Si aggrava il bilancio dell’incidente avvenuto domenica sotto la capanna Scaletta. Oggi il funerale del coetaneo, il primo a precipitare
A dolore si aggiunge altro dolore. Nel giorno del funerale del 14enne varesino Karim Larbi Damir, morto domenica scorsa scivolando rovinosamente per un centinaio di metri lungo il sentiero non ufficiale che si snoda sotto la capanna Scaletta, oggi a causa delle gravi ferite riportate è deceduto all’ospedale Civico di Lugano anche il suo coetaneo Christian Maccarrone, domiciliato a Induno Olona, travolto durante la caduta. Restano inoltre sempre molto critiche le condizioni del terzo giovane precipitato, un 14enne del Mendrisiotto che non faceva parte del gruppo italiano e che si trovava in zona con la madre: buon conoscitore del posto, sentite le richieste d’aiuto si stava avvicinando al luogo della tragedia, probabilmente per verificare quanto fosse realmente successo o nel tentativo di portare soccorso, quando a sua volta è caduto.
I due varesini facevano parte della polisportiva Virtus Bisuschio, gruppo agonistico che come ogni anno stava svolgendo a Campo Blenio un campo di allenamento in vista della ripresa del campionato di calcio. Giornate prescolastiche di svago e spensieratezza che comprendevano anche alcune escursioni in zona, come appunto quella fino alla capanna Scaletta. Una gita compiuta già in passato, senza che si sia mai verificato alcun incidente, anche passando lungo il sentiero non ufficiale dove cinque giorni fa si è consumata la tragedia. Una parte del gruppo – ha spiegato nei giorni scorsi alla ‘Regione’ il legale della Virtus, l’avvocato Maurizio Montalbetti – lasciata la capanna verso meggiorno, nella discesa fino a Pian Geirett ha optato per la via lunga e più sicura che richiede mezz’ora in più di cammino; l’altra parte del gruppo, assistita da un monitore, si è invece incamminata lungo il percorso più ripido.
Come riportato dal quotidiano ‘Varese News’, due comunità religiose si sono unite per dare l’ultimo saluto a Karim, che da oggi riposa al cimitero di Belforte a Varese. Dopo il rito musulmano celebrato nel centro islamico di viale Giusti, a Belforte si sono unite tutte le comunità che gli volevano bene: quella musulmana, quella cristiana di Bisuschio, i compagni di scuola, il team della squadra di calcio dove giocava e anche la comunità di Induno Olona. «Questo fatto ci insegna tanto, ci fa riflettere», ha sottolineato l’imam di Varese Said Bengasi prendendo la parola: «Se abbiamo litigi, se abbiamo mal comportamenti, dobbiamo cessarli finché siamo vivi. Perché non sappiamo quanto staremo sulla terra, e dobbiamo pregare Dio di ritrovare gli amici e i fratelli perché non si sa mai: un giorno escono e possono non tornare più». Il padre di Karim, Younes Damir, rivolgendo parole di ringraziamento a tutti i presenti per l’aiuto dato ai suoi quattro figli, ha detto che «questa è una dimostrazione che non c’è differenza tra noi: viviamo tutti i giorni tutti insieme, siamo fratelli». Il vicesindaco di Bisuschio, Angelo Conti, ha motivato la vicinanza dimostrata come «la cosa giusta da fare, adesso come in futuro. E questo momento, pur nel suo enorme dolore, si è trasformato in qualcosa di importante e bello, un momento di fraternità».
Sepolto con la maglia della Virtus
Karim è stato sepolto con la sua maglietta della Virtus, salutato da tutti i compagni di squadra. «Vedo qualcosa di grande nel buio del dolore. È una luce che brilla, oggi, grazie ai fratelli musulmani che guardo negli occhi da fratello», ha commentato il parroco di Bisuschio, don Adriano Bertocchi: «Guardo anche i miei fratelli cristiani e dico: avete visto come guardano la vita, e ciò che c’è dopo la vita questi fratelli? Ci avete fatto del bene, siete stati una luce per noi. Continuiamo ad illuminarci a vicenda, sperando che ci siano occasioni più felici per farlo».A sua volta il sindaco di Induno Olona, Marco Cavallin, ha chiesto una preghiera per Christian Maccarrone, che sarebbe mancato di lì a poche ore: «Sono qui a manifestare la vicinanza del mio Comune e di tutta la Valceresio alla famiglia di Karim, perché questa è una tragedia che ha colpito tutti, e che ha fatto emergere il senso di comunità, l’integrazione tra i cittadini: nella tragedia di questo evento, è stato fatto un passo in più in questa direzione».