Altro colpo di scena nel dibattimento a carico del 39enne eritreo accusato di aver ucciso la moglie. L'interprete non ha accettato il severo rimprovero del giudice
Altro colpo di scena nel processo a carico del 39enne eritreo accusato di aver ucciso la moglie gettandola dal balcone. Dopo il crollo psicologico dell’imputato che ha sospeso il dibattimento ieri pomeriggio, poco fa l’interprete del tigrino che affiancava l’accusato ha abbondato l’aula dicendo di non essere più intenzionato a proseguire. Il motivo? Il severo rimprovero del giudice Marco Villa quando l’interprete ha pronunciato una bestemmia in aula. L’intento era quello di paragonare la percezione delle imprecazioni nella cultura eritrea rispetto a quella europea. L'esempio non è assolutamente piaciuto al presidente della Corte. Dopo una breve pausa, la difesa – interrogata da Villa – ha confermato di voler procedere con lo stesso interprete. Quest'ultimo, una volta presa la parola, ha però affermato di essersi sentito offeso dalla reazione del giudice. Essendo di fede cristiana, ha detto, non voleva assolutamente risultare blasfemo. Nonostante lo sgomento dell'imputato e i tentativi di dissuaderlo da parte dell'avvocato difensore Manuela Fertile, l'uomo non ne ha più voluto sapere, congedandosi e abbandonando il Palazzo di giustizia di Lugano.
Una decisione che pone il processo nuovamente in fase di stallo, dal momento che la Corte ritiene che l'imputato non disponga dell'adeguata padronanza per esprimersi in italiano. Il dibattimento rischia quindi di slittare al 2021. Il procuratore pubblico Moreno Capella si è nel frattempo attivato per cercare di trovare un altro interprete: un intento difficile, considerando la scarsità di professionisti della traduzione tigrino-italiano abilitati a presenziare in un'aula penale. La Corte tornerà a riunirsi alle 14.15, con la speranza di aver nel frattempo trovato un'alternativa. Da notare che l'accusa avrebbe voluto portare in aula un altro interprete, ovvero quello che ha seguito tutto il corso dell'inchiesta. Una proposta che non aveva trovato d'accordo la difesa.