Il 39enne eritreo non se le sente di continuare il dibattimento: secondo la difesa è andato nel panico. Una visita medica nel pomeriggio dirà se può proseguire
Colpo di scena nel processo a carico del 39enne eritreo accusato di aver ucciso la moglie buttandola dal balcone: dopo poco più di due ore di dibattimento, l'imputato non se la sente di continuare. Dopo una breve pausa, poco fa la difesa ha infatti annunciato alla Corte che il proprio assistito ha avuto un crollo psicologico. L'uomo ha in particolare dichiarato che non si sente creduto e che si sente già condannato. Durante la pausa, l'avvocata difensore Manuela Fertile ha personalmente contattato la dottoressa del carcere: preso atto dello stato dell'imputato, quest'ultima ha consigliato l'interruzione del dibattimento. Contattata in seguito dal giudice Marco Villa, la dottoressa si recherà nel primo pomeriggio a Palazzo di giustizia per sottoporre l'uomo a una visita al fine di determinare se ha la capacità processuali per procedere con il dibattimento. Una decisione che è stata accettata dalle parti.
Il giudice Villa ha voluto mettere a verbale che la fase istruttoria si è svolta nei pieni diritti dell'imputato, sottolineando che non c'e mai stato un indizio che la Corte si fosse già orientata sulla condanna dell'imputato.
«Non cambio neanche una virgola di quello che ho detto durante i verbali». Durante l'interrogatorio, l'uomo si è nuovamente professato innocente, negando di avere spinto e ucciso la moglie. Accompagnato da un interprete, l'imputato ha confermato la versione che dalla sera dell'arresto ha sempre raccontato agli inquirenti. L'uomo, in carcere ormai da quasi tre anni e mezzo, ha espresso il desiderio di poter rimanere in Svizzera e rifarsi una vita con i due figli rimasti orfani.
Nessun testimone ha assistito alla scena. Ma quella sera alcuni residenti della palazzina hanno visto la coppia intenta a discutere in piedi sul balcone del quinto piano. Poi un urlo improvviso, seguito - ha detto in aula dal giudice citando la testimonianza di un residente - dal rumore del corpo della donna che impatta sull'asfalto. Prima della caduta, un'altra persona avrebbe visto sul balcone una sagoma particolarmente vicina al parapetto; tuttavia l'oscurità della notte ha reso impossibile fornire ulteriori dettagli. Ad ogni modo quanto raccontato dai testimoni, ha fatto notare Villa, è in contrasto con le dichiarazioni dell'imputato. I vicini dicono infatti di aver visto i due in piedi sul balcone intenti a discutere; una volta uscito sul balcone l'uomo ha invece sempre sostenuto di aver trovato la moglie già a cavalcioni sul parapetto del balcone.