Elezioni comunali, 30 secondi per rispondere: a confronto nella nostra regione il sindaco e la candidata di Più Donne nella lista Avanti con Ticino&Lavoro
Dal ‘caso Mirante’ alla frammentazione dell’area progressista sul piano cantonale e ancor di più a livello locale. Perché a Bellinzona, il cui sindaco durante il congresso socialista dell’autunno 2022 aveva difeso l’opzione Mirante per il Consiglio di Stato, non siete riusciti a ricucire lo strappo per una sinistra più coesa e forte?
MAURA MOSSI NEMBRINI – In realtà anche all’interno dei partiti storici, e non solo nell’area progressista, vi è una crescente frammentazione. In parte perché stiamo andando nella direzione dell’individualismo. Perciò ricucire queste dinamiche diventa un lavoro enorme perché non si è più abituati a lavorare insieme.
MARIO BRANDA – La frammentazione è presente un po’ in tutta la politica. Ciò non vuol dire che i progressisti non dovrebbero impegnarsi a tenere unito il loro fronte. Al congresso avevo paventato quanto si è poi puntualmente avverato. Ma la politica non poggia unicamente su considerazioni razionali, scientifiche o ideologiche. Spesso giocano un ruolo importante i sentimenti e i… risentimenti: cose molto umane ma che purtroppo non sempre aiutano un dialogo costruttivo.
Il ruolo della donna in politica, assente nel Municipio di Bellinzona a tradizione maschile. Guardando le liste si ha la netta sensazione che le candidature femminili siano spesso più da parata che di sostanza. Cosa serve per un cambiamento radicale?
BRANDA – Nel nostro gruppo in Cc le donne sono la maggioranza e siamo un partito che cerca di promuovere questa dimensione. Ma per farsi eleggere non basta essere uomini e non basta essere donne. E nemmeno essere militanti di un partito. Occorrono vari criteri, fra cui essere conosciuti e riconoscibili dall’elettorato. Non tutti hanno questo bagaglio. Che magari si riesce a formare nel tempo, ma nemmeno questo è scontato. Lo sforzo comunque non manca e c’è margine di miglioramento.
MOSSI NEMBRINI – La realtà dei fatti è che i partiti faticano a trovare i candidati, uomini o donne che siano. Purtroppo la politica soffre di una certa disaffezione. Col passare del tempo probabilmente le donne avranno più chances. Ma una volta candidate devono anche essere messe nella condizione di poter essere elette. Purtroppo quasi sempre vengono privilegiati i candidati uscenti oppure quelli che il partito caldeggia maggiormente.
Il nuovo grande Quartiere Officine tra opportunità di crescita e timori – quelli espressi dai ricorrenti – che si debba forzatamente ridurre le altre aree edificabili presenti nell’agglomerato. Come avvicinare i due fronti opposti ed evitare uno stallo ricorsuale che potrebbe protrarsi per diversi anni?
MOSSI NEMBRINI – Bisognerà sicuramente chiarire con il Cantone la questione della contenibilità del Piano regolatore di Bellinzona. E verificare anche la sostenibilità economica di quanto si vorrebbe costruire al posto delle ex officine. Al momento non è ancora stato accertato se sarà sostenibile o meno la volumetria presentata.
BRANDA – Meglio sarebbe stato poterne dibattere nel quadro di un referendum. Ma i ricorrenti sanno che fra la popolazione di Bellinzona c’è un’ampia adesione a questo progetto. Perciò utilizzano strumenti formali e giuridici per cercare di vincere una battaglia che sul terreno della discussione politica e della democrazia li vedrebbe probabilmente in difficoltà. Sono comunque fiducioso sul fatto di riuscire a concretizzare il Quartiere Officine. Accompagnati da diversi specialisti, abbiamo fatto correttamente i calcoli e la progettazione è stata accurata.
A medio termine conti comunali sempre in rosso, capitale proprio in costante erosione, progetti strategici e vecchie scuole affamati di decine e decine di milioni. Cosa propone per riuscire ad affrontare tutte queste sfide sotto una coperta sempre più corta?
BRANDA – È sempre importante guardare anche i risultati dei consuntivi, che parlano di finanze equilibrate e di un capitale proprio stabile. La situazione comunque non va sottovalutata e la spesa pubblica, così come lo sviluppo dell’Amministrazione comunale, tenuti sotto controllo. Per riuscirci non penso siano necessarie misure spettacolari che ‘fanno male’, basta una razionalizzazione. Ritengo che oggi abbiamo le risorse per far fronte agli investimenti, fondamentali per assicurare a Bellinzona uno sviluppo e una dinamica economica e sociale nuova.
MOSSI NEMBRINI – Ci troviamo in un momento molto difficile. L’aggregazione è cominciata soltanto tre anni prima del periodo pandemico, che in parte non è ancora terminato e produce degli effetti. In questo contesto i Comuni non devono temere di assumersi degli incarichi. Semmai ci vuole una maggior collaborazione col Cantone. Penso poi all’Altopiano, dove numerosi Comuni non vogliono assolutamente aggregarsi temendo di perdere il ruolo di istituzione più vicina al cittadino.
Fare il sindaco e il municipale assorbe sempre più tempo e pochi possono permettersi di lasciare la propria occupazione. Una situazione sempre più esclusiva e poco democratica. È giunto il momento di professionalizzare la carica?
MOSSI NEMBRINI – No, sarebbe meglio continuare col sistema di milizia. Ritengo che ‘mettersi in politica’ sia un dovere e spero che le nuove generazioni lo capiscano, così da potersi ancora garantire una democrazia sana per il proprio futuro.
BRANDA – Il tema è difficile e la soluzione non è scontata; sappiamo che la professionalizzazione non gode di molto credito fra la popolazione. Il sistema di milizia presenta però a sua volta limiti oggettivi. Non credo sia solo una questione di retribuzione, ma anche di formazione e di riuscire ad avere un sistema istituzionale che consenta di svolgere la funzione in modo un po’ più agevole.