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Bellinzona: Ustra e Amb bocciano l’impianto fotovoltaico

Bruno Storni ne chiedeva la posa sulle nuove pareti foniche previste lungo l’A2. Proposta ritenuta valida ma di difficile attuazione. ‘Scuse pretestuose’

Eppure a Melide ha funzionato (Ti-Press)
30 aprile 2021
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Completare i nuovi ripari fonici previsti lungo l’autostrada a Bellinzona con un grande impianto fotovoltaico: buona l’idea, impossibile l’attuazione. Lo spiegano l’Ufficio federale delle strade (Ustra) e l’Azienda multiservizi di Bellinzona (Amb) in risposta alla lettera con cui il consigliere nazionale socialista Bruno Storni le aveva recentemente sollecitate rivolgendosi a diverse istanze cittadine, cantonali e federali. Partiamo dall’Ustra. Il direttore Jürg Röthlisberger premette nella risposta che il progetto per il risanamento acustico del tratto di A2 bellinzonese risale al 2010-12, quando la tecnica del fotovoltaico “non era ancora abbastanza avanzata per prevederne un’applicazione sistematica lungo le infrastrutture di trasporto”, senza contare che allora “la Strategia energetica 2050 della Confederazione non era ancora stata approvata”. Ecco perché, puntualizza Ustra, in quegli anni non si è presa in considerazione l’ipotesi fotovoltaico sulle pareti antirumore, “né sono giunte richieste in tal senso durante la procedura di pubblicazione del progetto”, iter caratterizzato peraltro da ricorsi. Ustra afferma poi di aver fatto delle valutazioni nel 2018 approfondendo “possibili sinergie” con Amb quale concessionaria per la distribuzione di energia nella zona limitrofa all’autostrada. Positiva la reazione di Amb, che ha effettuato le verifiche del caso. Risultato: “Dall’esame – scrive Ustra – è risultato più idoneo per la posa di pannelli fotovoltaici il tratto nei pressi del fiume Ticino, sia in termini di soleggiamento sia per la facilità di montaggio e manutenzione”. Promossa peraltro la capacità della struttura portante delle pareti antirumore di sopportare il carico aggiuntivo. 

Il Consorzio si è opposto

Tutto bene se non fosse che durante la fase di consolidamento del progetto, nel 2020 Amb ha comunicato a Ustra di aver incontrato l’opposizione del proprietario del terreno confinante con l’autostrada, nonché della strada d’accesso usata per la manutenzione, ossia il Consorzio correzione fiume Ticino. Ciò che ha fatto desistere Amb, dichiarandosi però intenzionata a valutare ubicazioni alternative sempre lungo l’A2; opzione vista di buon occhio da Ustra. Il quale, su incarico del Consiglio federale che aveva accolto una richiesta dello stesso Bruno Storni, ha elaborato uno studio sulla potenziale produzione di energia fotovoltaica lungo autostrade e ferrovia in Svizzera; studio che verrà presto reso noto.

Una serie di criticità

Dal canto suo il direttore Amb, Mauro Suà, nella recente lettera inviata a Storni spiega che lo studio di fattibilità concernente in previsti nuovi ripari fonici a Bellinzona ha riguardato il tratto compreso fra il cavalcavia di via Lepori e l’area di servizio autostradale Bellinzona Nord. Nella parte centrale di 650 metri il confine fra le proprietà di Ustra e Consorzio correzione fiume Ticino è in corrispondenza delle pareti foniche, mentre nelle parti iniziale e finale la proprietà Ustra si estende di alcuni oltre i pannelli. Nei rispettivi tratti è stata ipotizzata la posa dei moduli fotovoltaici in verticale (parte centrale di 650 metri) e con un’inclinazione di 60 gradi (sporgenza alla base di 1,12 metri) nei rimanenti 450 metri. Lo studio, dopo le “nostre iniziali ed entusiastiche intenzioni”, ha però messo in evidenza una serie di criticità che Amb elenca motivando la decisione di non ritenere tecnicamente ed economicamente sostenibile la soluzione richiesta. Primo motivo, l’orientamento delle pareti foniche non è ritenuto ideale per l’irradiazione solare, specie nella posa verticale. Secondo, il Consorzio ritiene che in ogni caso l’installazione intralcerebbe le operazioni di sfalcio e ripristino degli argini a seguito dell’erosione del fiume o di forti precipitazioni, operazioni queste eseguite con macchinari di grandi dimensioni che comporterebbero un elevato rischio di danneggiamento dei moduli. Terzo, l’allacciamento dell’impianto alla rete elettrica comporterebbe la realizzazione di una nuova tratta di rete in bassa tensione non disponendone Amb nelle vicinanze. Quarto, poiché la realizzazione delle pareti foniche implica la rimozione delle attuali recinzioni, vanno valutati degli accorgimenti volti a mascherare completamente tutte le parti elettriche e proteggere l’impianto da eventuali atti vandalici. Quinto, produzione di corrente penalizzata dall’impossibilità di scegliere inclinazione e orientamento dei pannelli. Sesto, lo sviluppo su un chilometro implica accresciute lunghezza e complessità dei cablaggi. Ciò detto, Amb si dice convinta che altre tratte autostradali siano maggiormente idonee: perciò invita Ustra a considerarla un partner seriamente interessato a investire nella produzione fotovoltaica lungo altri tratti di ripari fonici, con la richiesta di venire coinvolta già in fase di progettazione.

‘Cercare problemi anziché soluzioni’

Spiegazioni che scontentato Bruno Storni, secondo cui si sono accampate una serie di scuse pretestuose: un atteggiamento «tutt’altro che entusiastico e orientato a cercare problemi anziché soluzioni». La posa dei pannelli così come descritta nella lettera «non è affatto l’unica possibile: forse per mancanza d’esperienza di Amb, su questo tipo di strutture si possono trovare soluzioni sicuramente migliori. E anche il rischio vandalismi e molto opinabile». Peraltro buoni esempi non ne mancano: «Nei Grigioni il primo impianto fotovoltaico su pareti foniche risale al 1986; assurdo che oggigiorno non si riesca a valorizzare energeticamente quelle previste a Bellinzona». Quanto ai presunti limiti nelle possibilità d’inclinazione, «basti pensare che in Germania vengono posati pannelli con molto meno ore di sole che da noi». Storni invita poi Amb a non ignorare la questione dell’aumento della produzione invernale: «Quando il sole è basso i pannelli montati verticalmente sono una buona soluzione: argomento che la Confederazione deve seriamente considerare e che è stato affrontato nello studio Winterstrom di Energia Svizzera». In definitiva, conclude Storni, se già le aziende elettriche ragionano e agiscono così, «difficilmente andrà in porto la Strategia Energetica 2050 della Confederazione votata dal popolo nel 2017».