Bellinzona: Marco Zaccaro e la sorella costretti a chiudere Mm Moda di viale Stazione. ‘Dovremmo pagare 38mila franchi in più all’anno’
Chiuderà alla fine di marzo il negozio di abbigliamento Mm Moda Sagl situato in viale Stazione 21 a Bellinzona. Il motivo si ricollega a un tema sensibile e che torna ciclicamente quando la cronaca ticinese riporta di attività commerciali costrette a fermarsi o a traslocare: l’aumento del canone di affitto. «In effetti me l’hanno alzato di 38mila franchi all’anno», spiega a ‘laRegione’ il cotitolare Marco Zaccaro. «Dovrei quindi pagare il 35% in più rispetto al 2024». La decisione di chiudere avrà inoltre conseguenze sul personale impiegato: due persone perderanno il posto di lavoro. Sui motivi che hanno portato a un tale incremento abbiamo chiesto lumi a Wincasa Ag, la società responsabile della gestione dell’immobile nel quale si trova il negozio. La società spiega in effetti che il contratto di locazione “aveva una durata fissa ed è ora scaduto”, e aggiunge che “non è stato trovato un accordo per un nuovo contratto”. Tuttavia, per quanto riguarda i dettagli delle trattative, Wincasa non fornisce ulteriori informazioni né indica chi è il proprietario.
Zaccaro e la sorella gestiscono l’attività dal 2017. Dal 2019 hanno preso in affitto il locale e lo hanno rinnovato perché inizialmente «era piuttosto vecchio: i vetri cadevano a pezzi e vi era ruggine ovunque». Malgrado questi investimenti, le spese sono per loro diventate insostenibili. Se prima versavano 6mila franchi di affitto mensili, ora ne dovrebbero pagare 9mila, per un totale di 108mila annui. Oltre all’affitto devono pure sostenere «200 franchi di acconto spese al mese e 3mila a fine anno di riscaldamento e acqua calda». Acqua calda a cui, a quanto pare, non avrebbero mai avuto accesso. A ciò si aggiungono le uscite per coprire i costi del materiale e per pagare gli operai. Inoltre, da giugno 2024 e per otto mesi, la vetrina è stata parzialmente coperta da ponteggi posati per i lavori eseguiti alla facciata esterna dell’immobile. Lavori che hanno quindi «frenato e ostacolato la vendita. Le vetrine sono fondamentali nel nostro settore. Sono il biglietto da visita e permettono di pubblicizzare la merce in esposizione. Guardandole, le persone possono capire se i capi sono di loro gradimento e se i prezzi convengono loro», spiega il gestore.
In questo contesto un aiuto parziale è giunto grazie a un accordo trovato davanti all’Ufficio di conciliazione in materia di locazione, con la restituzione del 20% della perdita di guadagno subita nell’arco degli otto mesi. Un aiuto solo parziale che però non soddisfa il gestore. Una volta che la facciata è stata parzialmente liberata, anche le entrate e i clienti sono aumentati. Un segnale positivo che non ha tuttavia permesso ai fratelli Zaccaro di cambiare idea: il negozio chiuderà. L’incremento del canone di locazione rimane per loro insostenibile. A ciò va poi aggiunto che non gli sono state fornite spiegazioni per questo aumento. «Da parte mia ho sempre pagato l’affitto regolarmente e mai in ritardo», assicura.
Ampliando il discorso su altri temi inerenti al commercio al dettaglio, Zaccaro sottolinea che è diventato sempre più difficile sopravvivere: «Oggi comandano gli acquisti online» e le agenzie immobiliari avrebbero «tutto in mano», secondo il gestore: in caso di un contatto diretto con i proprietari di un immobile si può mantenere un rapporto più personale, e discutere delle eventuali problematiche a tavolino. Mentre, con le agenzie «non si può scendere a nessun compromesso e ci si deve arrangiare». Queste dinamiche «stanno facendo morire Bellinzona», conclude Zaccaro.
Ricordiamo che sulla tematica, circa un anno fa, su queste colonne si era espresso anche il vicesindaco di Bellinzona Fabio Käppeli, capodicastero Finanze, economia e sport. Il municipale non aveva escluso “un contatto più intenso con i proprietari immobiliari, così da sensibilizzarli sui costi e le difficoltà cui i commercianti fanno fronte, fra i quali c’è anzitutto l’affitto: per i proprietari è sicuramente vantaggioso avere gli spazi occupati, seppure con un canone inferiore”. Ciononostante Käppeli, senza minimizzare la preoccupazione che aleggia nel settore, aveva anche sottolineato che “Bellinzona resta in ogni caso attrattiva, come dimostrano le nuove aperture di negozi (che pure ci sono anche se non raggiungono le prime pagine dei giornali) o l’insediamento di società importanti che portano molti posti di lavoro, e quindi consumatori” e quindi benefici alle variegate attività economiche della città. E l’obiettivo del Municipio è proprio questo: “Mantenere un centro storico attrattivo, vivo e dinamico”.
Sempre nello stesso periodo, avevamo sentito Manuele Morelli, proprietario della società Immoprogram che gestisce la metà dei contratti di locazione dei negozi del centro di Bellinzona. Sulle possibilità di negoziazione degli affitti, aveva spiegato che ciò “dipende dal carico ipotecario del proprietario dello stabile ove è ubicato il negozio e dalla legge della domanda e dell’offerta, che stabilisce i prezzi della locazione”. In ogni caso Morelli non aveva negato che una certa sensibilità da parte dei proprietari può incentivare delle riduzioni. Tuttavia “alcune centinaia di franchi al mese in meno non determinano il fallimento o meno di un’attività”. Infatti a suo avviso i commercianti in difficoltà andrebbero aiutati anche in altri modi: “Si potrebbe pensare a più posteggi in centro, o al rimborso del costo del posteggio da parte della Città”. O una “sensibilizzazione sugli effetti nefasti del commercio online, dedicare più spazio sui media alle nuove attività e a quelle che vanno a gonfie vele, buoni della Città a tutti i fuochi da spendere nei commerci del centro così da incentivare e contribuire alla fidelizzazione”.