Il primo lotto messo a concorso dall’Ustra ha avuto un grande interesse, con oltre 300 richieste da 35 aziende. Il potenziale resta però limitato
Sfruttare l’infrastruttura stradale per la produzione di energia rinnovabile. È, in estrema sintesi, la proposta che ha avanzato nel 2020 il consigliere nazionale ticinese Bruno Storni chiedendo al Consiglio federale di "elaborare uno studio dettagliato sul potenziale di produzione di energia fotovoltaica sulle pareti foniche o altre strutture ad hoc realizzabili lungo le autostrade e le linee ferroviarie". Alla richiesta il governo aveva risposto lo scorso mese di agosto, adeguando l’ordinanza sulle strade nazionali (Osn) e rendendo così possibile la messa a disposizione (gratuita) di terzi di superfici lungo le strade nazionali.
Una possibilità che, come scrive il Tages Anzeiger, ha suscitato un grande interesse. Il primo lotto di superfici che l’Ufficio federale delle strade (Ustra) ha messo a concorso ha infatti avuto 300 richieste da parte di 35 aziende. In totale erano state messe a disposizione 350 pareti antirumore e 100 aree di servizio, per un potenziale complessivo di circa 50 gigawattora. La proposta di Storni si inseriva all’interno degli obiettivi della Strategia Energetica 2050, che prevedevano un notevole incremento della produzione di energia rinnovabile. L’idea di sfruttare autostrade e ferrovie, faceva notare il deputato socialista nel suo postulato, "non è affatto nuova. In Svizzera abbiamo un impianto in esercizio lungo la A13 a Coira da oltre 30 anni, altri impianti sono stati realizzati successivamente ma senza un approccio sistematico".
Nella sua risposta il Consiglio federale riconosceva come "le esperienze con installazioni fotovoltaiche su pareti antirumore non hanno ancora portato alla costruzione generalizzata di questo tipo di installazione". I motivi principali sono: i vincoli da rispettare per quanto riguarda le distanze minime tra linee elettriche e corsie di traffico, la possibilità d’integrazione con il paesaggio e l’investimento necessario, che è spesso più alto che per un impianto su tetto. "Il potenziale sfruttabile stimato di 101 gigawattora all’anno – spiega il governo – rappresenta lo 0,15% del potenziale nazionale sfruttabile per la produzione di energia fotovoltaica. Anche considerando i vincoli di attuazione sugli edifici, il potenziale delle pareti antirumore rimane un piccolo contributo al potenziale nazionale". Una buona dose di fiducia è però riposta dalle autorità nei "continui sviluppi tecnologici", che contribuiranno a migliorare le prestazioni dei sistemi fotovoltaici e ad abbassare i costi, anche per quanto riguarda le pareti antirumore.