È rivolta contro la nuova imposizione, legata allo smaltimento dei rifiuti. Deciderà il Consiglio di Stato
«Devo dire la verità: all’inizio non ce ne siamo resi conto». Ma quando la realtà dei fatti si è palesata, in molti nei bar e negli alberghi di Lugano hanno fatto un salto sulla sedia. Sedia improvvisamente diventata scottante e cara: 12 franchi all’anno per ogni scranno presente nell’esercizio pubblico, compresi quelli presso i tavolini all’aperto. Qualcuno dovrà pagare migliaia di franchi. È la base di calcolo per la tassa base sui rifiuti, nella categoria degli esercizi pubblici, cui peraltro si deve aggiungere la parte di tassa legata ai sacchetti della spazzatura. Ma contro il nuovo balzello gli esercenti si ribellano. Dopo aver avviato una petizione GastroLugano, ci conferma il suo presidente Michele Unternährer, ora presenterà un ricorso contro l’ordinanza municipale che fissa l’ammontare della tassa sul sacco, questo entro lunedì prossimo, quando terminerà la pubblicazione all’albo comunale. All’uopo è stato incaricato il legale di GastroTicino, Marco Garbani.
«L’avvocato sta curando gli aspetti formali, dato che i nostri membri devono dargli mandato, siccome solo chi viene tassato può fare ricorso, noi come associazione non possiamo farlo». Per questo a chi ha firmato la petizione inizialmente lanciata, circa 80 soci su 250 al momento, è stato sottoposto un formulario con valore legale.
«Noi non siamo contrari alla tassa, ma non c’è equità. Se guardiamo le altre aziende, quelle che hanno dagli 11 ai 99 dipendenti, cioè anche ditte di una certa dimensione, pagheranno 400 franchi all’anno, mentre quelle grosse, oltre i 99 dipendenti, pagheranno 800 franchi. Pensi che nel mio bar (il piccolo ‘Canapé’ di Lugano ndr), dove lavoriamo in tre, con 44 sedie andremmo a pagare 528 franchi... E si contano anche le tavolini fuori, dove d’inverno di siedono in pochi. Inoltre ci sarà l’altra parte di tassa legata ai sacchi della spazzatura, quelli da 110 litri costeranno 3 franchi e 45 centesimi l’uno, mentre adesso li pago 35 centesimi. Per qualche esercizio, saranno altri mille o duemila franchi in più».
Insomma tra gli esercenti serpeggiano rabbia e disappunto. Chi più chi meno, tutti si sentono penalizzati dalla nuova ‘gabella’. «Un nostro socio col suo ristorante ha 440 tavoli, fra dentro e fuori; dovrebbe pagare 5’280 franchi.
C’è poi la situazione dei grotti, che sono aperti sei mesi all’anno ma devono pagare la tassa intera. Ho anche sentito un albergatore molto preoccupato, perché ha una sala conferenze al primo piano... Gli alberghi se hanno un ristorante aperto al pubblico devono pagare questa tassa, oltre a quella legata al numero di letti. Riassumendo, non capisco perché noi esercenti dovremmo essere tartassati.
È brutto da dire, ma questi soldi da qualche parte li dovremo far rientrare, e di solito in questi casi li prendiamo dalle consumazioni».
Fin qui le motivazioni degli esercenti.
Ora bisognerà capire se questo ricorso rischia di posticipare l’entrata in vigore della tassa sui rifiuti in Città, che dovrebbe scattare con il primo gennaio 2020 dopo una storica resistenza della politica luganese contro le sollecitazioni cantonali. Il tempo stringe e le proposte volte a compensare l’aggravio di spese – come una riduzione della tassa sull’uso del suolo pubblico – non hanno per ora convinto gli esercenti, molti dei quali non hanno tavoli sulla pubblica via.