Elezioni federali: esponenti di Centro, Udc, Verdi e Più Donne spiegano le proprie ricette per alcuni tra i principali problemi dei cittadini
In vista delle Elezioni federali del 22 ottobre, seconda di tre puntate con esponenti non candidati delle principali liste in corsa per le Camere federali. Idee e risposte secche a una serie di domande su alcune delle maggiori sfide per i cittadini e le famiglie.
Che cosa fare...
1) ... di fronte all'aumento dei costi della salute e dei premi di cassa malati?
2) ... per i prezzi dell'energia che salgono?
3) ... in materia di pensioni, tra aspettativa di vita in rialzo e rendite in calo?
4) ... per contrastare la continua erosione del potere d'acquisto?
5) ... rispetto alla crisi migratoria che preme sul Ticino?
6) ... nell'ambito della viabilità (problemi al Gottardo, A2/A13, cantieri)?
1) Il Centro nel 2018 ha lanciato l’iniziativa popolare per bloccare l’aumento dei premi perché è a Berna che devono essere trovate le soluzioni. Le misure adottate in Ticino hanno un impatto modesto e non risolutivo. L’obiettivo è di fare in modo che, agendo su più piani – dalla cartella informatica del paziente al costo dei medicamenti, che in Svizzera è spesso esorbitante rispetto ad altri Paesi vicini – si possa mantenere una proporzione ragionevole tra salari e premio della cassa malati. Se non si interverrà rapidamente la situazione diventerà insostenibile e il rischio è che si debbano prendere decisioni estreme.
2) Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e quindi investire nell’efficienza energetica contro gli sprechi e nella promozione della produzione di energia rinnovabile locale (idroelettrico e fotovoltaico). Inoltre, occorre spingere sull’innovazione tecnologica e sullo sviluppo di nuovi vettori energetici promettenti e a emissione zero come l’idrogeno verde. In questi anni, come partito abbiamo formulato numerose proposte concrete e attuabili. 3) L’invecchiamento della popolazione esercita una forte pressione sull’intera previdenza vecchiaia. Il primo pilastro (Avs) è gravato da un rapporto sfavorevole tra chi paga e chi ne beneficia. Nel secondo pilastro il capitale accumulato nella vita lavorativa va ripartito su una durata di pensionamento più lunga, con la conseguente riduzione della rendita annua. Nei periodi di inflazione come questo, le rendite del secondo pilastro, a differenza di quelle dell’Avs che seguono l’evoluzione dei salari e del rincaro, sono ulteriormente corrose poiché non vengono – se non in pochi casi – adeguate all’andamento del costo della vita. È abbastanza evidente che per farvi fronte bisognerebbe incrementare il capitale previdenziale, e oggi nulla impedisce alle imprese – molte già lo fanno – di andare oltre i minimi di legge, contribuendo in misura maggiore al suo finanziamento e consentendo così rendite più elevate. Questa possibilità è ancora più decisiva per le donne che, oltre a subire sovente una disparità salariale, lavorano in numerosi casi a tempo ridotto e riescono di conseguenza ad accumulare un ridotto capitale previdenziale.
4) Le spinte inflazionistiche e l’aumento dei prezzi in Svizzera stanno toccando tutti. Le misure più immediate riguardano le tasse e i balzelli – oggi eccessivi – a carico dei cittadini. Siamo stati gli unici a proporre una riduzione di un costo per la popolazione, ovvero la riduzione dell’imposta di circolazione. Di pari passo, ma ci vorrà del tempo, il mercato del lavoro si deve adattare con un aumento generalizzato dei salari, dando spazio alle trattative tra le parti sociali, come da tradizione svizzera.
5) Il Ticino si trova confrontato alle conseguenze della decisione dell’Italia di sospendere unilateralmente l’Accordo di Dublino e la Confederazione non sembra intenzionata ad adottare sanzioni o contromisure. È chiaro che l’Italia si trova in una situazione di emergenza e nell’Unione europea non si respira una grande solidarietà. La Confederazione dovrebbe meglio distribuire le persone richiedenti l’asilo sul territorio, anche per favorire l’integrazione e il rispetto dell’ordine pubblico. La tradizione umanitaria svizzera può essere preservata solo se ci sono regole chiare.
6) Occorre insistere sulla complementarietà tra i diversi mezzi di trasporto. Quello che è successo dà ragione a chi, come Fabio Regazzi, nel nostro partito ha sostenuto il secondo tunnel al San Gottardo – senza aumento della capacità – per evitare l’isolamento del cantone.
1) Dopo anni che lo si dice, bisognerebbe ricalibrare sia la domanda (consumo di sanità) che l’offerta (produzione di servizi, cure e prestazioni). La prima tende verso il consumismo, oltre il necessario, mentre la seconda tende al massimalismo, oltre il ragionevole. L’unico modo è smontare e rimontare la catena di produzione del sistema sanitario dal produttore al consumatore e introdurre un sistema di prezzi invece delle tariffe. E destatalizzare. Lo Stato fa tutto: le leggi, controlla, pianifica, produce, regola e consuma la sanità. Serve più concorrenza tra gli attori, con meno barriere d’entrata.
2) Bisogna sospendere tutte le regole ideologiche e catastrofiste, riprendere il mix di produzione rivalutando i vari vettori energetici rinnovabili e non rinnovabili. Usare il nucleare fino alla maturazione di nuove fonti alternative realiste e non fantasiose. Far intervenire Mister Prezzi per calmierare e abbassare i prezzi del settore, e premiare fiscalmente chi abbassa i prezzi e chi consuma meno.
3) Lo squilibrio è demografico, la piramide rovesciata ha un costo sociale ed economico elevatissimo. Le regole di investimento e di rendimento nonché i vincoli dei fondi di cassa pensioni vanno riscritti per evitare la guerra intergenerazionale. Chi è pensionato non deve avere rendite superiori a pari funzione di chi lavora; ci vuole un sistema di età di pensionamento e di rispettivi premi flessibile.
4) Ridurre il dumping salariare chiudendo un po’ i cancelli verso sud. Abbassare imposte e tasse al ceto medio, eliminare i prezzi cartellistici e monopolistici non solo de jure ma de facto. Produrre politica di crescita economica e non di declino controllato come negli ultimi 10 anni. Il nostro Welfare Index, calcolato da 11 anni, dimostra con 90 indicatori che il malessere sociale e non solo economico è aumentato del 24%. È necessario proteggere il ceto medio che si sgretola: per i poveri si fa già molto; i ricchi non hanno bisogno; per chi lavora, vive, manda avanti la famiglia, paga imposte e non scappa invece non si fa nulla.
5) La crisi più grave è quella che ogni anno vede partire dal Ticino circa mille giovani in età lavorativa e centinaia che non rientrano dopo gli studi: forza lavoro e cervelli qualificati. In cambio importiamo centinaia di residenti non qualificati e non adatti al mercato del lavoro. C’è solo un modo per risolvere la situazione, aumentare i redditi, con posti di lavoro ben remunerati e aziende che fanno utili andando all’estero a caccia di attività da portare in Ticino. 6) Nel Medioevo i colli di bottiglia nei trasporti e nelle comunicazioni erano fonti di reddito per chi ci viveva. Cosa fare ora? Due tubi autostradali aperti e pagamento per il transito straniero di attraversamento passivo. AlpTransit diurna solo per passeggeri con treni da e per il Ticino ogni mezz’ora, e la linea vecchia del Gottardo per treni merci. Basta cantieri di manutenzione di dubbia necessità sulle autostrade e sulle cantonali.
1) Per prima cosa è urgente diminuire il peso della spesa sanitaria dalle spalle delle economie domestiche, votando in primavera l’iniziativa Ps che chiede che i premi siano al massimo il 10% del reddito, e poi cambiamo logica di finanziamento. I Verdi hanno depositato due mozioni, una per Camera, per chiedere al Consiglio federale premi proporzionali al reddito e indicizzati ai salari. Poi, per fare chiarezza nel sistema in balia di interessi finanziari, è necessario bypassare le potenti lobby presenti tra i deputati delle Camere con un’iniziativa popolare sull’introduzione di una cassa malati federale unica sul modello della Suva per gli infortuni per ridurre costi amministrativi e capire finalmente i flussi. E costruire aziende federali per la produzione di farmaci per diminuire l’impatto del prezzo dei farmaci.
2) Il caro bolletta è stato innescato dal rincaro del prezzo del gas in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Meno noto è l’effetto del boom delle rinnovabili che ha ridotto la dipendenza dal gas russo e permesso di risparmiare oltre 100 milioni di euro. Senza questo contributo, oggi anche la nostra bolletta sarebbe di ben l’8% più cara. Ora puntiamo sull’efficienza e il risparmio energetico, perché l’energia meno cara è quella risparmiata, e sosteniamo cittadine e cittadini nel farsi protagonisti della transizione energetica, diventando loro stessi produttori o consumatori diretti dei loro padroni di casa in modo da essere meno dipendenti dalle energie fossili importate e svincolare il prezzo della corrente da quello del gas.
3) Il calo delle rendite vecchiaia non diminuisce solo il potere d’acquisto di una popolazione di anziani sempre più numerosa, ma arreca danno diretto all’economia. Occorre ripensare tutta la previdenza sul modello dell’Avs andando a prendere gli ulteriori contributi dove il sistema oggi interviene pochissimo, per esempio sulle transazioni finanziarie, largamente favorite fiscalmente, ma che contribuiscono poco all’economia reale.
4) Se i partner sociali non riescono più a contrattare, i salari andrebbero adeguati automaticamente all’inflazione, come si fece per vari decenni dopo la Seconda guerra mondiale. Ciò permetterebbe anche di distribuire più equamente i profitti dell’economia, che oggi vanno a rimpinguare essenzialmente le tasche degli azionisti.
5) Vanno distinte le persone che arrivano nei centri federali, che a maggioranza proseguono il loro cammino in altri cantoni o in altre nazioni, da quelle che sono attribuite al Ticino e che cominciano il processo di integrazione. Si è parlato delle prime, perché alloggiate in strutture non adeguate nelle quali la presa a carico e la socializzazione non è all’altezza della tradizione umanitaria svizzera. Per le seconde abbiamo appena ricevuto le risposte del governo all’interpellanza per il suicidio di Arash. In ogni caso pensiamo sia auspicabile un maggiore coinvolgimento della società civile.
6) È corretto fare un’adeguata manutenzione delle strade, ma è essenziale dare la priorità degli investimenti alle linee ferroviarie e ai trasporti pubblici, sia per completare AlpTransit a sud, sia per collegarci con il resto della Svizzera, anche con vie secondarie e treni metrici che ora si possono adeguare allo scartamento Ffs. Per esempio con un nuovo collegamento Interlaken-Locarno che via Bedretto/Airolo ci porterebbe al Vallese e a Berna. Perché quando si interrompono i collegamenti principali, sono proprio le vie secondarie a scongiurare l’isolamento.
1) Innanzitutto va fatta un’autocritica da parte di tutti gli attori coinvolti nel sistema: pazienti, medici, casse malati, lobby. Detto questo, i premi di cassa malati stanno diventando insostenibili per il ceto medio e basso, soprattutto per le famiglie. Vanno istituiti dei sussidi per aiutare questa fascia della popolazione, va migliorata la pianificazione ospedaliera e la trasparenza nell’assicurazione malattia obbligatoria. E, se non funziona, proporrei una cassa malati pubblica in concorrenza con quelle private prima di riproporre nuovamente una cassa malati unica.
2) Come sostiene lo psicologo americano Daniel Goleman, “la cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo”. Si tratta in sostanza di un radicale cambiamento cognitivo che implica una visione capace di cogliere le conseguenze sul sistema di ogni scelta personale e collettiva, e questo vale anche per l’approvvigionamento energetico. Oltre a questo aspetto filosofico, ritengo vada recuperato il ritardo che abbiamo nel settore delle energie rinnovabili, puntando anche sul risparmio energetico – ad esempio aiutando i proprietari a rinnovare gli edifici in modo da disperdere e consumare meno energia – e incentivando lo sviluppo delle comunità energetiche (raggruppamenti ai fini del consumo proprio), che permettono di rendere sostenibile la condivisione dell’energia prodotta dai privati, risparmiando anche sul costo stesso per l’utilizzatore finale.
3) Prima di tutto va rispettata la parità tra uomo e donna. Le donne purtroppo, a causa del lavoro a tempo parziale e del salario ingiustamente e ingiustificatamente più basso di quello degli uomini, ricevono troppo spesso pensioni insufficienti. Bisogna inoltre investire sulla genitorialità cosicché la popolazione torni a crescere nelle fasce più giovani riequilibrando sul lungo periodo la piramide dell’età.
4) Come sostiene il professore di economia all’Università di Friburgo Sergio Rossi, “i salari dei dipendenti della classe media devono essere aumentati, e in modo significativo. Negli ultimi anni non c’è stata alcuna progressione salariale reale, mentre la produttività delle aziende è aumentata”. Infatti, secondo lo specialista, “la crescita dipende in gran parte dalla classe media, attraverso i consumi”. In questo contesto diventa fondamentale la parità salariale tra uomo e donna: si tratta di entrate che mancano nelle tasche delle donne e nelle casse dell’Avs.
5) Va fatta un’analisi seria che esuli dalle strumentalizzazioni politiche. Le migrazioni sono sempre esistite, noi stessi siamo il frutto di una somma di migrazioni. Ciononostante va considerato anche cosa il nostro Paese è in grado di assorbire, investendo contemporaneamente nella formazione in competenze interculturali e umanitarie, cercando, in generale, di colmare il divario crescente tra i ricchi che diventano sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Povertà che purtroppo tocca maggiormente le donne, soprattutto le madri sole e le anziane.
6) Bisogna investire nella ricerca scientifica e nelle modalità di trasporto alternative, inoltre si potrebbe strutturare diversamente il tempo di lavoro e vacanza in modo che non tutti siano in strada e in colonna nello stesso momento. La viabilità è un problema quotidiano visibile ma sono fiduciosa che troveremo soluzioni. Quello su cui dobbiamo investire sono però gli strumenti per affrontare problemi quotidiani “invisibili” come la disparità salariale, le discriminazioni e la violenza domestica.