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Niente fotovoltaico sul semisvincolo di Bellinzona

‘Comporterebbe la modifica del progetto definitivo’: il CdS risponde picche alla deputata Ermotti-Lepori, anche per le coperture di Airolo e Alto Vedeggio

Potenziale energetico non considerato (Ti-Press)
17 aprile 2021
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«Ormai è tardi», canterebbe Vasco Rossi. Ed è quanto spiega il Consiglio di Stato rispondendo all’interrogazione della granconsigliera popolare-democratica Maddalena Ermotti-Lepori che chiede se non sia possibile dotare il previsto nuovo semisvincolo di Bellinzona di un impianto fotovoltaico. E la risposta è negativa. Non tanto perché il governo la ritenga una soluzione impraticabile o poco redditizia, ma perché il progetto dallo scorso mese di marzo è ormai definitivo e dopo lunghi anni d’attesa fra ricorsi e referendum sarebbe oggi difficile stopparlo per rimodificarlo. Quanto all’economicità e opportunità di inserirvi un impianto solare, il governo spiega di non potersi a priori esprimersi “poiché ciò richiederebbe uno studio apposito”. E anche nel caso fossero date le premesse, un’installazione del genere “comporterebbe una modifica sostanziale di quanto è stato pubblicato e approvato proprio di recente, sia dal punto di vista estetico sia da quello dell’efficienza della protezione fonica, aspetto fondamentale del Rapporto d’impatto ambientale”. Detto altrimenti, dopo la recentissima approvazione definitiva del progetto cresciuta in giudicato per le due procedure parallele cantonale e federale al termine di un lungo e travagliato iter, e con l’inizio dei lavori programmato per il prossimo mese di settembre in base agli appalti di imminente pubblicazione, “non è più possibile apportare modifiche che causerebbero ulteriori ritardi procedurali”.

Il primo no alla mozione

A promuovere la posa di pannelli fotovoltaici lungo le strade nazionali e le vie di comunicazione in generale è anche una mozione parlamentare depositata dalla stessa deputata Ppd nel febbraio 2020 citando gli esempi di Nidwaldo, Coira e Melide. In questo caso Maddalena Ermotti-Lepori chiede anche che il Consiglio di Stato esamini la possibilità d’inserire tali impianti nelle coperture dell’A2 previste ad Airolo e nell’Alto Vedeggio. Proposta in attesa di venire discussa dal Parlamento cantonale, ma che ha nel frattempo ottenuto una prima risposta governativa, che è negativa. Per Airolo, scrive il CdS, l’ipotesi è stata scartata in base alla ponderazione dei molteplici fattori alla base del progetto di parziale copertura dell’A2 e risanamento ambientale del fondovalle (impatto ambientale, integrazione armoniosa degli aspetti architettonici con il paesaggio, ricadute insediative e resa energetica dell’impianto). Per l’Alto Vedeggio, prevedendo il progetto che le superfici recuperate dalla copertura dell’autostrada diventino aree verdi disponibili alla fruizione pubblica, “poco si concilierebbe con un impianto di produzione fotovoltaica”. Si attendono le valutazioni e la decisione parlamentari.

‘Soluzione facilmente realizzabile’

Dal canto loro il consigliere nazionale socialista Bruno Storni, nonché il gruppo dell’Unità di sinistra in Consiglio comunale a Bellinzona, suggeriscono di dotare di pannelli fotovoltaici le nuove pareti foniche previste lungo il tratto autostradale cittadino, e più precisamente nei punti in cui si rende necessario mettere al riparo dal rumore di transito le zone abitate. Proposta che anche Maddalena Ermotti-Lepori ha formulato nella propria interrogazione, ottenendo l’invito governativo a sollecitare semmai l’Ufficio federale delle strade (Ustra) competente in materia. Ciò che Bruno Storni ha già fatto: con una lettera inviata a fine marzo cerca di convincere Ustra, Cantone, Città e Gran Consiglio sulla necessità di cogliere l’occasione dei nuovi ripari fonici di Bellinzona per completare l’opera dal profilo energetico e ambientale. Secondo il parlamentare socialista nel caso specifico sarebbe “facilmente realizzabile un impianto fotovoltaico, per la lunghezza di almeno un chilometro, che produrrebbe corrente per circa 800-900 ore all’anno a costi molto interessanti essendo la posa molto semplice”. A suo dire quindi “stupisce che né l’Ustra, né l’Azienda elettrica ticinese, né l’Azienda multiservizi di Bellinzona, né la ‘Città dell’energia’ di Bellinzona siano riuscite a prevederne l’integrazione nella nuova parete antirumore, alla faccia dei continui appelli al promovimento dell’energia rinnovabile e alle decisioni politiche (Strategia energetica 2050 votata dal popolo) già adottate, che prevedono un notevole aumento della produzione fotovoltaica. La quale con l’idroelettrico diventerà il secondo pilastro energetico”. 

‘Ticino fanalino di coda’

Il Ticino, annota poi Bruno Storni, per rapporto all’alto grado di soleggiamento “è tra gli ultimi Cantoni per produzione fotovoltaica, e la Svizzera è tra le ultime nazioni in Europa. Di questo passo ci vorranno oltre 60 anni per compensare la sostituzione della produzione nucleare e la nuova richiesta di elettricità necessaria per sostituire i vettori fossili nel riscaldamento di edifici e nella mobilità”. E infatti sugli assi autostradali in Svizzera “abbiamo un impianto in esercizio lungo l’A13 a Coira da oltre trent’anni anni; altri sono stati realizzati successivamente ma senza un approccio sistematico”.

L'Ustra dovrà effettuare uno studio

Il consigliere nazionale conclude la missiva ricordando di aver chiesto informazioni alla filiale di Bellinzona dell’Ustra, ormai un anno fa, sulle sue intenzioni riguardo all’opportunità di realizzare un impianto fotovoltaico. In seguito, il 15 giugno 2020, ha presentato a Berna il postulato ‘Studio sul potenziale di produzione energia fotovoltaica realizzabile sulle pareti foniche lungo autostrade e linee ferroviarie’ che il Consiglio nazionale ha accolto il 26 agosto. Così facendo il Consiglio federale dovrà elaborare entro breve uno studio dettagliato sul potenziale di produzione di energia fotovoltaica sulle pareti foniche o altre strutture ad hoc realizzabili lungo le autostrade e linee ferroviarie. Da qui la sua domanda, rivolta alle varie istituzioni federali, cantonali e comunali, volta a sapere come mai “non si è finora potuto accordarsi per la realizzazione dell’impianto”. Confidando che le varie parti si convincano della necessità di mettersi a un tavolo per discuterne concretamente, Storni invita a passare dalle parole ai fatti, affinché il fotovoltaico “diventi la regola e l’ente pubblico dia l’esempio”.