Il centro di socializzazione e integrazione vuole aprirsi ancora di più alla popolazione proponendo momenti di ritrovo liberi per tutti
Aperta un anno fa come centro interculturale e di socializzazione dove un tempo i bambini della frazione collinare imparavano a ‘leggere, scrivere e far di conto’, Scuola Daro è ben presto divenuta un luogo di riferimento apprezzato da famiglie migranti e non solo. La sua responsabile Sofia Santi conferma che la struttura è entrata nel pieno dell’attività, i corsi di lingua e le proposte di socializzazione sono ben frequentate: «Il bilancio è decisamente positivo». La scuola propone eventi rivolti a tutta la popolazione, come proiezioni di film, documentari, corsi e occasioni di scambio di vario genere e a breve intende aprire ulteriormente le sue porte al pubblico. «Ci piacerebbe aprire il centro un paio di mattine a settimana, proponendo dei momenti di incontro libero». Attualmente infatti la frequentazione è possibile solo partecipando ad attività pianificate, ma l’idea è di mettere a disposizione una delle due aule in modo da creare occasioni di ritrovo per la popolazione, un luogo per scambiare quattro chiacchiere davanti a una tazza di tè, conoscere persone nuove, anche di altre culture, dove poter leggere un libro e dove i bambini possano giocare. In queste occasioni vi sarebbe comunque una persona di riferimento incaricata dell’accoglienza e della gestione dello spazio. «Vogliamo offrire un luogo accogliente e comodo, caldo d’inverno e fresco d’estate, dove trascorrere un paio d’ore in compagnia». Un’idea che dev’essere ancora definita nei dettagli ma che potrebbe prendere avvio tra agosto e settembre.
Quanto proposto alla Scuola è gratuito ed è aperto a tutti. Tra le prime attività organizzate vi sono stati i corsi di italiano impartiti da diverse associazioni. Parallelamente sono state sviluppate altre attività di socializzazione che hanno coinvolto associazioni già presenti sul territorio e anche alcune comunità straniere. Tra le iniziative spicca ‘Intrecci e parole’ proposto dalla Cooperativa Baobab che si svolge il giovedì nel primo pomeriggio ogni due settimane; momenti per socializzare lavorando a maglia o a uncinetto, ma non solo. Durante questi appuntamenti i partecipanti si incontrano e chiacchierano davanti a un caffè, vincono la solitudine e praticano la lingua italiana. Vi sono poi altre attività, come quelle proposte dall’associazione ‘Eccoci’, rivolte in particolare alle famiglie, che propone appuntamenti il sabato pomeriggio per la visione di film o lavoretti creativi. Nel cortile è stato anche creato un piccolo orto che viene gestito da una persona che frequenta la struttura e su questa linea in futuro si pensa di proporre alcuni momenti di incontro e formazione aperti a tutti sul tema dell’agricoltura biologica e dell’alimentazione.
In collaborazione con il Servizio per l’integrazione per gli stranieri della Città, Sofia Santi si è occupata di individuare le associazioni che si occupano di integrazione e le comunità straniere presenti nel Bellinzonese. Sono nate sinergie interessanti come la collaborazione con l’Associazione Swiss Albanian Women Ticino, comunità di donne albanesi, che ha iniziato a utilizzare gli spazi della scuola per i suoi incontri e attività aperte al pubblico. Mentre con la comunità afghana ticinese sono nati corsi di matematica e inglese che si svolgono regolarmente il sabato pomeriggio. Solitamente le comunità straniere, a differenza di molte associazioni, non hanno una sede propria, per loro è quindi molto interessante avere la possibilità di disporre gratuitamente di un luogo dove ritrovarsi e proporre attività per farsi conoscere. Alla Scuola Daro diverse comunità ora organizzano regolarmente proiezioni, tra queste vi sono quella afghana (Acat), l’Associazione Swiss Albanian Women Ticino, i giovani dell’associazione Rom in Ticino, quella dei Giovani Tamil, l’associazione Aletheia R.c.s che ha proposto un documentario su un campo per rifugiati in Grecia. «Dalla ricerca che abbiamo svolto sul territorio emerge che ci sono molte realtà che spesso non si conoscono tra loro. La nostra scuola è un luogo dove possono entrare in contatto con un approccio collaborativo riguardo al tema dell’integrazione, con l’obiettivo di favorire la coesione sociale», evidenzia Santi. «Un’occasione per trovare altre competenze, condividere temi comuni e per rispondere ai bisogni in modo coordinato».
La scuola di Daro non ospita più allievi da ormai tre anni a causa del numero insufficiente di iscritti. La Città aveva quindi deciso di mettere a disposizione due aule proprio con lo scopo di favorire l’accoglienza, la socializzazione e l’integrazione. Si tratta però di una soluzione temporanea perché non è escluso che in futuro gli allievi possano di nuovo tornare sui banchi. Ciò dipenderà però dal numero di bambini iscritti. Qualora la struttura non dovesse essere più disponibile, e se il progetto continuerà a funzionare bene, vi saranno valutazioni per trovare un’altra sede. L’iniziativa di spazi per l’integrazione nell’edificio è nata dalla sinergia tra la Città di Bellinzona (e in particolare l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e il Servizio per l’integrazione degli stranieri), il Cantone e la Cooperativa Baobab.