Un’ipotesi è nell'ex scuola di Ravecchia dove ha sede l’associazione DaRe. Perplessa la direttrice: ‘In quel caso dovremo trovare un’altra casa’
La Città intende dotarsi di un vero e proprio Centro dell’integrazione nel quale sviluppare ulteriormente il senso di convivenza civile e civica a Bellinzona. Un luogo dove l’importante progetto potrebbe essere realizzato è la vecchia scuola comunale di Ravecchia in via Belsoggiorno 22. Un grande edificio di proprietà comunale che non ospita più le classi scolastiche da molti anni, ma che dal 2016 accoglie l’associazione DaRe (Diritto a restare) che si occupa di accoglienza, di persone con un passato migratorio, ma anche persone locali che vivono in una situazione di difficoltà.
Come s’ inserirà dunque l’operato dell’associazione con le nuove attività che potrebbero essere organizzate in quei locali? Innanzitutto il vecchio stabile, composto da tre piani più una cantina, necessita di un importante intervento di ristrutturazione; per consentire i lavori, l’associazione dovrebbe liberare gli spazi. Riguardo a questa prospettiva, ma anche al progetto in generale, Lara Robbiani, direttrice di DaRe, non nasconde la sua perplessità: «Mi spiace constatare che non siamo stati considerati dalla Città per questa iniziativa». La direttrice dice di aver appreso da alcune ‘voci’ di questa intenzione e di essere stata sorpresa quando a Casa DaRe si è presentato un gruppo di persone senza preavviso, tra cui un architetto che prendeva le misure dei locali. «Avremmo voluto essere coinvolti, soprattutto alla luce del grande lavoro che svolgiamo regolarmente in questo ambito. Ma a quanto pare siamo visti solo come un’associazione che distribuisce vestiti e non ci viene riconosciuto tutto il resto», aggiunge con una punta di rammarico. «Eppure siamo molto più di questo, la raccolta e distribuzione di abiti ci permette di entrare in relazione con i migranti, così ci facciamo conoscere da loro che poi iniziano a partecipare alle altre attività che proponiamo».
Tra queste vi sono corsi di italiano, attività ludiche per bambini, momenti conviviali. L’associazione mette a disposizione specialisti per momenti informativi, una sartoria e una parrucchiera taglia gratuitamente i capelli a chi lo desidera. Non da ultimo DaRe funge da infopoint indirizzando gli immigrati verso gli uffici competenti e la stessa direttrice è da anni in prima linea sul fronte dell’accoglienza. E recentemente ha ottenuto un attestato federale quale Specialista della migrazione. In occasione della settimana contro il razzismo tenutasi in marzo, Lara Robbiani ha proposto il progetto ‘Mettersi nelle scarpe dell’altro’ che ha riscosso un notevole successo: «A breve lo proporrò anche in occasione del Grin festival di Roveredo che si terrà in luglio. Dopodiché l’idea è di ampliare il progetto raccogliendo ancora diverse storie in modo da creare un archivio. Perché ritengo che sulla migrazione recente ci siano poche testimonianze. Ed è un peccato, perché sono racconti che altrimenti andranno persi».
Sono un migliaio le persone che frequentano Casa Dare, soprattutto di origine ucraina; vi sono poi afghani, siriani ed eritrei, ma anche ticinesi. Qualora il progetto di un centro dell’integrazione dovesse andare in porto, a lavori ultimati la struttura potrebbe accogliere diverse realtà attive nel settore: «Noi potremo magari rientrare, ma affittando un locale che dovremo poi liberare al termine di ogni attività per lasciar spazio ad altre associazioni che lo occuperebbero il giorno seguente», rileva Robbiani. «A quel punto saremo costretti a trovare un’altra sede perché non possiamo affittare uno spazio che dobbiamo liberare ogni volta dal nostro materiale e dai vestiti che raccogliamo e poi distribuiamo». Non da ultimo, la direttrice evidenzia che lo stabile si trova a Ravecchia in un quartiere tranquillo e residenziale. «Casa DaRe è aperta due giorni alla settimana. Il vicinato ci conosce e siamo in buoni rapporti. Se però la struttura dovesse in futuro essere aperta tutti i giorni si genererà un certo via vai e c’è da attendersi qualche lamentela».
Interpellato dalla redazione il sindaco Mario Branda tiene a far presente che il Centro dell’integrazione è «un progetto su cui si sta effettivamente ragionando, ma riguardo al quale non c’è ancora qualcosa di concreto». Quanto all’ubicazione, che potrebbe appunto essere nell’ex scuola di Ravecchia, nulla è ancora sicuro. Riguardo a un coinvolgimento di DaRe, Branda risponde che al momento è troppo presto esprimersi, ma se l’ipotesi di creare il Centro a Ravecchia dovesse prendere effettivamente corpo «sicuramente con loro si discuterà in che forma e modalità».