I Cantoni alpini sono contrari all'abolizione del valore locativo che si profila dalle discussioni a Palazzo federale. ‘L'alternativa lascia dubbi’
Sono tempi di difficoltà e preoccupazioni per le casse dei Cantoni, specialmente quelli della regione alpina come il Ticino. Sul tavolo della politica federale c’è infatti il dossier dell’imposizione del valore locativo. Una sua abolizione, anche se parzialmente compensata, spaventa i Cantoni. Specialmente quelli con un alto numero di residenze secondarie. “Un cambio di sistema nell’imposizione del valore locativo causerebbe ingenti perdite fiscali ai danni di Confederazione e Cantoni – scrive la Conferenza dei Cantoni alpini –. Saremmo colpiti in modo sproporzionato, oltretutto in un periodo in cui si susseguono programmi di risparmio su tutti i fronti”.
Quello che si sta delineando a livello parlamentare è un compromesso sul valore locativo. Seguendo il Consiglio nazionale, la Commissione ‘economia e tributi’ degli Stati vuole ora abolire l’imposta per tutte le residenze, anche quelle secondarie. Allo stesso tempo è prevista l’introduzione di una misura ad hoc – l’imposta reale sulle abitazioni secondarie – per non penalizzare eccessivamente i Cantoni turistici di montagna (Ticino, Vallese e Grigioni in particolare). Ma anche su questo punto i Cantoni alpini non ci stanno: “Solleverebbe una serie di nuove questioni giuridiche e di competenza e non farebbe altro che appesantire la burocrazia. In particolare andrebbe chiarito il rapporto tra l’odierna imposta comunale sugli immobili e la nuova imposta sulle abitazioni secondarie”. L’esempio citato è quello del Vallese e dei Grigioni: “La sola abolizione della tassazione sulle abitazioni secondarie genererebbe un mancato gettito fiscale nell’ordine di circa 120 milioni di franchi all’anno. I Cantoni alpini si troverebbero pertanto nuovamente alle prese con ingenti perdite finanziarie, oltretutto in un periodo in cui urgono pacchetti di sgravio e programmi di risparmio su tutti i fronti”.
Secondo le stime dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, con un livello dei tassi all’1,5% le decisioni adottate a settembre dal Consiglio federale comporterebbero mancati introiti nelle casse di Confederazione, Cantoni e Comuni pari a circa 1,7 miliardi di franchi. “Realisticamente impossibili da compensare alla luce degli attuali dibattiti sui risparmi”. Nella presa di posizione i Cantoni ricordano poi come “il mantenimento della tassazione sul valore locativo delle abitazioni secondarie era stata espressamente una condizione basilare per l’elaborazione di un nuovo avamprogetto in tema di imposizione della proprietà immobiliare, di cui invece non si sta tenendo conto”.
Sempre a proposito di minori entrate, il nuovo presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (Bns) Martin Schlegel gela le speranze di chi accarezzava l'idea di una rapida ripresa delle erogazioni di utili a Confederazione e Cantoni. “La priorità è da dare ai fondi propri. Alla luce dei rischi di bilancio, il capitale proprio della Bns è al momento nettamente troppo basso e il suo rafforzamento deve dunque prevalere sulla distribuzione di utili", ha detto il 48enne in un discorso tenuto oggi a Zurigo. Come noto la Bns ha chiuso i conti in rosso sia nel 2022 (perdita di 133 miliardi) sia nel 2023 (3 miliardi). Non vi sono stati quindi versamenti ai Cantoni e alla Confederazione: gli ultimi risalgono al 2021, quando erano stati elargiti 6 miliardi. Quest'anno la situazione per la banca centrale appare migliore: nei primi nove mesi la Bns ha conseguito un utile di 62,5 miliardi, cosa che ha alimentato le speranze di coloro che vorrebbero tornare a vedere ripristinato il flusso di denaro verso le casse pubbliche.