamo utilizzare quella piazza per quel che è stata costruita: parcheggi per automobili, che a Origlio mancano sia per la popolazione che per i visitatori. Oggi abbiamo grosse difficoltà durante i weekend di bel tempo o gli eventi». «La situazione attuale non è bellissima e si potrebbe far di meglio – concorda Castelli –. Noi proponiamo però di spostare il punto di raccolta attuale più vicino alle benne del verde. Sono sufficienti 300 metri quadri. Per sei interrati bastano 300'000 franchi». «Sono cifre senza il supporto di un progetto concreto. Con quella somma, al giorno d'oggi, si fanno al massimo due interrati e non un punto di raccolta completo. Il nostro scopo è realizzare un'opera che non disturbi e che sia confacente al tenore di vita dei nostri concittadini, che abbia un suo decoro, che i rifiuti siano separati in modo adeguato e che ci sia un controllo» conclude il sindaco.
Qualora il referendum non passasse e il progetto andasse in porto, sarebbe pronto entro la fine del 2021: quasi un anno dopo l'apertura inizialmente prevista per il prossimo 1° gennaio.