Tutti gli innumerevoli atout formativi, socioeducativi, territoriali e agroalimentari del negozio chiuso l'anno scorso nel dopo-pandemia
Un luogo di incontro, di scambio, di formazione. Un luogo aperto, per attività, animazioni. E anche un luogo per la promozione dei prodotti locali, bio, acquistati dai produttori ticinesi e venduti a prezzi accessibili. È tutto questo, la Nuova Bottega dei Monti, denominazione sostitutiva per quella che per anni è stata semplicemente la Bottega dei Monti, gestita per due generazioni prima da Luigi Petrizzo, che l’aveva aperta nel ’67, poi dalla figlia Monica Mandarano, che nel 2009 l’aveva rilevata unitamente a Melania Gigliotta.
Quanto era accaduto un anno fa è noto: la Bottega, da sempre in bilico nella ricerca di un equilibrio fra costi e ricavi, non aveva retto il colpo della pandemia e quello che fino ad allora era sembrato un problema gestibile si era rivelato insormontabile: meno turisti nella bella stagione, euro basso, l’apertura di un grosso distributore in Sant’Antonio. «Così – ci aveva detto a suo tempo Monica – siamo colate a picco».
Ma toccando il fondo, e spingendo con forza, era iniziata la risalita. Operata grazie all’intervento della Città di Locarno – che con la sua capodicastero Socialità, Giovani e Cultura, Nancy Lunghi, era rimasta colpita dalla storia – e della Fondazione Il Gabbiano, che sotto la direzione di Edo Carrasco si prodiga in campo sociale, per offrire una serie di servizi utili alla protezione dei minorenni, all’accompagnamento psicoeducativo e al reinserimento socioprofessionale di giovani adulti in difficoltà, con l’obiettivo di innescare processi di cambiamento per il raggiungimento di un proprio equilibrio, di una maggiore autonomia e realizzazione personale.
«Abbiamo voluto mettere l’accento sul “Nuova”, perché la Bottega intende segnare un cambiamento significativo – spiega Carrasco a “laRegione” – Sono stati rinnovati gli spazi interni, tolti dei prodotti che riempivano il negozio ma non lo rendevano veramente attrattivo, e aggiunti prodotti locali. A questi si aggiungono prodotti realizzati dai nostri ragazzi».
Questo, dunque, sui contenuti. Ma c’è molto altro: «La Nuova Bottega dei Monti cambia proprio pelle perché vuole diventare un luogo di accoglienza anche per la popolazione locale, con un angolo di incontro allestito all’interno e un altro predisposto all’esterno. L’obiettivo quindi va oltre il semplice acquisto – spiega Carrasco – e abbraccia il campo delle relazioni sociali». La mamma che compra il gelato al figlio si può sedere e conversare con chi è di passaggio; la coppia di turisti che beve un sorso parla della sua esperienza locarnese e si fa dare qualche consiglio; l’anziano dei Monti riposa un attimo dopo la spesa del giorno e scambia due parole con gli altri avventori, con Monica e i ragazzi impiegati. «In questo senso c’è anche l’intenzione di creare alla Nuova Bottega delle vere e proprie attività di quartiere, con attività e animazioni (ad esempio delle letture), occasioni di convivialità da tenere possibilmente con regolarità», sottolinea ancora il direttore della Fondazione Il Gabbiano.
L’intervento della Fondazione abbraccia le necessità specifiche di Locarno, città che incontra oggettive difficoltà con la fascia di giovani adulti fra i 18 e i 35 anni per quanto riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro primario. Spiega dunque Edo Carrasco che «luoghi intermedi come vuole essere la Nuova Bottega dei Monti permettono di consolidare le competenze, svolgere apprendistati in un contesto protetto, con dietro un lavoro socioprofessionale mirato».
Un aspetto che alla Nuova Bottega dei Monti assume grande importanza è quello legato ai prodotti, quindi al “carattere” del negozio dal punto di vista della merce messa in vendita. Un ruolo centrale in questo senso lo assume il Centro di competenze agroalimentari Ticino (Ccat), associazione nata da un progetto di sviluppo economico cantonale, che sotto la direzione di Sibilla Quadri sta progressivamente ampliando il suo campo d’azione in Ticino con un sacco di iniziative. «Non abbiamo scopo di lucro e vogliamo valorizzare la produzione agroalimentare ticinese – dice Quadri –. Questo lo facciamo collaborando con i settori correlati come la ristorazione, l’albergheria, il turismo, le diverse filiere agroalimentari e chiunque abbia a che vedere con il settore primario, ivi compresi naturalmente la produzione e i contadini».
Fra i vari progetti Ccat (www.ccat.ch) troviamo “Ticino a te”, dove sono state sviluppate diverse misure per facilitare la reperibilità: «Da una parte – prosegue la direttrice del Ccat – abbiamo la piattaforma online www.ticinoate.ch, la “rete del territorio”, a cui hanno aderito gratuitamente finora circa 230 produttori che cercano e a cui diamo visibilità; dall’altra sosteniamo coloro che desiderano aprire un angolo di prodotti del territorio all’interno della propria bottega, del proprio ristorante o del proprio hotel. Vi sono inoltre dei distributori automatici del territorio, che consentono di avere in assortimento anche prodotti freschi, ottenibili 7 giorni su 7. Noi non vendiamo nulla, noi ci adoperiamo a creare opportunità e mettere in rete. Nel caso specifico di Locarno Monti, come in altri, la nostra funzione è creare il contatto fra il prodotto desiderato e il produttore locale che lo può fornire, così come valorizzarli al meglio sia all’interno della bottega, sia tramite attività di comunicazione verso il grande pubblico».
Orari d’apertura: lu-ve 7.30-13 e 15-19; sa 7.30-12.30 e 15-18. Per il fuori orario verrà allestito un distributore automatico del territorio.