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Cappelletta di Gordola, c’è la licenza per la ricostruzione

La delibera del Municipio giunge due anni e mezzo dopo l'inopinata demolizione durante i lavori di cantiere per un complesso residenziale

7 ottobre 2020
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La concessione della licenza edilizia per la ricostruzione della cappelletta votiva di Gordola è stata decisa nella sua seduta di lunedì dal Municipio di Gordola. Parallelamente, è stata negata la domanda di demolizione in sanatoria, necessaria per avviare la procedura di contravvenzione. Tecnicamente la licenza edilizia per la ricostruzione ancora dev'essere rilasciata, ma in pratica, al netto delle opposizioni che che potranno essere trasformate in ricorsi, si spiana la strada per il ripristino di una testimonianza storica e religiosa di indubbio interesse. «In questo modo mettiamo la parola “fine” ad una situazione incresciosa – commenta il capodicastero Sistemazione del territorio, Roberto Balemi –. L'obiettivo è naturalmente quello di risanare, ricostruendo nel migliore dei modi, seguendo le direttive della Stan».

La demolizione risale al febbraio 2018, quando nell'ambito dei lavori di cantiere per l'edificazione di un complesso residenziale in zona Schiena dell'asino-Ponte asciutto, una ruspa aveva inopportunamente fatto tabula rasa di qualche centinaio d'anni di storia locale. Immediatamente, e inevitabilmente, era scoppiata la polemica, fomentata dall'incredulità per un'azione tanto ingiustificabile, a maggior ragione se consideriamo che prima di eliminare la cappelletta dalla faccia della terra, ne era stato messo in salvo l'affresco collocato all'interno.

La Stan: ‘Sarà quasi identica all'originale’

Benedetto Antonini, presidente della Stan, raggiunto dalla “Regione”, ricorda che «abbiamo chiesto una ricostruzione possibilmente all'identico, in una posizione simile a quella originale, visto che nella stessa ubicazione non è più possibile. In questo senso si è discusso molto. Ora attendo solo che comincino i lavori».  Va ricordato che la stessa Stan si era opposta sia alla domanda di demolizione, sia a quella di ricostruzione, «visto che c'erano dei difetti nell'autenticità della ricostruzione. Poi abbiamo discusso con l'architetto e ci siamo infine messi d'accordo al millimetro sul tipo di ricostruzione che verrà eseguita. D'accordo con il progettista, durante i lavori andremo a fare dei sopralluoghi: ci sono infatti dei dettagli un po' delicati che sarà possibile mettere a posto solamente al momento dell'esecuzione». Un problema, aggiunge Antonini, è che «non esistevano sufficienti rappresentazioni fotografiche della cappella originale, salvo quella molto bella prodotta dal signor Codiga».

A mo' di sigillo sulla licenza edilizia, valga la riflessione di Antonini sul sentimento che lo ha accompagnato durante questa infinita vicenda: «Direi che mi ha confermato l'arroganza di certi impresari; non di tutti, ovviamente, ma di chi si permette di fare costruzioni fuori dai parametri pianificatori, e per comodità demolisce una cappelletta storica, che ancora non era protetta, in attesa che il Comune ottemperasse all'ordine di introdurre i beni culturali di importanza locale nel Piano regolatore. Lì si era inserita la domanda di costruzione con cui veniva chiesto lo spostamento della cappella, concesso dal Comune. Purtroppo ciò non era avvenuto e il manufatto era stato deliberatamente demolito. Davanti a situazioni del genere cosa si impara? L'importanza della reazione popolare (ricordo la raccolta di firme) e direi anche della determinazione delle associazioni come la nostra, che non difendono interessi particolari, ma generali, e portano avanti una linea chiara, senza mai mollare».