In caserma attività alleggerita. La vicenda è ora oggetto di una indagine, affidata alla giustizia militare
È stato pesante lo choc alla caserma di Isone per la morte di una recluta dell'esercito, deceduta martedì mattina nel corso di una marcia individuale. Una 'marcia di prestazione' precisamente sulla distanza di sei chilometri e mezzo in direzione dell'Alpe del Tiglio. Un tipo di performance sportiva abituale durante l'istruzione dei granatieri, corpo d'élite dell'esercito. I fatti già ieri sono apparsi abbastanza chiari: il giovane, un 21enne vodese, è deceduto probabilmente per un malore dovuto allo sforzo fisico di questo esercizio, che contempla una marcia a passo elevato o trasportando del carico.
La vicenda è ora oggetto di una indagine, affidata alla giustizia militare. «Per noi è stato un fatto molto tragico, come ho detto ieri, ma adesso il caso è nelle mani della giustizia militare, perciò come Armée Suisse non vogliamo più esprimerci, anche per non influenzare la giustizia» ci risponde il portavoce dell'esercito Stefan Hofer. Indagine aperta dunque a Isone e bocche chiuse appena a Bellinzona. Impossibile contattare ieri Norman Gobbi, direttore del Dipartimento Istituzioni, quello competente per le questioni legati all'esercito, abbiamo sentito Ryan Pedevilla, capo della Sezione del militare e della protezione civile. Anche lui ha però declinato le domande che gli abbiamo posto: "c'è un'inchiesta aperta, tutto è in mano a un giudice istruttore, non abbiamo niente da comunicare".
Si aspettano insomma i riscontri dell'inchiesta, che a quanto pare cercherà di indagare sulla situazione fisica della vittima, un 21enne di Losanna. Il giovane, che procedeva da solo, è stato trovato già privo di vita sul bordo del percorso, e sono risultati inutili i tentativi di una rianimarlo.
Nel frattempo qualcosa a Isone è già stato messo in atto. "Sì, già da ieri i militi sono seguiti da un care team (il gruppo di sostegno psicologico ndr) che è ancora presente e a disposizione. Visto quello che è successo, l'attività militare è stata adattata, nel senso che il programma di istruzione prosegue, ma sono stati sospesi i test e gli esercizi più duri" ci dice ancora Stefan Hofer. Una misura di riguardo verso le reclute, provate psicologicamente dall'accaduto. Una sospensione provvisoria, verosimilmente, dal momento che la formazione dei granatieri verte, nella sua fase iniziale,e su una selezione piuttosto dura sul piano fisico, comprendente esercizi come quello costato la vita al giovane losannese.
La scuola reclute funestata dal decesso della giovane recluta era iniziata lo scorso 6 luglio. Delle 23 settimane di scuola, le prime sette, dunque questo periodo, sono dedicate a test piuttosto impegnativi sul piano atletico e su quello psicologico. Bisogna aggiungere che una prima selezione viene già praticata prima dell'ingresso nel corso vero e proprio. Per diventare aspiranti granatieri, al corso bisogna aver totalizzato un minimo di 90 punti. A questo 'target' iniziale si aggiungono esami di carattere medico, psicologico e fisico, e questo per minimizzare il tasso di fallimento nella fase successiva in caserma., dal momento che quello dei granatieri è considerato un corpo d'élite. Tali premesse rendono ancora più misterioso cioè che è accaduto martedì tra la piazza d'armi e l'Alpe del Tiglio, visto che lo stato di salute del giovane vodese dovrebbe essere stato analizzato in modo più approfondito rispetto alla media delle reclute dell'Armée. Infatti sembra che il giovane presentasse un buono stato di forma fisica.
In giornata hanno detto la loro i Giovani socialisti (Giso) e Generazione giovani. La Giso ha parlato di una morte inevitabile, di "un esercito di milizia del tutto insensato se contestualizzato nella situazione geopolitica attuale". "Addestrare a scenari insensati giovani apprendisti e studenti è sbagliato e come abbiamo visto, a volte anche mortale. Affermazioni rintuzzate da Generazione giovani (Ppd): "Non possiamo tollerare che simili tragedie vengano utilizzate e strumentalizzate per mera propaganda elettorale. Siamo dunque profondamente delusi dalla presa di posizione della Gioventù Socialista che, al posto di chiudersi in un rispettoso cordoglio, si è gettata all'attacco con un comunicato screditando l'esercito e il corpo scelto (composto da volontari) dei granatieri. Si può dunque essere di opinioni contrastanti, ma riteniamo che ci sono altre occasioni per portare avanti le idee della sinistra per una Svizzera.