Bellinzonese

Violenza carnale e lesioni gravi, 8 anni per il marito

La Corte non ha confermato il tentato omicidio intenzionale sul conto del 36enne, colpevole tuttavia di altri innumerevoli soprusi tra le mura domestiche

(Ti-Press)
28 novembre 2024
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Otto anni di carcere più l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di 10 anni. Questa la pena pronunciata poco fa dalla Corte delle Assise criminali nei confronti di un 36enne serbo residente nel Bellinzonese, in carcere dall’ottobre 2023, condannato per violenza carnale, ripetuta coazione sessuale, ripetuta coazione, esposizione a pericolo della vita altrui, lesioni gravi, vie di fatto reiterate, ripetuta minaccia, violazione del dovere d'assistenza o educazione. La vittima delle azioni dell’uomo, avvenute tra le mura domestiche tra il 2010 e il 2023, è la moglie, costituitasi accusatrice privata e patrocinata in aula dall’avvocata Nuria Regazzi (la Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani ha accolto la richiesta di risarcimento per torto mortale di 14mila franchi formulata dalla legale).

Lunedì, in occasione del dibattimento, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni si era battuta per una pena di 18 anni e l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni, mentre l’avvocata Elisa Lurati, difensore d’ufficio dell’uomo, aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che non vi fossero prove per accertare i reati configurati oltre ogni ragionevole dubbio. Rispetto all’atto d’accusa stilato dalla pp, la Corte non ha confermato il reato di tentato omicidio intenzionale, bensì quello di esposizione a pericolo della vita altrui, non avendo potuto accertare che in almeno tre situazioni di violenza l'uomo abbia messo in conto di poter uccidere la donna. Ciò che ha ridotto di molto la pena inflitta.

In un processo indiziario, la Corte ha creduto alla versione della moglie, confermata dalle testimonianze dei figli, che nel corso di quasi quindici anni hanno più volte assistito agli episodi di violenza fisica, psicologica e verbale avvenuti tra le mura domestiche. Anche di natura sessuale (il più grave riguarda la costrizione a consumare un rapporto sessuale completo nonostante il rifiuto della donna). Si aggiungono altre numerose situazioni brutali, come ginocchiate alle costole, colpi con la cintura, sberle, pugni e calci in varie parti del corpo tra cui il viso e la testa.