A Gordola la ricostruzione del manufatto religioso è stata misteriosamente interrotta sul più bello. Il Municipio si rifiuta di fare chiarezza sui motivi
Nuovi problemi per la ormai celebre cappelletta votiva del Ponte Asciutto di Gordola. Il manufatto è stato pazientemente ricostruito sulle macerie di quello storico raso al suolo da una ruspa, ma da mesi si è in attesa del completamento dei lavori sia con la posa dell’affresco che sarebbe stato provvidenzialmente salvato prima della demolizione nel 2018, sia con tutte le opere di finitura e decorazione che restituiranno all’edificio un senso anche artistico, oltre che religioso.
La consegna dell’opera finita era stata promessa per la primavera scorsa, ma lo stallo rimane ed è effettivo ormai da circa un anno, quando la ricostruzione era stata ultimata con l’ausilio degli apprendisti muratori del Centro di formazione professionale della Ssic di Gordola. I ragazzi e le ragazze, seguiti sul cantiere da un formatore, avevano dato il meglio nella ricostruzione della cappella in pietra naturale, così come stabilito durante il tribolato iter di preparazione e pianificazione che aveva visto il coinvolgimento, fra gli altri, dell’Ufficio beni culturali, della Stan, dell’architetto pianificatore Mauro Galfetti e naturalmente del Municipio.
I motivi dell’impasse sarebbero legati ad un contenzioso aperto fra il Comune e la Gilda Immobiliare Sa, ovverosia l’istante del complesso residenziale nelle cui prime fasi di cantiere un operaio, a bordo del suo "bagger", aveva avuto la scellerata idea di non rallentare quando sulla sua strada si era ritrovato la cappelletta originaria. Il contenzioso non riguarderebbe la cappelletta in sé e il suo completamento, ma il presunto abuso edilizio negli edifici retrostanti in merito alle altezze; abuso sostenuto con forza dalla Stan, sempre negato dagli istanti e (giugno 2021) anche dal Municipio. Che però proprio su quel terreno scivoloso sta ora discutendo con la Gilda Sa per capire come sbloccare la situazione. Purtroppo – e piuttosto incomprensibilmente – dall’esecutivo non trapela nulla sulle intenzioni proprie e su quelle della Sa che ha promosso la realizzazione del complesso immobiliare. Il risultato è doppio: mancanza di informazioni chiare per la cittadinanza di Gordola (e di quella dell’intero cantone che ha seguito la vicenda sin dai primi colpi di ruspa) e lavori di completamento della cappelletta bloccati.
Bloccata, a livello istituzionale, è anche un’interpellanza, pendente da luglio, presentata dal gruppo Plr e dai Verdi liberali in Consiglio comunale. E il tema è proprio quello della procedura relativa alla "triste vicenda della cappella votiva", come scrivevano gli interpellanti. "Se non conclusa – chiedevano due mesi fa – quali passi vuole intraprendere il Municipio ed entro quale termine? Riteniamo che siano trascorsi diversi anni e che il Municipio debba attivarsi per una soluzione definitiva e che si impegni a fare in modo che oltre al danno mediatico non rimangano danni finanziari a carico della collettività".
Fra essi, veniva citato quello inerente ai 6’340 franchi del mandato all’architetto Galfetti "per accompagnamento e consulenza per la nuova ubicazione della cappella votiva Ponte Asciutto". L’importo, unitamente ad eventuali altre spese sostenute nell’ambito "dell’incresciosa vicenda", avrebbe dovuto venire recuperato dal Municipio, stando a quanto garantito a suo tempo dal municipale Roberto Balemi; il Municipio, aveva detto Balemi, avrebbe "fatto tutto quanto nelle sue possibilità" per uscirne indenne almeno a livello finanziario.
All’esecutivo il Plr e i Verdi liberali chiedevano se i 6’340 franchi fossero stati recuperati, se vi fossero state altre spese da recuperare e, se sì, in che misura il Municipio ci fosse riuscito. Gli autori dell’interpellanza chiedevano infine che il Consiglio comunale venisse informato "relativamente a quali sanzioni sono state emesse verso i responsabili dell’abuso e rispettivamente quali insegnamenti ha tratto il Municipio da questa vicenda". L’ultima domanda, sempre in attesa di una risposta, riguardava le priorità: "Non ritiene il Municipio che sistemare la questione della cappella votiva fosse più urgente rispetto ad altre questioni pianificatorie avviate in seguito e portate avanti, chissà come mai, con maggior celerità?".