‘Stupore e disappunto’ dell’Associazione dei Comuni ticinesi, che scrive al Consiglio di Stato: ‘Entro giugno 2023 non ci riusciamo’
"Stupore e disappunto" da parte dell’Associazione dei Comuni ticinesi, che prende posizione sull’obbligo della raccolta delle plastiche usate a partire dal primo giugno 2023. Una manovra imposta dal Consiglio di Stato e annunciata una settimana fa dal direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali. Da metà del prossimo anno le plastiche andranno raccolte e riciclate come carta, vetro, Pet e altri scarti, con un servizio da far rientrare nella tassa base dei rifiuti. Il problema: i tempi sono troppo stretti.
Felice Dafond, sindaco di Minusio e presidente dell’Associazione dei Comuni, anticipa i contenuti di una lettera che verrà inviata al governo cantonale nei prossimi giorni. «Il principio è virtuoso – premette l’intervistato –. Riciclare le plastiche è sicuramente positivo per l’ambiente. Tuttavia, come Associazione vogliamo esprimere stupore e disappunto per l’annuncio fatto lo scorso 10 novembre. E per diverse ragioni».
«La decisione, detto per inciso, non ha contemplato in alcun modo il coinvolgimento dei Comuni, che sono poi chiamati a metterla in atto – afferma Dafond –. Va ricordato che la legge organica comunale dice che i preventivi 2023 dovevano essere licenziati entro il 31 ottobre 2022. Ora appare paradossale che pochi giorni dopo questo termine il Consiglio di Stato decida una misura che avrà un impatto sui conti comunali dell’anno venturo».
Ma c’è di più: «L’eventuale decisione d’introdurre tale servizio, che comprende la riscossione di una tassa causale, richiede gioco forza la modifica dei regolamenti comunali per la gestione dei rifiuti e delle relative ordinanze. Ciò che necessita la preparazione di specifici messaggi municipali, da sottoporre per approvazione ai legislativi. Una procedura lunga, che non permetterà di rispettare i tempi previsti dal Consiglio di Stato».
Infine «c’è la questione del rispetto delle modalità per il concorso d’attribuzione dell’appalto alle ditte che dovranno occuparsi di ritirare e riciclare le plastiche. Anche questa è una procedura per nulla immediata».
Insomma, praticamente impossibile per tutti i Comuni ticinesi adeguarsi alle imposizioni governative entro la scadenza fissata. Anche perché, occorre ricordarlo, non tutti gli enti locali, nel campo della raccolta separata delle plastiche, si trovano allo stesso punto. C’è chi propone sacchi a pagamento, chi contenitori speciali negli ecocentri e chi nulla di tutto ciò, affidandosi alle raccolte predisposte da alcuni supermercati, con contenitori per talune plastiche. Realtà diverse che ora dovranno convergere verso un’unica direzione.
Al municipale dei Verdi, Gianluigi Zanchi (capo del Dicastero ambiente), abbiamo chiesto qual è la situazione di Locarno. «Attualmente abbiamo contenitori all’ecocentro. Devo ammettere che, a mio avviso, l’iniziativa del governo ticinese è lodevole. Il termine di giugno, tuttavia, mi pare davvero troppo stretto, già solo pensando all’adattamento del regolamento cittadino sui rifiuti e alle soluzioni che andranno adottate per la raccolta. Stiamo parlando di due tipologie di plastica, non di ogni scarto in questo materiale. Quindi dovremo anche capire come fare per controllare che nei contenitori non finisca di tutto, un po’ come avviene purtroppo per altri materiali da riciclare».
Per Zanchi il problema delle montagne di rifiuti di plastica prodotte ogni anno anche in Ticino è serio e va affrontato su più livelli: «Bisogna dapprima agire alla radice, evitando di portare a casa troppi imballaggi e contenitori in plastica. Poi, occorre approfittare della raccolta proposta dai supermercati per alcune tipologie. Secondo me bisognerebbe coinvolgere maggiormente anche le scuole, non solo con la teoria, ma anche con raccolte mirate di materiali riciclabili».