Si chiude dopo 4 edizioni l'evento negli spazi dell’ex fabbrica di cioccolato di Torre. Deluso il curatore Elio Schenini
Avrebbe voluto concludere in bellezza con l’ultima edizione, anche in memoria del suo promotore Giovanni Casella deceduto lo scorso giugno all’età di 75 anni, per poi orientarsi verso una dimensione più ridotta. Ma il Cima Norma Art Festival, interdisciplinare e dedicato alle metafore del nostro tempo, ha dovuto chiudere i battenti senza avere la possibilità di proporre, durante la scorsa estate, il programma di eventi culturali (dalle arti visive alla musica, dal teatro alla letteratura) già allestito dal direttore artistico Elio Schenini. Come riferito martedì dagli organizzatori, si è infatti chiusa l’era dell’evento organizzato per la prima volta nel 2020 negli spazi dell’ex fabbrica di cioccolato di Torre. La quinta edizione vivrà infatti unicamente in un libretto di 32 pagine. “Purtroppo in seguito alla morte a inizio giugno di Giovanni Casella, presidente della Fondazione La Fabbrica del cioccolato, e alle decisioni assunte da chi gli è subentrato, siamo stati costretti a chiudere definitivamente l’esperienza del festival”, si legge sul sito web della manifestazione.
Raggiunto dalla redazione per maggiori ragguagli, Schenini spiega che «il programma era ormai pronto, come gli altri anni eravamo riusciti a trovare i finanziamenti». Dopo il decesso di Casella, la persone di riferimento per l’organizzazione del festival è diventato l’imprenditore Abouzar Rahmani: coinvolto nel processo di ristrutturazione del grande stabile di Dangio, è a capo dell’azienda Domani Food Sa che dal 2018 ha rilevato il brand Cima e che nel suo stabilimento di Rancate ha iniziato a produrre cioccolato. Dallo scorso agosto Rahmani risulta anche vicepresidente della Fondazione. «In sostanza mi ha detto che non era più interessato alla prosecuzione della manifestazione in ragione del fatto che quest’anno sarebbero già iniziati dei lavori e che la Cima Norma sarebbe diventata un cantiere». Ancora Schenini: «Va detto che quest’anno il festival avrebbe comunque voluto chiudere un discorso, trasformandosi in qualcosa di diverso per le prossime edizioni. Dispiace tuttavia non aver potuto proporre l’edizione conclusiva, anche perché era tutto pronto e c’erano anche artisti importanti». Non ci sarà tuttavia nessun festival 2.0: «Credo che ora la fondazione seguirà una linea diversa. Sicuramente il festival multidisciplinare nato e pensato con Casella termina qui, e così anche la mia esperienza con la Fondazione. Probabilmente l’intenzione è di lanciare il branding Cima Norma in un contesto di lusso, e quindi non c’è interesse a una manifestazione di questo tipo che affronta magari anche temi sensibili». Il libretto di 32 pagine dell’edizione 2024, in lingua italiana può essere ordinato inviando una email a: info@cnaf.ch. In concomitanza con l’ultima edizione del Festival è stato inoltre realizzato un volume di 160 pagine che raccoglie la versione in inglese sia di questo libretto che dei quattro precedenti. «Siccome gli sponsor hanno deciso di lasciare il proprio contributo – indica Schenini –, abbiamo comunque realizzato questo libretto finale in inglese che raccoglie tutte le pubblicazioni fatte nel corso degli ultimi anni».
Secondo quanto reso noto da Casella ormai un anno fa, l’ambizioso progetto di riqualifica – portato avanti da alcuni promotori riuniti nella società denominata Vb-Heritage Sa – richiederà un investimento attorno ai 20 milioni di franchi. Intende trasformare l’ex fabbrica in un centro polifunzionale con alloggio, con contenuti legati alla cultura in tutte le sue espressioni. Il tutto completato da una cioccolateria con produzione artigianale e con annesso un museo del cioccolato. Contattata nelle scorse settimane per un aggiornamento del progetto, anche alla luce del decesso di Casella, la società Vb-Heritage Sa ci ha rimandato a Rahmani, il quale ha preferito posticipare a tempo debito le indicazioni per fare il punto della situazione.