Locarnese

Gambarogno, ‘sono due i focolai che ci preoccupano’

Per tutta la giornata elicotteri civili e militari e due Canadair hanno lanciato acqua sulle fiamme. L’opera di contenimento sembra funzionare

1 febbraio 2022
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Un viavai incessante di elicotteri civili e militari, impegnati dalle prime luci dell’alba fino al calar della notte. In lontananza, la sagoma inconfondibile di due velivoli Canadair della Protezione civile italiana, con i loro grossi ventri carichi d’acqua (6mila litri a sgancio) da spalmare sulle linee di fuoco. Un coordinamento in volo della decina di macchine ad ala fissa o rotante non certo indifferente, che consente di schiaffeggiare i pendii in fumo e rallentare la marcia del rogo.
Sul terreno, una trentina di militi del Gambarogno e di Bellinzona, disposti a difesa delle case lungo la strada che conduce a Indemini, il villaggio ormai deserto. Sono proseguite per tutta la giornata le operazioni di spegnimento del pauroso incendio che, da sabato notte, tiene in apprensione la popolazione della frazione gambarognese, le autorità e le squadre d’intervento. Una lotta difficile, quella alle fiamme, alimentate dal vento che sta ostacolando le operazioni condotte in buona parte dal cielo, mentre i pompieri a terra operano di contenimento. Sono ancora diversi i fronti del fuoco attivi, due dei quali preoccupano maggiormente il caposervizio Pompieri della capitale, l’ufficiale Paolo Brusatori: «Quello in zona Alpe di Neggia e quello sul confine con l’Italia. Dobbiamo impedire che il rogo raggiunga la sommità e si estenda lungo il versante lago; come pure evitare che l’incendio scenda verso il territorio italiano, dove comunque è già stato predisposto un dispositivo d’intervento da parte dell’AIB. Siamo in contatto con i colleghi d’Oltreconfine e ci teniamo costantemente aggiornati».

La superficie divorata dalle fiamme non è cresciuta di molto

Per quanto riguarda l’efficacia del lavoro svolto in queste ore, il primo tenente Brusatori conferma che, malgrado il vento che lassù sul crinale soffia a raffiche fredde e violente, si è potuto operare in maniera più che soddisfacente sia dal cielo, sia da terra. «Siamo riusciti a scongiurare danni alle abitazioni e a difendere, per ora, parte della piantagione di conifere». Detto dei punti sensibili da tenere d’occhio, l’ufficiale di servizio si è soffermato sulla strategia da adottare nelle prossime giornate: «MeteoSvizzera conferma la presenza del vento da nord anche per i prossimi giorni. Motivo per cui dovremo verificare come intervenire con gli elicotteri. L’impiego dei Canadair italiani dipenderà, ovviamente, dall’evolversi della situazione nel corso della notte. Manterremo un picchetto di militi di presidio. Se la notte non porterà un peggioramento della situazione, non escludo che domani si possa procedere con lanci mirati. Ma, ripeto, è tuttavia ancora presto per stabilire la tattica d’intervento. Comunque, rispetto alla giornata di lunedì, posso affermare che siamo riusciti a contenere il propagarsi delle fiamme. La superficie distrutta dal rogo (circa 100 ettari, ndr) non è aumentata di molto nelle ultime ore».
Nella lotta al rogo boschivo, di primaria importanza è la presenza di vasche antincendio e serbatoi in quota. «Al momento tutti i bacini sono pieni e questo, ovviamente, assicura rotazioni veloci agli elicotteri (mentre i due Super Puma delle Forze Aeree riempiono le benne da 2’300 litri direttamente dal lago, ndr). L’incendio che 41 anni fa colpì quest’area ha insegnato quanto queste strutture siano importanti».

Oltreconfine squadre pronte a intervenire

Non dà tregua il forte vento nelle zone colpite dall’incendio del Gambarogno, tra Indemini e Veddasca, tanto che il Dipartimento di Protezione civile di Regione Lombardia per l’Alto Varesotto ha confermato anche per le prossime ore l’allarme rosso. Alcune squadre di volontari AIB, specializzate nelle operazioni di antincendio boschivo sono in preallarme. Confermato un presidio fisso a Maccagno con Pino e Veddesca, con uomini e mezzi. La situazione degli altri roghi sul versante lombardo è sotto controllo. Ma non si può abbassare la guardia, in quanto il vento è imprevedibile. Gli incendi che nella giornata di lunedì si erano sviluppati a Neggia, località di Maccagno con Pino e Veddasca e all’alpe Cangilli sono stati spenti, per cui le persone, una quindicina, evacuate hanno potuto far ritorno nelle loro abitazioni. Domato anche l’incendio che ha interessato i boschi di Castello Cabaglio. L’intervento in forze dei pompieri di Varese è valso a spegnere le fiamme che si erano sviluppate a Marchirolo, dove il bosco è molto vicino alle case. A supporto dei Vigili del fuoco è intervenuta anche la Protezione civile del Piambello. Un altro incendio a Rancio Valcuvia ha interessato una vasta area boschiva. Sul posto è intervenuta una squadra dal distaccamento di Luino.