Inaugurato il San Bernardino Lab: grazie alle Scuole universitarie professionali contribuirà a migliorare progetti e sviluppo sostenibile
Fra le mura dell’ex scuola comunale ormai chiusa da diversi anni, dove un tempo i bambini imparavano a leggere, scrivere e far di conto in italiano e tedesco, da oggi è attivo il ‘laboratorio vivente’ San Bernardino Lab, iniziativa di cooperazione tra l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni, la Scuola universitaria professionale dei Grigioni, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, l’associazione Paradisea e i Comuni di Mesocco, Rheinwald, Soazza e Sufers. Obiettivo: nell’ambito delle attività di studio e formazione degli studenti, avviare una collaborazione ancora più diretta tra ricerca e pratica, fornire consulenza scientifica e un supporto nella progettazione ai vari enti e attori pubblici e privati presenti nei territori a sud (la Mesolcina) e a nord (il Rheinwald) del Passo. «Consigliare e accompagnare» sono i termini risuonati durante l’inaugurazione cui ha preso parte il consigliere di Stato Jon Domenic Parolini, direttore del Dipartimento educazione, cultura e protezione dell'ambiente. Il tutto agendo quale vero e proprio centro di informazione e competenza cui rivolgersi nell’ottica di favorire uno sviluppo sostenibile nello spazio alpino a lungo termine. Vale a dire decenni.
Nel concreto, un terreno di prova potrebbe essere il progetto di rilancio turistico promosso dall’imprenditore ticinese Stefano Artioli per un ammontare di 300 milioni di franchi: «Una collaborazione in questo ambito è auspicabile», spiega Barbara Beer, direttrice del laboratorio e docente all’Alta scuola pedagogica di Coira, rispondendo a una nostra domanda: «Se il signor Artioli riterrà interessante approfondire con noi tutta una serie di temi, saremo a disposizione per fare insieme questo passo. Allargando il discorso ad altre iniziative, a fare da motore saranno la partecipazione e l’input che giungeranno dal territorio e dalla popolazione». Più in generale, ha aggiunto durante la presentazione, «le persone e la natura devono essere poste al centro dell’azione economica. Così facendo le risorse naturali saranno preservate a lungo termine, si otterranno un’elevata qualità di vita e un’economia più efficiente». Il sindaco di Mesocco, Mattia Ciocco, architetto di professione, rileva come sovente gli imprenditori considerino il concetto di sostenibilità giocoforza dal profilo economico, energetico, costruttivo: «Con San Bernardino Lab s’intende dare la possibilità di arricchire la valutazione estendendola ad altri campi quali la natura, l’uomo, il luogo e la loro storia. Ci auguriamo che la novità odierna sia colta come una chance costruttiva a beneficio di tutti. Inoltre proprio il fatto di coinvolgere giovani studenti rappresenta un punto a favore del loro sguardo verso il futuro».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore della Supsi, Franco Gervasoni: «La nostra scuola opera in diversi settori legati allo sviluppo sostenibile e pone particolare attenzione alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale nelle regioni alpine nei campi della formazione e della ricerca. Un punto di forza sono ad esempio le collaborazioni instaurate col Centro di biologia alpina di Piora in Leventina e con la Fondazione alpina per le scienze della vita di Olivone. Ora, l’investimento previsto a San Bernardino è un’occasione unica per valutare l’impatto di un cambiamento che si preannuncia epocale». Confidando che l’iniziativa diventi un punto di riferimento per la popolazione, Gervasoni ha rimarcato il desiderio di «collaborare attivamente con gli attori locali al fine di co-progettare e testare strumenti, processi, metodologie e pratiche promuovano la sostenibilità».
Anche il contesto storico aiuta a comprendere il senso di San Bernardino Lab: lo ha sottolineato bene la consigliera comunale di Mesocco, Piera Furger, ricordando come l’avvento dell’A13 e della galleria di San Bernardino abbia da una parte accorciato tempi e distanze, «ma dall’altra allentato gli intensi rapporti instaurati fra le comunità a cavallo del Passo sin dal 1200, tanto che per secoli non solo gli spostamenti di persone e merci sono stati frequenti ma anche i matrimoni. Questo è andato perso e lo si vuole recuperare. Fra l’altro se a San Bernardino s’investe, lo stesso si farà a Splügen dove pure sono previste opere importanti nell’ottica di un rilancio infrastrutturale. Da qui la necessità di far dialogare il sud con il nord nell’ottica di adottare decisioni fondate».
Fra gli obiettivi vengono citati anche quelli di contribuire attivamente allo sviluppo e all'attrattività dei luoghi, attrarre personale qualificato, creare nella regione nuovi posti di lavoro stabili e quindi contrastare lo spopolamento; favorire la comprensione interculturale e la coesione dei Grigioni e della Svizzera oltre il confine linguistico; valorizzare il patrimonio naturale e i beni culturali meritevoli di tutela; proseguire e sviluppare il progetto pilota Paradisea orientato alla didattica plurilingue, all’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile (www.paradisea.ch); combinare lavoro e tempo libero. Gli attori regionali potranno incaricare le scuole universitarie di lavorare su progetti di ricerca applicata e acquisire importanti conoscenze; dal canto loro gli studenti potranno vivere esperienze pratiche imparando a lavorare in modo interdisciplinare ed entrando in contatto con potenziali datori di lavoro della regione.
San Bernardino Lab ha, come detto, una prospettiva a lungo termine: per garantire una fase introduttiva finanziariamente sicura – è stato spiegato – i partner concedono un finanziamento iniziale per ora limitato a tre anni (luglio 2023-luglio 2025) con possibilità di proroga fino a un massimo di cinque anni (luglio del 2027). Dopo la fase di avvio di un massimo di cinque anni, a partire dal 2027 il San Bernardino Lab dovrà essere finanziariamente autosufficiente, se necessario con il sostegno di sponsor esterni (ad es. donatori, fondazioni) o grazie a finanziamenti pubblici.