A livello d'immagine l'arresto del 64enne rischia di avere ripercussioni negative nella ricerca di aiuti finanziari oltre Gottardo. A rischio i progetti
«L'alta Vallemaggia è in ginocchio. Questo è un brutto colpo perché mina la credibilità del lavoro che portiamo avanti, noi come altre associazioni e Fondazioni. Trovare donatori in futuro sarà davvero un compito arduo». Ne è convinto uno dei responsabili delle associazioni attive nel comprensorio, che chiede l'anonimato, dopo l'arresto del 64enne imprenditore valmaggese accusato di truffa di mestiere e finito dietro le sbarre negli scorsi giorni. Una ‘bomba’, quella scoppiata in uno dei luoghi più pittoreschi del Ticino, le cui conseguenze rischiano di protrarsi nel tempo. «Il timore – racconta a laRegione l'interessato – è che i progetti futuri non potranno essere realizzati. Nella Svizzera interna, quando la notizia sarà di dominio pubblico, chiuderanno i rubinetti. Abbiamo decine di migliaia di benefattori che ogni anno contribuiscono al sostegno e al finanziamento dei nostri interventi e di quelli di altre realtà di promozione territoriale. Parliamo di investimenti importanti sotto il profilo finanziario. I progetti e i cantieri in corso d'opera potranno essere portati a termine in quanto, tra contributi di privati e sussidi pubblici, sono coperti nella misura del 100%; ma poi, che ne sarà del futuro di questo territorio?».
Per quegli enti pubblici che si dichiarano estranei ai fatti dell'inchiesta, un danno d'immagine senza precedenti. Anche perché ora le verifiche a tappeto interesseranno tutti gli attori attivi in valle. E a volerci vedere chiaro nelle contabilità dei singoli saranno pure Cantone e Confederazione, importanti enti sussidiatori.«C’è un altro aspetto del quale occorre tener conto: quello degli indotti economici che tutte queste opere e attività generano nell'alta Vallemaggia (in particolare della Valle Lavizzara). Si va dai posti di lavoro sorti attorno ai progetti ai cantieri assegnati a ditte medie e piccole del posto. Il contraccolpo sarà durissimo in un momento particolarmente difficoltoso per l'economia locale. Oltre a ciò, abbiamo anche da garantire la gestione e la manutenzione di tutte le opere seguite sull'arco di molti anni».
Avvolto ancora in una coltre di nebbia resta il fatto (o i fatti) che avrebbe dato il la alla serie di perquisizioni e sequestri di materiale avvenuti sia in Vallemaggia, sia in Svizzera interna. Varie le ipotesi e le voci di paese. C’è infatti chi parla di una raccolta fondi, alquanto controversa, riguardante il rifacimento di una cappella in Lavizzara e per la quale servivano circa 30mila franchi. Ma poi, al termine dell'opera, il costo del restauro sarebbe lievitato, inspiegabilmente, attorno ai 100mila franchi. Altri invece puntano il dito più in alto, verso la cima delle montagne, cornici di un progetto inerente alla sistemazione di un alpeggio in Alta Vallemaggia. Per l'ambizioso affare alla Fondazione gestita dal 64enne sarebbero dovuti arrivare 6 milioni di franchi. Una somma di denaro ritenuta eccessiva da molti, tanto – stando a ciò che riferiscono le nostre fonti − da aver fatto destare qualche sospetto ai vari organi di controllo. Ma non solo; le persone da noi contattate riferiscono che, per tali lavori, la Fondazione non avrebbe contattato i gestori dell'alpeggio.
Nel quadro delle informazioni raccolte da ‘laRegione’ emergono dettagli che, dopo la Lavizzara, prendono la strada che porta nella vicina Bavona. L'uomo infatti da qualche tempo era intenzionato a espandere i propri ‘affari’ anche in questa regione. Risale a circa un anno fa l'interessamento del 64enne per alcune piccole fondazioni attive in Bavona e anch'esse finalizzate alla cura e al mantenimento del territorio. Piccole realtà imprenditoriali che però, alle attenzioni dell'imprenditore, hanno sempre risposto picche.
Ricordiamo, come già anticipato nell'edizione di ieri de 'laRegione, che al vaglio degli inquirenti vi è anche la posizione di un cittadino italiano residente nel Canton Lucerna. L'uomo in Svizzera interna possiede una società anonima, fondata nel 1998, che si occupa di seguire e aiutare organizzazioni no-profit, associazioni e fondazioni nella ricerca dei fondi necessari per le proprie iniziative e per, come si legge dalla descrizione presente sul proprio sito internet: “Lavorare con i loro progetti per un mondo più giusto, più sostenibile e più sano. Perché la raccolta fondi è la nostra passione. E siamo competenti in materia”.
Ma gli indizi riconducibili al nostro cantone non finiscono qui, ed è sempre il portale web dell'azienda a fornirli. Infatti, in un altro stralcio di testo recita: “Lavoriamo con il cuore e con l'anima e siamo felici quando rendiamo possibile alla chiesa di una valle ticinese di raccogliere il capitale necessario per la ristrutturazione del tetto o per un parco giochi per bambini in una regione in crisi”.
Facendo poi qualche ricerca sui diversi registri di commercio svizzeri si apprende che anche il cittadino italiano negli anni si sia costruito attorno a vari reticoli di aziende (in cui l'uomo figura come gerente o membro di direzione) – tutte della stessa tipologia – in almeno quattro cantoni: Lucerna, Zugo, San Gallo e Argovia. Alcune di queste sono passate in altre mani, alcune sono state messe in liquidazione e altre ancora sono state assorbite nella Società anonima sopracitata. Frequenti le visite dell'uomo, residente oltre Gottardo, nella nostra regione, per incontri con i promotori di iniziative e i vertici delle associazioni e fondazioni. Realtà per le quali collabora nella ricerca di finanziamenti e altri servizi.