Attorno ai 53 milioni di euro gli incassi nel 2024, tre milioni in più rispetto all’anno precedente
Lasciato alle spalle il 2024 al Casinò di Campione d'Italia si fanno i conti di una annata che non ha centrato l’obiettivo previsto dal Piano concordatario, che omologato dal Tribunale fallimentare di Como ha spianato la strada alla riapertura, il 26 gennaio 2022, della casa da gioco dell'enclave. Piano che ricordiamo fissava gli incassi a quota 60 milioni di euro (70 milioni nel 2025 e 80 milioni nel 2026) alla fine dell'anno che ci siamo lasciati alle spalle. Attorno ai 53 milioni di euro gli incassi nel 2024, tre milioni in più rispetto al 2023. Una crescita che sfiora il 6%, quando sarebbe dovuta essere a due cifre (20%), per cui già da ora sembra allontanarsi il traguardo per quest'anno e il 2026.
Un altro obiettivo contenuto nel Piano concordatario – che sin qui è rimasto sulla carta – è l'aumento della pianta organica della casa da gioco dell’enclave. Piano che prevede l'assunzione di cento dipendenti in cinque anni. Dalla riapertura a oggi non ci sono state assunzioni: 174 erano nel 2022, 174 sono oggi. Nel 2024 rispetto all'anno precedente sono aumentati gli ingressi saliti a 270mila, così come sono cresciuti i proventi medi per giocatore (ma in misura insignificante in quanto siamo nell'ordine di un euro). Nonostante il fatto che gli incassi sono stati inferiori rispetto alle previsioni (sempre rischiose quando si parla di gioco d'azzardo) la situazione della Casinò Campione d'Italia continua a essere positiva, in quanto continua a disporre di una liquidità di cassa che nelle scorse settimane ha consentito di pagare ai creditori privilegiati (in primis gli ex dipendenti) quasi 16 milioni di euro. Il Casinò dalla riapertura a oggi ha versato 47,3 milioni di euro pari all'80% di tutti i crediti privilegiati. Entro il 31 dicembre 2027 rimangono da pagare 12,3 milioni di euro di residui debiti privilegiati e 25,5 milioni di debiti chirografati. I debiti del Casinò dell'enclave hanno conosciuto una consistente decurtazione (oltre 21 milioni di euro) a seguito dell'accordo fra la casa da gioco e la Banca Popolare di Sondrio (BPS). La casa da gioco, così, ha rinunciato a costituirsi parte civile nei confronti della BPS nel processo in Tribunale a Como per il crac del Casinò. Stessa rinuncia anche da parte del Comune. Un accordo che alla banca (a processo restano due suoi funzionari) costa complessivamente 24 milioni di euro.