A Gordola un'impresa di costruzione ha abbattuto illegalmente una testimonianza votiva. Il capodicastero: 'Si andrà oltre la solita multa'
Il filmato dura poco, una ventina di secondi, ma è come un pugno nello stomaco: la ruspa indugia di fronte al fragile manufatto, alza la sua pala meccanica e mena un fendente che ne polverizza all’istante la parte superiore. Poi, forse per una questione di pietà, l’autore del video si interrompe. Ma consegna comunque ai posteri un piccolissimo momento di storia locale che tanti più grandi, nel gesto immortalato, ne contiene. Perché traduce concetti come la pedessiquea avanzata del progresso, l’eliminazione di antiche testimonianze storiche e religiose, o più genericamente lo scempio del bello, o di ciò che merita di essere salvato.
Quanto avvenuto a Gordola, sul mappale 832, in zona “Schiena dell’asino-Ponte Asciutto”, nell’ambito dei lavori di cantiere per un complesso residenziale, è un esempio da manuale. L’impresa di costruzione incaricata di realizzare il progetto si è ritrovata all’ingresso dell’area di lavoro l’antica cappelletta, ha sì messo in salvo il dipinto che vi era contenuto, ma poi ha interpretato a modo suo il preciso vincolo inserito nella licenza edilizia comunale di “mantenere il manufatto”: forse convinta che una crepa presente sulla struttura bastasse per anticipare i tempi del “De Profundis” – ha messo un uomo ai comandi di una ruspa e ordinato l’immediata demolizione.
L’Ufficio tecnico comunale di Gordola, sulle prime, evidentemente ignorando l’accaduto, aveva rassicurato chi si chiedeva che fine avesse fatto la cappella. Sul “Giornale del Popolo” un addetto aveva garantito che essa “è stata rimossa integralmente per tutelarla, e sarà ricollocata dov’era”. Poi, di fronte all’evidenza, ad alzare le mani in segno di discolpa è stato il Municipio, che in una nota stampa ha sottolineato come le indicazioni date alla Direzione lavori erano ben altre e che “si adotteranno le necessarie procedure previste dalla legge dove non si è operato con la dovuta diligenza”.
Lo ribadisce, alla “Regione”, il capodicastero incaricato Roberto Balemi, non propriamente un bigotto, che, nelle fattispecie, appare sinceramente scandalizzato: «La licenza edilizia imponeva la tutela del manufatto, che è (ahimè, era) per tutti noi gordolesi un simbolo. L’impresa avrebbe dovuto fare di tutto per salvaguardarla, ma non l’ha fatto. Un vero e grave peccato. Ci siamo già confrontati con le parti e posso garantire che la sanzione non sarà la solita multa da 500 franchi, ma qualcosa di diverso. Guardando e riguardando il video della demolizione rimango sempre più basito». Oswaldo Codiga, che nel suo recente libro sulle cappelle e sulle testimonianze votive fra il Piano e la Valle Verzasca quella stessa cappelletta l’aveva censita, ricorda di quando «mi ero avvicinato per fotografarla ma lo avevo fatto da lontano, per non calpestare l’erba alta che sarebbe stata tagliata di lì a poco. La testimonianza votiva era lì, pacifica e bella, da sempre, e sempre con dei fiori freschi messi da qualcuno. Vedere, ora, la prepotenza con cui è stata eliminata, mi fa male al cuore». E fa male al cuore, presumibilmente, anche all’Ufficio dei beni culturali, preposto alla tutela del patrimonio distribuito sul territorio. Purtroppo ieri non è stato possibile raggiungere nessun responsabile. Si sa comunque che il Comune, come riferito da Balemi, si baserà sulle conoscenze dell’Ufficio «per cercare di rimediare in qualche modo al danno, magari ricostruendo ex novo una cappelletta e rimettendola lì, dove avrebbe dovuto tornare l’originale».