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Al Cpc di Locarno la scuola diventa (molto) altro

Conclusa con successo la prima edizione di una ‘tre giorni’ sull'emotività e il relazionarsi rivolta a circa 800 giovani e ai loro docenti

15 novembre 2024
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Prendersi cura di sé, fermarsi, riflettere, rimettere in moto le relazioni “fisiche” al di là di quelle virtuali, che come sappiamo non mancano, ma non possono certo essere tutto. Ci sono mille motivi a giustificare “La scuola diventa altro”, una “tre giorni” densa di attività proposta nei giorni scorsi dal Centro professionale commerciale di Locarno della Divisione della formazione professionale del Decs, ai suoi circa 800 giovani (e anche ai loro docenti). L’obiettivo: focalizzarsi su ciò che può contrapporsi ai grandi problemi che sempre più spesso affliggono i nostri ragazzi, ovverosia paure, ansia, stress, difficoltà relazionali, iperconnessione perpetua.

Teatro, atelier, testimonianze e una panchina speciale

Molte possibili risposte si trovano nell’ampio carnet di proposte allestito dalla mediatrice Vera Banchini con l’ausilio dei colleghi Monica Galante e Claudio Sassi, sostenuto sin da subito dalla direzione dell’Istituto scolastico e reso possibile grazie al sostegno di Radix, Percento culturale Migros e Fondazione impiegati di commercio del Locarnese. Senza dimenticare l’appoggio logistico del Liceo cantonale di Locarno e della Sala dei congressi di Muralto.

Sul piatto, da martedì 5 a giovedì 7 novembre, persone in formazione e docenti hanno trovato 3 spettacoli teatrali, 1 “Playback Theater”, 24 atelier, una toccante testimonianza diretta e un progetto, “La panchina dell’amicizia”, nato per ricreare relazioni andate perdute e che potrebbe mettere radici all’interno della scuola.

«La percezione generale su quanto proposto è senz’altro positiva – commenta il vicedirettore del Cpc, Simone Martinoni –. Si tratta a dire il vero di un’estensione di ciò che già facciamo a favore del benessere individuale dei giovani e dei docenti. Questa volta siamo andati decisamente oltre e un ringraziamento particolare va a Vera Banchini, che con entusiasmo e determinazione ha allestito il programma, coinvolgendoci tutti in questa importante iniziativa».

Emozioni, crescita, condivisione

Un programma ampio e variegato che, come indica il manifesto dell’evento, sottintende concetti come amicizia, consapevolezza, condivisione, autostima, identità, crescita, emozioni, equilibrio, scoperta, connessioni e ascolto. Parliamo di atelier di danza meditativa (con “Innerwalk Project”), lavoro sul sé in relazione con il mondo circostante, analisi delle mani, bagni sonori (campane tibetane), “mindful voice”, “tecniche di leggerezza”, “il posto sicuro” (con “FAR&SSERE”), un percorso sensoriale a piedi nudi; e poi ancora una proposta di ascolto della propria voce, riflessioni sulla ricchezza, il dibattito e l'eloquenza (con Gioventù dibatte), metodi di studio, alimentazione (con “SuisseUp”), calligrafia creativa (con Calendar People) e naturalmente anche l’amore. Importante anche segnalare, in questo elenco, la testimonianza di Pietro Bartolo, medico e politico italiano (ex europarlamentare) che dal 1992 al 2019 è stato il responsabile sanitario delle prime visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa. A questo proposito – tornando alle attività svolte nel recente passato proprio al Cpc – non possiamo non ricordare la recente esposizione tratta da due reportage, pubblicati proprio su ‘laRegione’, fra i senzatetto di Ginevra e i migranti di Ventimiglia. Anche in quella circostanza il coinvolgimento degli allievi si era rivelato importante e prezioso.

La pratica, prima della teoria

«Il valore aggiunto delle attività proposte con gli atelier è dato dalle esperienze che hanno veicolato – sottolinea Vera Banchini –. Parliamo infatti di pratica, non di teoria. L’intento è riattivare le relazioni che si stanno perdendo. Vedere i ragazzi che non comunicano fra loro “perché” persi nei loro telefonini è una cosa che si fa fatica ad accettare. Tutte le iniziative orientate al benessere possono contribuire a sbloccare una nuova consapevolezza».

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