Guardie di confine, il più 'anziano' dei due non ritiene di aver violato la legge: 'Un duro colpo dopo tanti anni di onorato servizio'
Sono entrambi impiegati a Bellinzona – nella nuova Centrale comune di allarme situata in via Chicherio, sotto lo stesso tetto di Polizia cantonale, Pompieri ed enti di pronto intervento e soccorso – i due alti ufficiali del Corpo guardie di confine regione IV ai quali l'Amministrazione federale delle dogane rimprovera presunte irregolarità di carattere finanziario. Entrambi con una lunga carriera alle spalle e con compiti dirigenziali di primo piano nella gestione del personale e nel coordinamento del lavoro svolto sul terreno, sono finiti sotto inchiesta verso metà agosto a seguito di una segnalazione interna. Nel frattempo sono stati sospesi dal servizio.
Il più 'anziano' dei due, interpellato dalla 'Regione', preferisce non fornire dettagli attenendosi alla riservatezza imposta in tali frangenti. Si limita a spiegare che sin dalle prime battute d'inchiesta ha sempre respinto le accuse, ritenendo di non aver combinato nulla d'illegale. Non è dato sapere dunque se i fatti sottoposti a verifiche siano stati commessi insieme o singolarmente dal capitano di 46 anni e dall'Ufficiale capo di Stato maggiore di 58 anni. «Certo – aggiunge quest'ultimo – è una mazzata, dopo tanti anni di onorato servizio». Approfondimenti potrebbero riguardare anche la sua attività accessoria in qualità di amministratore di un'impresa attiva nella ristrutturazione di edifici e risanamento di opere di calcestruzzo. Pure noto, e da lungo tempo apprezzato, il suo impegno in gruppi attivi nel soccorso e nella ricerca di persone in caso di catastrofi.
Al momento, peraltro, non sussiste alcun interessamento da parte del Ministero pubblico della Confederazione, che non ha dunque avviato per ora alcuna inchiesta, diversamente da quanto pubblicato nelle scorse ore da più media.
Quello affiorato mercoledì, comunque, non è il primo caso che scuote la Regione IV. Quattro anni orsono, all'inizio del 2014, un altro agente era finito sotto inchiesta e poi licenziato, a seguito delle risultanze di un'indagine per riciclaggio. L'uomo, allora 45enne, del Mendrisiotto – che aveva ammesso le sue responsabilità – era stato perseguito assieme alla moglie e ad altre quattro persone. Secondo gli inquirenti aveva favorito (e aiutato) il passaggio alla frontiera di spalloni di valuta nell'ambito di un giro di denaro di quasi 6 milioni di franchi sull'arco di sei mesi.