Nel suo sentito discorso di Capodanno, il sindaco di Locarno ha toccato le tematiche più intime e quelle più universali. Con tanta preoccupazione
Dalla violenza domestica a quella di un campo di battaglia. Dalle sterili accuse reciproche alle inconsistenti giustificazioni. Dal micro al macro, accorgendosi che le dinamiche sono le stesse. È stato un discorso pieno di amarezza, quello pronunciato questa mattina in Piazza Grande dal sindaco di Locarno Alain Scherrer. Un discorso sofferto, con la necessaria dose di speranza nel futuro; che appare tuttavia sfilacciata, stentorea, inevitabilmente debole. Qui di seguito la versione integrale.
«Una famiglia in crisi può diventare un modello di scambi, discussioni pacate, ricerca di soluzioni e di compromessi, o può precipitare, scivolare pericolosamente, in un precipizio di isolamenti, pensieri malvagi, vendette, ripicche, accuse, il tutto per spostare le responsabilità sugli altri e trovarsi angeliche scuse.
È sempre la storia di Adamo ed Eva: "Eva mi ha dato il frutto", dice Adamo ed Eva replica: "Il frutto me l’ha dato il serpente"! E così via, per secoli e secoli. Fino ad oggi.
Fino alle deprecabili violenze domestiche che continuano a creare vittime silenziose, figlie o figli o mariti o mogli, soluzioni di sfogo personale "a portata di mano" (nel doppio senso dell’espressione), violenze che richiedono un attento esame e adeguati mezzi finanziari e logistici per essere debellate o almeno limitate. E più i problemi sociali si fanno acuti e più s’intensificano gli sfoghi familiari.
Fino ad oggi. Tempi di crisi, i nostri, di guerre dichiarate o latenti, di inflazioni galoppanti, di minacce di restrizioni energetiche, di fatture non pagate, di rifugiati che arrivano numerosi.
Sono tutti problemi gravi che invitano a cercare soluzioni lungimiranti e a volte dolorose. Sono tutti problemi gravi che incitano ad accuse reboanti, a soluzioni troppo facili, a discorsi politici, filosofici e religiosi troppo limitati. Non si possono risolvere i problemi energetici tacciando gli ecologisti e i verdi d’essere utopisti oltre che la causa di ogni restrizione e proponendo un ritorno massiccio al nucleare, per esempio, quando si è certi dello stato pietoso in cui vive il nostro pianeta per via delle nostre negligenze.
È troppo comodo accusare una sola persona di tutti gli attuali mali bellici, che minacciano il nostro benessere, senza considerare le responsabilità di altri governanti che non hanno saputo essere dei veri politici.
È troppo elettorale chiudersi in un guscio di sicurezza nazionale e sbandierare la difesa del territorio a spada tratta, quando tanta gente arriva chiedendo aiuto, supplicando un po’ di vita, cercando un po’ di tranquillità. Le accuse taglienti e le soluzioni di pretesa facilità non hanno mai portato al bene comune, semmai all’odio, alla separazione, alla lotta verbale, alle stupide vendette personali o di partito, solo per distruggere l’operato dei rivali.
Oggi non abbiamo bisogno di questi strappi nel tessuto sociale, perché dividendosi ci si distrugge. Ci vuole più che mai una solidarietà quotidiana, individuale quasi, in cui ognuno s’impegna a compiere gesti di elementare sobrietà, senza vergognarsi, senza pensare "Cosa dirà chi mi vede?", senza giustificarsi scandalosamente dicendo: "Ma a cosa serve la mia piccola economia, il mio piccolo contributo, un modesto volontariato?".
Tutto serve, soprattutto se fatto con un po’ di cuore e di altruismo, guardando lontano, tralasciando le solite mentalità dell’"abbiamo sempre fatto così", del "dobbiamo difendere la nostra Patria", quando poi produciamo armi a tutto spiano a ben di distruzione mondiale.
Ognuno di noi, partito o individuo, deve fermarsi a considerare le proprie responsabilità, a non più interpretare il facile ruolo "scaricabarile" di Adamo ed Eva. Allora il nuovo anno continuerà con delle speranze certe perché ognuno metterà mano alla pasta e la pasta sarà buona, tanta, divisibile!».