Bellinzonese

Abusi sulla figliastra, chiesti quattro anni e dieci mesi

La proposta di pena formulata dalla pp Pamela Pedretti nei confronti del 69enne del Bellinzonese, che non riconosce i fatti di cui è accusato

Ti-Press
16 dicembre 2019
|

Quattro anni e dieci mesi di carcere. Questa la proposta di pena formulata dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti nei confronti del 69enne del Bellinzonese accusato di aver abusato sessualmente (dai palpeggiamenti fino alla violenza carnale) della figlia, minore di 16 ai tempi dei fatti, dell’ex compagna. Fatti che l’anziano non riconosce, professandosi innocente e parlando di un complotto messo in atto dall’ex moglie e dal suo nuovo partner. Per Pedretti, invece, “quegli abusi sono stati subiti dalla giovane”.

Nella sua requisitoria, la pp ha fatto leva sulle deposizioni lineari della vittima, “prive di fronzoli e forzature”, che per l’accusa trovano riscontro in quelle fornite dalla migliore amica della ragazza, alla quale erano stati raccontati gli abusi subiti. Per la pp, l’uomo ha approfittato della figliastra, per anni trascurata dalla coppia, “che da un giorno all’altro ha invece iniziato ad avere attenzioni da parte dell’imputato”. Per Pedretti appare sintomatico che l’uomo abbia cominciato a mettere in mostra maggiore affetto e interesse “solo quando la giovane ha iniziato a svilupparsi”.

In un processo indiziario (almeno per i reati di natura sessuale), altro elemento importante per l’accusa risultano le note scritte dall’uomo sulla propria agenda, che nel periodo dei presunti abusi (in totale sono quattro gli episodi ricostruiti dagli inquirenti) comprendevo lettere riconducibili al coinvolgimento della giovane in atti sessuali. L’imputato era infatti solito ad indicare sull’agenda attraverso dei codici le modalità e il grado di apprezzamento dei rapporti avuti con l’ex compagna. Il diario della giovane, dove secondo l’accusa era stato riportato il disagio per gli abusi subiti, per la Pp sarebbe stato distrutto dall’imputato.

In rappresentanza dell’accusatrice privata, l’avvocato Marco Frigerio si è associato alla tesi del pubblico ministero. “L’idea del complotto è decisamente poco credibile - ha affermato -. La fantasia ha dei limiti quando c’è una verità che traspare”. Frigerio ha poi parlato delle gravi ripercussioni per la sua assistita, che sta affrontando un percorso psicologico, chiedendo un risarcimento di 20mila franchi per il torto morale subito.