Locarnese

Gran Consiglio (quasi) compatto per mamma e figlia afghane

Votata la risoluzione che chiede al CdS di (ri)scrivere alla Sem per chiedere la concessione di un permesso di dimora per casi di rigore

C’è una famiglia in grave difficoltà
(Ti-Press)
24 gennaio 2023
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Il "messaggio chiaro" della politica a Consiglio di Stato e Segreteria di Stato della migrazione (Sem) è infine partito: mamma e figlia afghane rifugiate a Gordola, e in pratica "adottate" dalla comunità della Verzasca, devono assolutamente poter rimanere. A loro va concesso un permesso di dimora per caso di rigore, togliendo di torno una volta per tutte lo spauracchio dell’espulsione dalla Svizzera, peraltro già decretata e resa esecutiva.

Una fuga durata 5 anni

L’auspicio è stato espresso con apposita risoluzione – 54 sì, 16 no e 4 astensioni – dal Gran Consiglio ticinese nella seduta di oggi. In coda ai lavori, dopo un dibattito con la clausola d’urgenza, gli schieramenti hanno fatto muro attorno alle due donne, insistendo sul sacrosanto principio secondo cui prima della burocrazia devono venire il buonsenso e l’accoglienza. Mamma e figlia, come noto, sono fuggite 5 anni fa dal loro Paese d’origine poiché vessate e minacciate dall’ex marito della donna e padre della bambina. Da quella situazione insostenibile era partito il periplo della speranza, la cui tappa europea d’entrata, la Slovenia, ha assunto un peso purtroppo decisivo ai fini del destino delle due: secondo il Regolamento di Dublino, l’unico Paese che può concedere asilo è infatti quello in cui v’è la prima registrazione.

Ma la Slovenia, purtroppo, non si è dimostrata in grado di prendersi cura di una famiglia così fragile, così le due erano fuggite a fine 2020, raggiungendo la Verzasca. Immediata era stata l’accoglienza della comunità di valle, assieme alla quale mamma e figlia avevano potuto iniziare a ricostruirsi una vita. Ma per poco, perché a metà maggio 2022 la polizia, su ordine della Sem, le aveva prelevate dalla pensione in cui vivevano e rispedite in Slovenia. Poi v’era stata una nuova fuga e un ritorno dagli amici della Verzasca, che per mettere la parola fine a quest’assurdo e disumano tira e molla, aveva contribuito a raccogliere, in tutto il Ticino, poco meno di 3’000 firme a sostegno dopo il foglio di rinvio.

L’iniziativa del parlamento

A questa dimostrazione di appoggio aveva fatto seguito quella del parlamento ticinese, che con Ps (primo firmatario Fabrizio Sirica), Plr, il Centro e Verdi (Alessandro Speziali, Cristina Maderni, Fiorenzo Dadò e Samantha Bourgoin) aveva auspicato la concessione di un permesso di dimora per caso di rigore. Secondo il Gran Consiglio (o almeno per gran parte di esso) "il parlamento non può rimanere insensibile a quanto testimoniato dalla comunità verzaschese, così come non può non valutare l’evidente sofferenza che una scelta di espulsione creerebbe in madre e figlia: ricominciare da capo, continuare a fuggire, non poter mai chiamare un luogo ‘casa’, abbandonare i compagni di scuola e quelle montagne in cui, dopo anni, finalmente si sentono sicure e accolte". La richiesta è quella di considerare "la particolare vulnerabilità della situazione e gli sforzi di integrazione già intrapresi e riusciti, chiedendo alle autorità preposte di concedere un permesso di dimora per caso di rigore".

In apertura di dibattito Sirica ha parlato di «un passato fatto di sofferenza, di eterno passato senza ritorno. Il viaggio di mamma e bambina, durato 5 anni, era iniziato con addosso pochi abiti. Questa è una storia di sofferenza ma anche di determinazione: quella di una mamma coraggiosa e invincibile, che non si piega e va avanti; ma anche quella di una comunità, quella verzaschese, che ha raccolto forze e firme per le loro amiche». Sirica ha anche ricordato la lettera del Comune di Verzasca indirizzata a tutti i parlamentari e concluso che «la Sem non può non considerare la sovranità cantonale e quel margine di manovra che vogliamo e possiamo avere come Canton Ticino».

Per Maderni, a nome del Plr, «siamo tutti uniti nella sottoscrizione della risoluzione. Questa vicenda ha toccato i nostri animi. Mamma e figlia hanno affrontato una fuga durata anni e hanno incontrato infine una comunità che le ha accolte. Loro stesse hanno dimostrato con i fatti di essersi integrate. In Afghanistan, di fatto, le donne non esistono perché non hanno diritti, nessuna possibilità di esprimersi e non sono difese dalla legge locale. Com’è possibile che la Sem decida di espellere due donne così ben integrate verso l’Afghanistan? Il vero problema è come lavora la Sem. Bisognerà ritornarci su per rifletterci seriamente. Per ora chiediamo che tutti quanti ci si mobiliti per le due donne».

La Lega: ‘Il perché del nostro no’

Controcorrente, peraltro argomentando, è andata la Lega dei Ticinesi, con Omar Balli: «È stato ricordato che il governo ha già scritto alla Sem segnalando la particolarità del caso in oggetto, considerati i risvolti umani che esso riveste. Il CdS ha quindi già fatto ciò che richiediamo tramite questa risoluzione. È necessario votare ancora? È la terza volta che si discutono dei casi del genere; le altre due volte, come Lega, ci siamo astenuti. Questa volta voteremo no, ma non perché abbiamo qualcosa di personale. E nemmeno voglio mettere in dubbio i contenuti del testo che accompagna la petizione. I motivi sono altri: vige la separazione dei poteri. È giusto che la politica faccia pressioni sul potere giudiziario? Per chi lo facciamo? Per tutti i casi? O solo per quelli oggetto di petizioni e adeguatamente mediatizzati? E cosa conosciamo del caso specifico? Non certo tutta la storia. Inoltre, le due non dovrebbero venir allontanate in Afghanistan, ma mandate in Slovenia, uno Stato di diritto che applica le direttive sulla migrazione come deve».

Secondo Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro, «il CdS ha scritto alla Sem segnalando la particolarità del caso. L’autorità politica non dovrebbe interferire nelle singole decisioni che sono di competenza delle autorità giudiziarie; tuttavia, abbiamo il compito di segnalare alcuni criteri che i giudici dovrebbero considerare. Ed è pure nostro compito segnalare il sentimento di una comunità rispetto a determinate situazioni. Qui sono dati i requisiti per segnalare la nostra sensibilità. Saranno le autorità federali a prendere la decisione definitiva».

Riget: ‘Rivedere la politica d’asilo’

Laura Riget, per il Ps, ha portato «l’ovvio sostegno alla risoluzione». Il suo auspicio è «che si rinunci all’espulsione garantendo un futuro a mamma e figlia, le quali hanno già sofferto abbastanza. Bisogna mettere al centro le persone, ricordando che stanno scappando da guerra e miseria, abbandonando i loro cari e rischiando la loro vita. La risoluzione è un passo giusto ed è bello che tutti, salvo la Lega, la sostengano. Peraltro, dobbiamo cambiare la nostra narrazione sui migranti ed è necessaria una riforma della politica di asilo. Ci sono molti altri casi vergognosi come questo, ma vengono ignorati».

Samantha Bourgoin, dei Verdi, ha opportunamente ricordato che «la Verzasca ha conosciuto bene il fenomeno dell’emigrazione, ovvero l’essere sradicati da casa per non morire di fame, dover abbandonare i cari senza sapere se li si potrà rivedere. È giusto entrare in empatia con queste vite tragiche che ci ricordano la nostra». Al voto finale, dunque, la risoluzione è stata adottata con 54 sì, 16 no e 4 astensioni.