Cantone e Città studiano costi e impatto ambientale. Notevole l’impegno dei cittadini: venduti 84mila sacchi e raccolte 58 tonnellate da riciclare
Vale la pena, dal profilo ambientale, riciclare la plastica invece di bruciarla nell’inceneritore? È una delle domande cruciali su cui si stanno chinando Città di Bellinzona e Cantone nell’ambito del progetto pilota avviato nella capitale di raccolta delle plastiche in appositi sacchi trasparenti (a pagamento). Per una volta i sacchi sono stati simbolicamente accompagnati verso nord anche da una delegazione Città-Cantone con rappresentanti del Dicastero opere pubbliche e dell’Ufficio gestione rifiuti del Dipartimento del territorio. I partecipanti hanno preso parte alla visita a inizio settimana recandosi nei due stabilimenti in cui le plastiche dei bellinzonesi vengono trattate.
Innanzitutto i sacchi pieni vengono portati tramite camion alla ditta Loacker di Lustenau, in Austria, appena fuori dal confine svizzero. «Si tratta di un impianto ampio e professionale, che manipola plastiche provenienti in particolare da Austria, Svizzera e Germania», spiega da noi contattato il capo Dicastero opere pubbliche Christian Paglia che ha preso parte alla visita. Il motivo per cui il vasetto di yogurt che gettiamo nel sacco trasparente a Bellinzona debba essere trasportato a 200 km di distanza è semplice: attualmente in Svizzera non esiste un simile stabilimento per separare le plastiche come succede invece a Lustenau. Qui infatti, tramite un sistema robotizzato sottoposto anche a controlli manuali, le plastiche vengono fatte scorrere su nastri e un’apposita apparecchiatura riesce a separare le varie tipologie dei materiali. «Si tratta di un sistema che funziona in parte tramite sonde che rilevano le differenze di densità. Vi sono inoltre degli ugelli d’aria che spostano le varie tipologie di materiali su altre bande scorrevoli per continuare il processo di separazione», racconta Paglia. Nel caso in cui la selezione non dovesse essere soddisfacente, il percorso viene rifatto per ottenere un risultato più preciso. Una parte dei rifiuti viene comunque scartata dopo la selezione. Alla fine della procedura le plastiche risultano separate per tipologia: polietilene, polipropilene, polistirolo, plastica trasparente, colorata eccetera.
È solo a questo punto che il simbolico vasetto di yogurt mangiato a Bellinzona ritorna in Svizzera, e più precisamente a Eschlikon, in Canton Turgovia, dove la ditta InnoRecycling si occupa di pulire e trasformare le varie tipologie di materiali in granulati di piccole dimensioni (2-3 mm). Il cosiddetto pellet di plastica viene poi inviato a ditte – tendenzialmente in Svizzera – che producono varie tipologie di oggetti tra cui tubi impiegati in particolare nel settore edilizio.
Calcolando i chilometri percorsi per il processo di riciclo, secondo Paglia l’ideale sarebbe poter disporre di uno stabilimento per la separazione dei materiali su territorio elvetico e soprattutto raggiungibile via treno, in modo da non dover effettuare trasporti su gomma. Ciò limiterebbe di fatto l’impatto ambientale ma su questo aspetto – come su quello finanziario – si esprimerà nel dettaglio lo studio avviato. «In Svizzera però attualmente la mole di materiale raccolto non giustificherebbe la realizzazione di un impianto del genere, anche se discussioni sono in corso».
La prima impressione «è comunque positiva», sottolinea Paglia stilando un bilancio della visita. Da parte dei rappresentanti del Comune sono stati in particolare apprezzati la professionalità dimostrata nelle strutture e il dialogo diretto e sincero. «Non è stata una visita di cortesia, volevamo fare anche domande dirette su difficoltà e limiti», spiega. Ad esempio in alcuni casi gli impianti di lavaggio non sono ancora al massimo delle loro potenzialità e i processi di pulitura devono ancora essere implementati. «Perciò è molto importante che la plastica gettata nel sacco per la raccolta separata venga lavata bene dal cittadino». A tal proposito la ditta austriaca ha sottolineato che i materiali provenienti dal Ticino sono più puliti e meglio separati rispetto a quanto ricevono ad esempio dalla Germania. L’impegno da parte dei bellinzonesi viene dimostrato anche dalle cifre: da inizio marzo fino al 31 luglio erano quasi 84mila i sacchi venduti e in totale sono state inviate oltre Gottardo 58 tonnellate di plastica. «Si tratta di un segnale importante. La popolazione dimostra di avere a cuore la separazione della plastica», dice il capodicastero.
Informazioni e dati raccolti negli scorsi giorni saranno utili, oltre a Cantone e Città, anche alla ditta che ha ricevuto un mandato esterno per stilare lo studio ambientale del progetto pilota che ha la durata di un anno. Finché non sarà pronto, ricordiamo, il Cantone ha chiesto ai Comuni ticinesi di evitare iniziative locali su raccolta e riciclo della plastica. Un approccio criticato da okkio, l’Osservatorio per la gestione ecosostenibile dei rifiuti, secondo cui più adesioni al progetto pilota porterebbero più possibilità di miglioramento.